17- Strange things

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Mi voltai nella speranza di sbagliarmi, ma, purtroppo, era Andrew veramente.

Una volta che si entrava nella mia casa, la scale erano sulla sinistra, quindi non si vedevano subito, perciò cercai in tutti i modi di non fare entrare Ryan.

"Elice, con chi stai parlando?" Sentii Andrew in lontananza. Speravo solo che Ryan non avesse sentito.
"Elice, è tutto a posto?" Questo era Ryan. Effettivamente, mi stavo guardando intorno come se qualcuno mi stesse spiando.
"Cosa? No, no, è tutto a posto" Balbettai una scusa.
"Sicura? non mi sembri molto convinta." Mi guardò lui.
"No, cioè, non mi sento molto bene. Forse è meglio se vado a riposarmi. Ci vediamo domani a scuola, va bene?" Senza nemmeno aspettare una sua risposta gli diedi un bacio sulla guancia e chiusi la porta alle mie spalle.

Mi ci poggiai con la schiena e scivolai a terra.

"Elice, ma stavi parlando da sola?" Arrivò Andrew davanti a me.
"No, non stavo parlando da sola" Risposi.
"E con chi stavi parlando, allora?" Domandò lui,
"Era Ryan" Dissi a bassa voce.
"Non ho sentito la sua voce" Disse lui accigliato.
"Come no?" Domandai io quasi sconvolta.
"No, non ho sentito nulla. Eppure io le voci le sento anche meglio degli umani, essendo un angelo"Incrociò le braccia al petto.
"Ma, toglimi una curiosità, perché sei a terra?" Mi ero dimenticata di essere seduta contro la porta.
"Ehm.. niente" Risposi imbarazzata
"Vieni, ti aiuto io" Allungò una mano verso di me, la afferrai, ma mi tirò talmente forte da farmi finire sopra la sua spalla.

Iniziai ad urlare il suo nome, me lui come risposta rideva e mi sculacciava.

"Andrew! fammi scendere" Iniziai a dargli dei pugni sulla schiena.
"No, abbiamo un lavoro in sospeso o sbaglio?" Disse mentre mi tirava un'altra sberla sul sedere.

Arrivammo nella mia stanza e ci ritrovammo distesi uno sopra l'altra. Era sopra di me e lo guardai negli occhi, erano bellissimi.

"Andrew" Sussurrai.
"Dimmi" Rimanemmo a guardarci negli occhi per un tempo quasi interminabile.
"Come hai fatto a non sentire la voce di Ryan?" Chiesi io, forse nel momento meno opportuno, guardandolo sempre negli occhi.
"Non lo so" Distolse lo sguardo dai miei occhi.

Ripresi il suo volto fra le mani e feci combaciare nuovamente i nostri sguardi. Pochi secondi dopo lui avvicinò il suo viso al mio eliminando la distanza fra le nostre labbra. Inizialmente era un semplice bacio a stampo, ma divenne sempre più passionale, la mia lingua giocava con la sua, le mie mani erano disperse fra i suoi capelli lunghi, le sue mani percorrevano ogni centimetro del mio corpo. Ci staccammo solo per assenza di fiato.

"Elice, devo andare" Lo sentii dire mentre poggiava la sua fronte sulla mia, con il fiatone.
"No, resta" Misi le mie mani sulle sue guance.
"Non posso" Mi prese le mani e le intrecciò alle sue.
"Va bene" Dissi con un velo di tristezza.

Ci alzammo dal letto ed eravamo in piedi uno di fronte all'altra. Io guardavo verso il basso, come per far notare la mia disapprovazione nel fatto che lui se ne dovesse andare.

"Hey, tornerò. Non ti preoccupare." Disse mentre mi alzava il mento con indice e pollice.

I nostri occhi si intrecciarono e sentii l'oceano nel mio stomaco.

"Prima di quanto immagini" Aggiunse dandomi un bacio sulla fronte.
"Ci conto" Gli risposi.

Fece un sorriso e mi diede un semplice bacio sulle labbra, per poi sparire dalla mia stanza.

Erano nel sei di sera, per andare in biblioteca era troppo tardi. Dunque provai a cercare qualcosa su internet riguardo Andrew. Come era possibile che non avesse sentito la voce di Ryan?

Passai due ore davanti al computer, senza trovare nessuna informazione. Non capivo perché tutti amassero internet, non si trovava mai nulla.

Scesi al piano di sotto per mangiare qualcosa, dato che erano le otto di sera. Optai per una semplice insalata. Una volta finita misi tutto nel lavello.

Tornai la piano superiore e mi buttai sul letto. Lo stesso letto sulla quale lo stavo per fare con Andrew. Ripensai al pomeriggio passato con lui. A come la passione si fosse impossessata di noi. Ripensai alle sue mani su di me, mentre accarezzava ogni centimetro del mio corpo, all'eccitazione che provavo in quel momento, e che provava anche lui. Sentivo la sua notevole erezione sul mio bacino che aumentava la mia voglia.

Fino a che quel maledettissimo campanello non suonò. Da quel momento iniziarono a sorgermi altri dubbi. Perché Andrew non aveva sentito la voce di Ryan? Qualcosa non quadrava, non era possibile, dato che lui era anche un angelo nero. Gli angeli neri avevano un udito acutissimo, sentivano molto più degli umani.

Mi addormentai immersa nei miei pensieri e avvolta dal profumo di Andrew, che ormai era stato assorbito dalle mie lenzuola.

L'indomani mi svegliai e mi diressi verso il bagno. Mi lavai i denti e il viso, mi pettinai i capelli e tornai nella mia stanza per vestirmi. Classici jeans e camicia a quadretti di flanella. Una cosa che amavo alla follia, dopo le mie felpe, erano le camicie a quadretti. Finii di prepararmi e mi avviai verso la fermata.

Arrivata a scuola Ryan mi venne incontro abbracciandomi e dandomi un bacio sulla guancia, come al solito. Dopo un po' si unì anche Alan a noi. Ad interrompere la nostra chiacchierata mattutina, composta da lamenti verso la scuola, fu la campanella che segnava l'inizio delle lezioni.

Ci avviamo svogliatamente all'interno dell'istituto e sentii Ryan cercare di tenermi per mano. Lo vedevo avvicinarsi a me cercando di prendermi la mano. Non era la prima volta che lo faceva, ma mai in continuazione come quel giorno. Mi allontanai leggermente da lui, come per fargli capire che non ero d'accordo e, per fortuna, non lo rifece.

Arrivammo in classe e prendemmo posto negli ultimi rimasti.

Le ore passavano noiose e notai che i suoi occhi erano spesso puntati su di me. Aveva come un ghigno misto ad una faccia sognante. Alla fine delle terza ora, mi venne vicino e mi diede un biglietto.

Su di esso trovai scritto A pranzo vieni sul retro della scuola, devo parlarti.


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