22- Be mine

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L'indomani mi svegliai avvolta dalle sue calde braccia. Mi voltai per guardarlo e non appena mi sistemai sull'altro fianco vidi i suoi occhi blu su di me.

"Buongiorno piccola" Mi sorrise lui.
"Buongiorno" Risposi imbarazzata.

Mi accarezzò dolcemente la guancia e mi diede un bacio sulla fronte.

"Devi andare a scuola" Mi ricordò lui facendomi notare l'ora.

Con non so quale forza mi alzai dal letto ed iniziai a prepararmi. Mentre mi truccavo Andrew studiava ogni mio singolo movimento con i suoi occhi glaciali.
Finii di truccarmi, anche se in soggezione, e tornai nella mia stanza per vestirmi. Il tutto sempre sotto il suo occhio vigile.

Ci incamminammo insieme verso la fermata, le nostre mani erano unite e, di tanto in tanto, lo sentivo aumentare la presa. Ogni volta sentivo il suore battere più forte e lo stomaco andare in subbuglio.

Arrivammo alla fermata e, poco prima che il mio autobus arrivasse, Andrew mi baciò. Nel bacio percepii una sorta di preoccupazione da parte sua, la avvertii anche dal modo in cui quel giorno mi teneva stretta a se.
Salii nel mezzo e non pensai più di tanto al suo comportamento, supponendo fosse causato da questioni da angelo nero.

Aspettai Ryan davanti al cancello della scuola ma non arrivava, al suono della campanelli decisi di avviarmi all'interno dell'istituto, turbata dalla mattinata trascorsa fino a quel momento. L'unica cosa che mi permetteva di non definirla una brutta giornata, era il risveglio, ricevuto da Andrew. Quegli occhi blu su di me erano un rimedio ad ogni cosa, il mio tutto.

Arrivata l'ora di pranzo mi avviai al solito cortile sul retro ad ascoltare della musica e a mangiare qualcosa. Stranamente non avevo alcuna notizia di Ryan, non mi aveva inviato nemmeno un messaggio, ed era strano da uno come lui. Finita la pausa pranzo tornai all'interno del grande edificio e lo vidi ridere e scherzare insieme ad Alan.

"Ryan! Quando sei arrivato?" Gli domandai da lontano.
"Sono entrato tardi, ho bruciato le prime ore" Fece uno strano sorriso ad Alan.
"Capisco, questa mattina ti avevo aspettato al solito posto" Lo informai con un pizzico di delusione.
"Scusa, avrei dovuto avvertirti prima. Vieni a lezione con noi?" Mi domandò tranquillamente, forse per far finta che non fosse successo niente.
"Se non disturbo, va bene" Annuii timida.

Ryan fece un sorriso e mi mise un braccio sulle spalle guidandomi fino alla nostra classe. Non riuscivo a capire il suo comportamento in quell'ultimo periodo, sembrava che volesse evitarmi in tutti i modi, ma quando ero con lui, esistevo solo io. Arrivai a pensare che volesse vendicarsi perché io non ricambiavo i suoi sentimenti, ma non era tipo da certi ragionamenti stupidi.

Le ore scolastiche finirono e, come il giorno precedente, Ryan mi diede un bacio veloce sulla guancia per poi correre via. Rimasi leggermente delusa, ma per il semplice fatto che mi sentivo nuovamente sola, come qualche mese prima di conoscerci. Pensare a Andrew non aiutava, perché lui, non essendo un umano, non potevo vederlo quando volevo, non potevamo passeggiare insieme, non poteva venire a prendermi a scuola per poi riportarmi a casa in macchina, come tutti gli altri esseri umani.

Per cercare di far stare zitti quei pensieri feci partire della musica dalle mie cuffiette e mi avviai verso casa. Durante il tragitto mi fermai nella vecchia stazione abbandonata e mi sedetti sui binari. Esattamente gli stessi sulla quale sognai di baciare Andrew per la prima volta. Mi sedetti sui sassi bianchi ed iniziai a fumare una sigaretta. Sentii una folata di vento scompigliarmi i capelli e il profumo che mi faceva perdere la testa.

"Hey, che succede?" Sentii la sua voce roca parlarmi. Aveva un tono dolce e preoccupato.
"Niente" Gli feci un leggero sorriso, sperando non si accorgesse che stavo mentendo.
"Elice, sono qui. Dimmi cosa succede" Lo sentii avvicinarsi ancora di più a me, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"È una storia lunga." Risposi semplicemente sentendo un magone in gola.
"Abbiamo tutto il tempo che vuoi" Mi rispose con una dolcezza che non era umana. Era molto paziente.
"Riguarda Ryan.." Dissi sottofoce, come per non farmi sentire.
"Cosa ha fatto?" Iniziò ad accarezzarmi i capelli.
"Beh, è strano in questo periodo. Sembra  cambiato." Cercai di spiegare.
"Forse ho capito a chi si riferivano i tuoi biglietti" Dissi voltandomi verso di lui e incontrando i suoi occhi che non vedevo dalla mattina.
"Che biglietti?" Domandò lui inarcando un sopracciglio.
"Quelli in cui mi dicevi di guardarmi le spalle" Gli risposi specificando.
"Capisco" Lo vidi incupirsi e guardare verso il basso.
"Cosa c'è?" Gli domandai prendendogli il viso fra le mani.
"Quei biglietti, erano riferiti a me" Confessò lui.
"Cosa intendi dire?"
"Un angelo nero e un'umana non possono stare insieme, è contro le regole. Ma tu, tu Elice, riesci a provocare in me sentimenti disumani." Lo sentii sfogarsi.
"Cosa vorresti dire con questo? Che non dovremmo più vederci?" Domandai io con il cuore che batteva a mille per paura della sua possibile risposta.
"Assolutamente no, io non posso stare senza di te. Dico solo che se qualcuno del mio mondo scopre di noi, ci saranno delle conseguenze per entrambi." Il suo sguardo era preoccupato. Ma io rimasi scioccata per la parola che aveva usato, noi.
"Andrew, con noi, cosa vorresti dire?" Gli domandai con assoluta timidezza.
"Elice, vorresti essere il mio angelo? O, come si dice qui, la mia ragazza?" Mi prese la mano mettendo al suo interno qualcosa di freddo. Lo guardai sbigottita non riuscendo a pronunciare nessuna parola di senso compiuto.

Le lacrime iniziarono a rigare il mio volto dall'accumulo di emozioni che provavo in quel momento. Mi tappai la bocca e riuscii ad annuirgli guardando il suo sguardo felice.

"Guarda pura nella tua mano" Sussurrò al mio orecchio.

Feci come mi aveva detto e trovai una collana nera. Nel ciondolo c'erano due ali, una nera e l'altra argento.

"È bellissima" Lo guardai negli occhi.
"Perfetta per te" Rispose lui asciugandomi le lacrime e avvicinando il suo viso al mio baciandomi con delicatezza e passione. Ricambiai il bacio portando le mie mani dietro il suo collo e tirandogli leggermente i capelli.

"Ti amo" Disse lui sulle mie labbra.

"Ti amo anche io" Gli risposi riunendo le nostre labbra.


It isn't just a game  - Andy Biersack -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora