27- Truth

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"C..cosa?" Domandai. Non riuscivo a metabolizzare ciò che aveva detto.
"Si, il tuo corpo è quello di un'umana. Ma.. il tuo sangue è lo stesso di un angelo nero." Cercò di spiegarmi lui.
"C..come è possibile?" Sussurrai balbettando. Non sapevo come prendere questa cosa. Non sapevo se potesse essere una cosa bella o brutta.
"Ecco, non so se sei pronta a sapere tutta la storia.." Pensò a voce alta. Ma facendo così, la mia curiosità aumentò di più.
"Ti prego, hai iniziato, ora finisci la storia. Per favore" Lo implorai con le mani che ancora tremavano.

Fece un respiro profondo stringendomi dolcemente la mano che era ancora sul suo petto ed iniziò a parlare.

"Tu , ora, sei figlia unica, no?" Mi domandò, ed io annuii semplicemente.
"Ecco, una volta non era così.."
"Cosa vuoi dire?" Stavo tremando a tal punto che il rumore dei miei denti sbattere riempiva il silenzio nella casa, dunque Andrew strinse più forte la mia mano come per rassicurarmi.
"Tu avevi un fratello" Le sue parole uscivano lentamente dalla sua bocca, come se stesse cercando le parole giuste da usare.
"Questo tuo fratello era più grande di te di circa quattordici anni"
"Questo spiega perché i miei mi hanno avuta così tardi" Borbottai involontariamente.

Andrew sorrise debolmente dalla mia affermazione, ma io continuavo a tremare come una foglia.

"Questo tuo fratello morì un anno dopo la tua nascita, circa."
"Quindi adesso è un angelo?" Domandai.
"Si, più o meno." Rispose deglutendo rumorosamente.
"Più o meno?"
"Ecco, nonostante fosse morto giovane, i suoi peccati erano numerosi e gravi. Non poteva essere punito diventando semplicemente un angelo nero, era necessaria una punizione più grande. Dunque divenne lo schiavo di Andres e le persone della sua famiglia nate dopo di lui, alla loro morte, sarebbero divenute angeli neri indipendentemente dal loro comportamento mentre erano in vita." Disse molto lentamente, facendo numerose pause e scandendo alla perfezione ogni parola. Erano impossibile i fraintendimenti.

"Quindi, sono condannata ad essere un angelo nero?" Domandai guardando fisso il pavimento. Con la cosa dell'occhio lo vidi annuire.
"Quindi è per questo che ai miei non importa nulla di me, io sono stata la seconda. Ma non gli interessava provare a fare un buon lavoro con me." Buttai fuori queste parole facendo una risata isterica.
"Non hanno pensato che, avendone perso uno, potevano almeno essere dei bravi genitori con me. Se ne sono completamente lavati le mani, badando di più ai loro impegni di lavoro." Iniziai quasi ad urlare, mantenendo sempre il mio sorriso isterico sul volto e le lacrime che iniziavano a pizzicarmi gli occhi.
"Non pensare ai tuoi genitori. Sei una ragazza molto forte, Elice, credimi." Intervenne Andrew prendendo il mio mento fra pollice e indice facendomi guardare dritto nei suoi occhi.
"In tutti questi anni, non ho mai incontrato ragazze forti quanto te. E amo questo di te, come amo ogni singola parte di te"
"Andrew, guardami. Piango per queste cose, piango come una bambina, come puoi definirmi forte?" Domandai cercando di asciugarmi le guance.
"Perché le lacrime, come ti ho già detto, a volte, sono l'unico modo che hanno i tuoi occhi per dire quanto il tuo cuore sia a pezzi, quando la tua bocca non ci riesce." Mi passò il dorso della mano sulla guancia, provocandomi mille farfalle nello stomaco e i brividi lungo tutta la schiena.
"Forse adesso ho capito il mio amore incondizionato per te a cosa è dovuto" Feci un leggero sorriso.
"A cosa?"
"Al fatto che, alla fine, non siamo poi così diversi. Alla fine siamo entrambi dannati." Dissi intrecciando le nostre mani.
"Non ti spaventa essere come me?" Si incupì improvvisamente in volto.
"Assolutamente no. Fino a che saremo insieme, nulla mi spaventerà." Dissi mantenendo la voce bassa e guardandolo dritto negli occhi, avvicinando il mio volto al suo.
"Come fai a dirlo già da ora?" Domandò mantenendo anche lui la voce bassa, rendendola più roca del solito e inarcando leggermente il sopracciglio sinistro.
"Perché quando siamo insieme, sto bene. Tutto sparisce. Quando sei al mio fianco mi sento in tutt'altro mondo. Un mondo in cui gli abitanti siamo noi due e non potrei chiedere di meglio. Non te l'ho mai detto, ma grazie." Dissi mantenendo perennemente un tono basso e gli occhi puntati nei suoi.
"Di cosa?"
"Di esistere. Grazie di avermi salvato mille volte."
"Non ho mai fatto nulla di particolare"

Ci guadammo negli occhi. Mi stavo perdendo in quei due oceani. Ci stavo affogando dentro, ma ero felice, perché erano i suoi.

"Baciami" Sussurrai alternando lo sguardo tra i suoi occhi e le sue labbra.

Lentamente si avvicinò a me e mi diede un bacio molto casto. Le nostre labbra si sfiorarono delicatamente. Poi, mano a mano il bacio si fece più intimo. Le mie labbra di aprirono di qualche centimetro, giusto il necessario per lasciare giocare le nostre lingue.

Il suo sapore era la cosa migliore del mondo. Non potevo chiedere niente di meglio, era un sapore indescrivibile. Era un sapore Andrew, unico e inimitabile.

"Ti amo" Interruppe il bacio, lui. "Ci tenevo che lo sapessi"
"Anche io ti amo" Gli risposi intrecciando le mie mani dietro il suo collo.
"Le ferite sulla tua schiena sono sparite" Notai.
"Lo so, le ferite guariscono in fretta a noi angeli"

Rimasi a toccare la sua pelle perfetta, senza nemmeno un'imperfezione e gli stampai un semplice bacio sulle labbra che, però, lui approfondì con un po' di lingua.

"Non immagini quanto ti desidero." Disse una volta staccatosi da me.
"Siamo in due" Risposi con il fiato corto.

Non appena finii di parlare mi prese in braccio e fece scontrare la mia schiena con la porta di ingresso.

Il contatto dei nostri corpi scaturiva in me una voglia incontenibile. Per me Andrew era un bisogno primario. Il contatto con lui non era mai abbastanza. Anche semplicemente sfiorarlo comportava in me la voglia di volerne di più.

Mentre mi baciava, le sue mani erano sotto i miei glutei per sostenermi, mentre le mie erano tra i suoi capelli, che avvicinavano il suo volto il più possibile al mio. Tutto questo fino a che delle lacrime iniziarono a rigarmi il volto.

"Che succede?" Mi domandò preoccupato con tutti i capelli spettinati.
"Niente, sono solo felice" Intrecciai le mie mani dietro la sua nuca.
"Dimmi se non sei sicura di quello che stiamo per fare" Disse poggiando la sua fronte sulla mia.

Non risposi, ma lo baciai.


It isn't just a game  - Andy Biersack -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora