3•Over the border

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07/02/2012

Quella iniziò come una giornata da dover dimenticare. No, non lo dico perché mia madre era rimasta a piedi Ed io avevo accompagnato i miei fratelli minori a scuola. No, non lo dico perché entrai in ritardo in classe e mi mandarono dal preside. Non lo dico neanche per la nota disciplinare che presi, lo dico perché quel pomeriggio dovevo frequentare il corso di teatro per poter alzare la mia media.

Ed infatti poche ore dopo mi ritrovai seduto in una poltrona del teatro mentre vedevo tutti i ragazzi entrare con uno sguardo identico al mio.

"Sei un fottuto stronzo. Vieni a farmi compagnia al corso che devo frequentare." Ne approfittai per mandare questo messaggio a Liam,Niall e Zayn, dalla quale ebbi, ovviamente, tre risposte negative.

"Ci siamo tutti mi sembra." La voce eccentrica di Mora invase il teatro e attirò l'attenzione di tutti i presenti.
"Tengo molto a questo corso e sono così felice che siamo in tanti."

Il forte rumore della porta interruppe il discorso di Mora facendoci girare verso il ragazzo che l'aveva varcata:Era lo stesso ragazzo che stava facendo fotografie a mensa l'altro giorno, era il ragazzo misterioso.

"Prego puoi accomodarti, non abbiamo ancora iniziato." Disse dolcemente Mora, indicando una poltrona a caso. Quando Si mise seduto un po' più indietro di me, mora riprese il suo discorso di iniziazione, così lo aveva chiamato.

Dopo un po' decisi di aver bisogno di una pausa così mi recai al bagno più vicino che offriva la scuola, mi rinchiusi li e iniziai a giocare con qualche gioco del telefono. Quando sentii l'acqua correre dall'altro lato del bagno, uscii e riconobbi il ragazzo misterioso mentre si lavava le mani. Lo guardai cercando di prendere più dettagli possibili del suo viso, ma quando il suo volto incontrò il mio si mise a ridere.

"Anche tu ti stavi annoiando?" Parlò. La sua voce era dolce e non rauca come dovrebbe essere quella di un uomo, ma l'adoravo.

"Così si direbbe." Mi appoggiai al lavabo mentre lavavo anche io le mani.

"È davvero pesante quella ragazza." Sbuffò lui, forse non rendendosi conto di quanto quell'espressione non risultasse veramente annoiata.

"Si, a volte lo è." Dissi dandogli ragione.

"Che ne dici di uscire a prendere un po' d'aria?" Disse Ed io annui in accordo mentre lo seguivo fuori la struttura. Infondo non avevo niente di meglio da fare.

Ci ritrovammo seduti in una panchina nel grande giardino della scuola mentre ci dividevamo una sigaretta.

"Perché sei in questo corso?" Chiese solo dopo aver fatto un ultimo tiro.

"Media inferiore alla B. Sono costretto." Spiegai mentre lui sembrava capirmi.

"Anche io, e sono qui da solo due settimane." Disse con ironia, facendomi ridacchiare.

"Non sembri un tipo movimentato." Gli dissi dopo un po'. Decisi di spezzare quel silenzio perché era diventato troppo pensate da sopportare.

"Neanche tu, ma eccoci qui." Commentò sarcastico. Il suo modo di fare mi colpì fin da subito.

"Touché." Risposi capendo subito la sua battuta.

"Bhe speriamo che i prossimi incontri siano più divertenti, magari una prova di fiducia, o una gara a chi urla più forte, sarebbe Figo." Disse serio, ma non mi ritrovai d'accordo con le sue idee fuori dagli schemi.

"Un banale nascondino mi basterebbe." Dissi facendolo ridacchiare.

"No, no. È troppo comune come gioco, è bello fare cose sconosciute, mai viste o mai pensate." Continuò alzando il viso verso il cielo.
"Non pensi anche tu?"

"Diciamo, il mio modo di pensare é molto più semplice rispetto al tuo. Non vado oltre il confine, mi mantengo sul posto." Dissi facendogli creare un'espressione pensierosa sul viso.

"È bello andare oltre al confine a volte." Disse sicuro di se. Lungo il grande giardino avvistammo due ragazzi uscire dalla finestra del teatro di nascosto.
"Vedi, quei due stanno andando oltre al confine."

"Quei due si ritroveranno nei guai." Dissi sicuro di me. Lui scosse la testa e fissò il suo sguardo con il mio, lasciandomi scoprire il suo colore degli occhi: azzurro. Ed è possibile che neanche il suo colore di occhi fosse banale? Lui era originale in tutto e per tutto perché non era un azzurro come quello del mare o del cielo, era un azzurro come il ghiaccio, quasi bianco.

"Se ci pensi anche noi stiamo disubbidendo alle regole." Disse virgolettando l'ultima parola.

"No, perché noi possiamo ritornare nel teatro e fingere di essere stati in bagno, mentre loro, loro no. Si sono allontanati troppo." Dissi sicuro del mio pensiero. Il suo viso così tranquillo tranquillizzava anche me.
"Ed è sbagliato allontanarsi troppo dal confine."

"Chi stabilisce cosa è sbagliato e cosa è giusto?" Chiese subito dopo e senza darmi la possibilità di rispondere continuò a parlare.
"Se ci fosse qualcuno che mi imporrebbe delle cose, preferirei essere sbagliato con le mie idee che essere giusto con le loro."

La sua risposta mi sorprese e mi lasciò di ghiaccio. Il mio silenzio era una vittoria per lui, ma era come se non ci stesse facendo caso. Lui aveva delle idee completamente diverse dal resto del mondo e forse era questo che rendeva lui il ragazzo misterioso che sapevo che era. Senza neanche rendermene conto mi ritrovai da solo su quella panchina a riflettere su quello che aveva detto.

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