Non cercarmi, non serve. Io sono sempre con te anche se non mi vedi.
Presi il biglietto e lo strinsi fra le mani. Era la sua calligrafia. D'improvviso mi sentii felice per quel biglietto, anche se non so di preciso se quella fosse felicità.
Da subito mi balenarono in testa alcune domande. Come era possibile tutto ciò? Lui era sempre con me, ma io non lo vedevo,o meglio, non sempre.
Chiesi alla professoressa se potevo andare in bagno e mi diede il permesso. Mentre camminavo per i corridoi mi guardavo sempre intorno con la speranza di vedere Andrew ma ovviamente non vidi nessuno. Arrivai ai bagni delle ragazze e ci entrai. Aprii quella porta scricchiolante e mi diressi verso i lavandini. Aprii l'acqua ghiacciata bagnandomi le mani per poi passare alla fronte che era a dir poco bollente.
Mi guardai allo specchio. Le mie occhiaie erano aumentate ma per fortuna gli occhi non erano più rossi. Mi sedetti sul pavimento del bagno a riflettere, almeno lì non mi sarei presa dei richiami.Iniziai a sognare ad occhi aperti. Vedevo Andrew che veniva verso di me con la sua camminata svelta e un faccia preoccupata. Stava per parlare, ma qualcosa interruppe il mio "sogno". Sentii la porta del bagno aprirsi ed entrò una ragazza sicuramente più piccola di me. Appena la sentii mi alzai da terra e me ne tornai alla mia classe.
Non so quanto tempo rimasi fuori, ma appena varcata la soglia della porta della mia aula sentii la professoressa chiedermi "Signorina Dowson, si sente bene?"
"Oh, si. Tutto a posto"dissi chiudendo la porta alle mie spalle.
"Ne è sicura? È tanto bianca sul viso."disse lei avvicinandosi. Iniziava a girarmi la testa e mi appoggiai al muro, dopodiché il vuoto.Mi risvegliai nell'infermeria della scuola. Ero sdraiata su un lettino ed ero rintontita. Mi guardai intorno nella speranza di vedere Andrew, ma niente.
Mi sedetti sul lettino per vedere meglio, ma ancora nulla.
"Oh, vedo che si è svegliata signorina.. Dowson" mi sorrise l'infermiera.
"Ehm.. si, sembrerebbe di si" sforzai un sorriso. In fondo era simpatica e gentile con tutti gli studenti.
"Come si sente?" si sedette a capo del letto.
"Un po' rintontita" dissi toccandomi la fronte.
"Uhm.. è normale: sei svenuta per un calo di zuccheri. Ora torni a casa, mangi qualcosa e ti riposi, sei anche molto stressata ho visto." Diceva mentre compilava alcune carte.
"Va bene, grazie di tutto" Mi alzai dal lettino per uscire dall'infermeria.Arrivata a casa speravo di trovare Andrew sul letto o da qualche parte ad aspettarmi. Diamine, era un pensiero fisso, dovevo darmi una calmata.
Entrai in camera e non lo trovai. Mi accesi una sigaretta, stavo tremando. Aveva ragione l'infermiera, sono davvero stressata. Pensai.
Mi sdraiai sul letto, accesi il mio stereo ed iniziai e pensare. Dovevo trovare un modo per farlo venire da me e dopo mille pensieri e giri mentali mi venne in mente. L'ultima volta che successe mi stavo tagliando. Presi un temperino e lo smontai, ne tenni solo la lama. Andai in bagno, presi il mio solito braccio sinistro e ne feci un taglio. Il sangue colava, era bello vedere scorrere quel liquido rosso sul mio braccio. Aspettai qualche minuto e feci un altro taglio, poi un altro e un altro ancora, fino ad arrivare a dodici tagli sul polso. Di Andrew nessuna traccia. Ogni taglio si faceva sempre più profondo per molti motivi. Rabbia, frustrazione, dolore e odio nei confronti del mondo intero, in particolare verso di me che a quanto pare amo illudermi.
Rimasi sul freddo pavimento del bagno ad ammirare l'opera sul mio braccio. Quel liquido rosso mi percorreva tutto il braccio fino a che non divenne più denso e si seccò. A quel punto mi alzai e mi sciacquai solo con dell'acqua. Non meritavo neanche di essere disinfettata quando mi tagliavo.
Erano le 9:30, non cenai e andai direttamente a letto, dove nel giro di qualche minuto mi addormentai di sasso.
Quella notte sognai Andrew che mi dava un foglio, come quello che avevo trovato il giorno prima. Su di esso trovai scritto: Non sono il tuo salvatore, smetti di fare certe cavolate e non fare la bambina firmato AB.
Mi svegliai sudata e con il fiatone. Mi veniva da vomitare ma non ci riuscivo. Quelle parole erano fredde e dure, non da lui. Forse era solo un incubo, o forse era un sogno che avrebbe potuto influire sulla mia vita, non sarebbe la prima volta che ne facevo uno del genere.
La sveglia sul mio comodino segnava le 5:25 e capii che più di così non avrei dormito. Mi alzai dal letto e presi il cellulare sulla scrivania per controllare eventuali notifiche ma vicino a questo trovai un biglietto. Ormai quei piccoli pezzi di carta mi facevano venire i brividi. Ascolta ciò che dicono i tuoi sogni, un giorno capirai firmato AB.
Mi lasciai andare a terra. Non sentivo più il mio cuore, mi sentivo solo soffocare, mi mancava l'aria e avevo difficoltà a respirare. Iniziai a piangere ma le lacrime non uscivano, le mie erano solo urla soffocate. Iniziai a stringere con le mie mani il piumone che era a terra fino a strapparlo. Stavo tremando, non sapevo neanche perché. Ero come avvolta da una sorta di scarica di adrenalina ma non sapevo come scaricarla.
Rimasi a terra per qualche ora a fissare il vuoto. Quel giorno non sarei andata a scuola, anche perché ormai erano le 9:50, non avrebbe avuto senso. Mi alzai dal parquet della mia stanza che erano le 9:15 del mattino e non provavo alcuna emozione. Nulla assoluto. Inizialmente sentivo come qualcosa pesare sul cuore, ma poi nulla. Potevo dire di essere completamente apatica. Non sentivo neanche un minimo bisogno di nutrirmi. Ero un blocco di ghiaccio.
Ovviamente i miei genitori non sapevano nulla, ma penso che nemmeno gli sarebbe interessato più di tanto. Quindi li lasciai godersi i loro viaggi d'affari. Almeno mi facevano il favore di levarsi dai piedi, erano un peso in meno.
Non avevo idea di cosa mi stesse accadendo, ma pensai solo che non provare emozioni sarebbe stata la cosa migliore per tutti. Avrei fatto tutte le mie indagini sul mio amico senza intralci emotivi di alcun genere e tutto questo grazie ad Andrew.
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It isn't just a game - Andy Biersack -
ФанфікиForse la mia anima è troppo oscura per te.