8- Sins

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Quel giorno non feci molto, anzi, non feci proprio nulla. Mi dovevo abituare alla vita da apatica.

Tecnicamente lo ero anche prima, ma solo esteriormente, era una maschera insomma, ma da quel giorno non più. Non sapevo il motivo preciso di questo mio congelamento emotivo. Pensai fossero state le parole di Andrew, così fredde, così vuote e cattive in certi aspetti. Capii che forse provavo qualcosa per lui ma non volevo ammetterlo e soprattutto non volevo che lui ne venisse a conoscenza anche se, a quanto pare, lo era, viste le parole sui biglietti.

In parte ero felice di quei biglietti, almeno mi portarono alla realtà per non farmi distrarre troppo da Mr occhi azzurri e farmi andare avanti con le indagini.

I giorni successivi andai a scuola, ma passavo le ore in biblioteca a cercare libri che riguardavano il paranormale per vedere se trattavano di queste ombre. Non trovai molto. Il massimo è stato sapere che le persone rapite da queste venivano trasportate in una sorta di universo parallelo dove poi sarebbero state utilizzate come cavie per esperimenti o semplicemente come cibo per le ombre.

Pensare che Thomas potesse essere mangiato da Andrew o dai suoi simili mi fece venire il voltastomaco ma cercai di non pensarci. Piuttosto iniziai a cercare informazioni su queste ombre.

Trovai un libro che spiegò in modo abbastanza esauriente. Diceva che queste ombre non erano altro che degli angeli. Sulla terra non avevano ali o altre caratteristiche che potessero far pensare che non fossero umani. Questi angeli si dividevano in due gruppi: angeli bianchi cioè quelli buoni, e angeli neri, i cattivi.

Gli Angeli bianchi venivano comandati da un angelo supremo chiamato Grafathas, della quale non sono riportate descrizioni.

Gi angeli neri venivano comandati da Andras, il demone dell'assassinio con la testa da corvo o gufo, il corpo umano e in mano sempre una sciabola luminosa ed affilata. Prova piacere nel sollevare disordine, pene e dissensi. Un grande avversario in poche parole, meglio non avercelo contro.

Non tutti gli angeli potevano andare sulla Terra, solo alcuni e per diversi scopi. I bianchi per aiutare e dare fiducia. I neri per portare sofferenza o rapire le persone.

Generalmente gli angeli bianchi potevano essere visti solo da coloro che ricevevano aiuto da quest'ultimo. I neri potevano essere visti solo da coloro che possedevano un anima simile alla loro, macchiata di qualche peccato imperdonabile.

Una volta giunti sulla Terra gli angeli bianchi indossavano indumenti chiari in particolare bianchi. Gli angeli neri tendevano ad indossare vestiti scuri, tendenti al nero, alcuni osavano ad indossare indumenti in pelle.

Una caratteristica degli angeli neri è essere estremamente attraenti, sia di aspetto che di carattere. Una volta fatta la conoscenza con un angelo nero ne venivi ipnotizzato e averne contatti diveniva come una droga e per farlo si poteva arrivare a fare cose folli, come tentare il suicidio. Gli angeli neri trovano piacere nel vedere sofferenza, almeno la maggior parte, la restante non provava nulla.

Arrivata a casa iniziai a riflettere sulle informazioni fornitemi da quel libro ed ebbi una risposta. Andrew era un angelo nero. Ecco il perché della freddezza degli ultimi due biglietti, ecco la mia attrazione e voglia di lui da dove derivava. Quindi se io lo potevo vedere significava che ero stata macchiata di un peccato imperdonabile, ma cosa potrei aver mai fatto di così orribile?

A risvegliarmi da quei pensieri fu la suoneria del mio cellulare. Guardai il display e trovai una chiamata in corso da Victoria, la accettai.

"Heyy! Non ti fai mai sentire! Come stai?" mi domandò entusiasta.
"Hey! Ehm.. tutto bene dai, tu invece? Come si sta in Florida?" Ci si era trasferita per qualche mese con i suoi nonni, mi aveva detto.
"Tutto bene. Devo ammettere che mi manca il freddo di Cincinnati e il suo cielo grigio, come piace a te, qui c'è sempre il sole e tanto caldo."
"Wow, strano sentirti dire queste parole, tu che odi la pioggia e il freddo"
"Lo so, sarà perché mi ricordano te"
Pensai che sentirmi dire una cosa del genere mi facesse venire dei brividi per la schiena, ma non sentii nulla a quelle parole.

"Oi? Ci sei?" Domandò lei.
"Ah.. sisi, scusami. Mi ero incantata un attimo" Mi risvegliai dai miei pensieri.

La chiamata proseguì per un'ora buona. Ammetto che mi mancava un po' parlare con lei, ma di certo ora non mi sento meglio. Non le ho raccontato di quello che sto passando, anche perché vorrebbe dire preoccuparla inutilmente.

Erano le quattro del pomeriggio e non avevo nulla da fare, quindi andai a fare quattro passi. Volevo stare da sola ad ascoltare la musica, in quel periodo avevo una voglia matta di ascoltare i kiss. Optai per il bosco, non quello dove Thomas sparì. È un boschetto poco fuori città, dunque presi l'autobus e in dieci minuti arrivai.

Entrai in quella grande distesa verde ed iniziai ad inspirare a pieni polmoni l'aria umida che mi circondava. Mi sedetti sotto un albero ed accesi una sigaretta ascoltando Goin' Blind dei Kiss.

Iniziai a riflettere, come era mio solito fare, sul libro letto quella mattina. Dovevo capire che peccato avevo commesso, altrimenti non si spiegherebbe come io possa vedere Andrew, e di certo lui non era un angelo bianco.
Probabilmente era qualcosa che avevo commesso inconsapevolmente, forse era una cosa talmente vecchia che nemmeno ricordavo, o forse è stato il semplice aver fatto quel gioco.

Mentre fumavo concentravo il mio sguardo sulla nuvola bianca che fuoriusciva dalle mie labbra, poi, una volta finito, mi concentravo sullo sfondo dietro di questa.

Notai una scritta sul terreno in lontananza. Mi alzai da terra e mi diressi verso quella che mi sembrava una scritta.

"Elice, non puoi essere così ingenua." Firmato AB.

Cosa voleva dire?

"Andrew! Dove sei?" urlai nel bosco deserto. Dopo alcuni secondi sentii.
"Elice, sono qui" Era la sua voce.
"Ma non mi puoi vedere, puoi solo sentirmi"
"Perché tutto questo?" domandai.
"Elice, lo capirai. Devi solo riflettere e senza fare la bambina"
"Cosa.." Mi interruppe
"Devo andare, stai facendo un buon lavoro. Ci vedremo presto dolce Elice"

Sentii il vento scompigliarmi i capelli e poi la musica dalla cuffiette ripartire. 

It isn't just a game  - Andy Biersack -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora