4. Esci con me?

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Era complicata.
Ecco come avrei definito la mia prima mattinata a scuola.
Tanti sorrisi, tante strette di mano, tanti nomi che non avrei ricordato la sera stessa..
Duna rimase al mio fianco spettegolando ogni dettaglio della vita di chi incontravo insieme ad Aisha, molto più silenziosa e riservata ma in ogni caso piacevole.

Il cibo non era stato dei migliori. La caffetteria vendeva solo panini e yogurt con una bassissima scelta di verdure e frutta. Essendo vegetariana, avevo dovuto adattarmi con il poco che c'era ma mi ero prefissata di portarmi il cibo da casa dal giorno seguente in avanti.
"Ecco come mantieni il tuo fisico statuario." Esclamò Duna quando andammo a sederci, nascondendo subito il suo mega hamburger e guardandomi con i sensi di colpa negli occhi.
"No, davvero. Tu non hai idea di quanto io riesca a mangiare. Solo che non sapevo bene come funzionasse e non mangiando carne ho dovuto ripiegare su questo. Avrò fame fra meno di dieci minuti, fidati."
"Perché non mangi carne? Ingrassa?"
Osservai il volto della mia nuova amica cercando di capire se mi prendesse in giro ma l'espressione di Aisha mi fece intuire che fosse seria.
"No. Non mangio carne per etica. Perché fa soffrire gli animali e perché ha un impatto troppo forte a livello ambientale. Non bado molto al mio fisico, se mi va di mangiare una cosa la mangio e basta."
Alzai le spalle rispondendo in maniera onesta alle sue perplessità.
Avevo sempre fatto una marea di sport ed ero piuttosto attenta alla salute ma non mi importava molto di quanto gradevole fosse il mio aspetto per gli altri.
Volevo sentirmi bene io, quello che percepiva il prossimo era un problema suo.
"Ci credo, sei così magra. Anche io non mi farei tanti problemi se fossi così." Continuò lei tristemente osservandosi le gambe.
Aisha scosse la testa come per farmi capire di rinunciare e guardò tristemente l'amica.
"Quando mi sono trasferita in Marocco mi prendevano in giro tutti quanti. Dicevano che mio fratello era più attraente di me, che ero piatta come l'asfalto. Ho passato un anno dove tutti mi chiedevano se mangiassi. Anche a Siviglia non me la sono passata meglio. Il ragazzo che mi piaceva una volta per farmi capire come fosse il suo tipo di donna ideale mi ha detto che ero carina ma lui preferiva altri tipi di donne, indicandomi con l'indice la ragazza da parte a me. Quindi ho capito che non importa cosa pensano gli altri, il mio corpo è questo in ogni caso ed io ero grata di averlo. Insomma, sono in salute e ho entrambe le gambe, che mi frega se sono rinsecchite?"
Aisha scoppiò a ridere e anche Duna alzò lo sguardo sorridendo.
"Sono felice tu sia tornata. Le tue parole mi fanno sentire meglio."
La osservai per alcuni istanti percependo il suo disagio.
"Vado a correre spesso. Penso che inizierò a farlo anche qui finché le strade non si riempiranno di neve. Se volete aggiungervi qualche volta."
Duna si illuminò.
"Io no di certo. Odio correre. Però gioco a tennis. Siete le benvenute se vi va."
Mise in chiaro Aisha.
Per la prima volta da quando avevo messo piede in Islanda, mi sentii rilassata e mi sembrò di aver trovato il mio posto in quella dimensione.
Il mio corpo poteva lasciarsi andare un poco e smetterla di essere sull'attenti in continuazione. Le ragazze erano carine e le lezioni erano state comprensibili.
Potevamo farcela, Eyvar aveva ragione.
"Ragazze, faccio partire un tik tok così ti presento ai miei follower."
Annunciò allora Duna facendomi mettere in dubbio, di nuovo, ogni mio pensiero positivo.

Trafficai con il mio armadietto arrabbiata cercando di aprirlo.
Solita fortuna, armadietto rovinato assegnato a me.
"Se ti apri sarò clemente con te e non ti riempirò di pugni."
"Parlare da soli è il primo sintomo della pazzia, lo sai?"
Mi voltai seguendo quella voce profonda e calma che avevo sentito e me lo trovai davanti. Trattenni il fiato per un secondo ricordando il mio buon proposito di non ucciderlo e osservai da vicino Finn lo stronzo.
"Ciao." Disse appoggiandosi alla fila di armadietti e guardandomi diritta negli occhi. Si sentiva irresistibile, era così palese da farmi quasi ridere.
Tenni la testa alta non facendomi intimorire dai suoi profondi occhi scuri ma mi tremarono leggermente le palpebre a quel contatto visivo.
Era bello, davvero bello. Molto più alto di me, magro, con due belle braccia muscolose, i capelli color cioccolato che gli ricadevano su un occhio e le labbra carnose. Quando sorrise constatai che anche i denti erano semplicemente perfetti e si intonavano al suo volto e al taglio singolare degli occhi.
Profumava di buono, di muschio quasi come quella candela nuova che avevo comperato.
Per un attimo pensai di sistemare lui in salotto per profumare l'ambiente e mi venne naturale sorridere.
Scossi la testa e riuscii finalmente ad aprire l'armadietto.
"Non farlo più."
"Che cosa?" Chiesi fermandomi di nuovo.
"Non sorridere in quel modo. Nessuno mi ha preparato per tanta bellezza."
Scoppiai a ridere di gusto questa volta sistemando i libri e chiudendo l'armadietto con forza.
"Ascoltami Markus..."
"Sono Finn."
"Oh scusami, Finn.."
Sorrise notando che ero leggermente adirata e si aggiustò il ciuffo di capelli con fare sicuro.
"Non sono una stupida. Non pensare di arrivare con una delle tue frasi fatte che dici ad ogni povera donna di questo stabile e di finire nel sedile posteriore della tua auto sportiva a fare sesso. Non attacca con me. Cambia preda."
"Mi hai seguito?"
"Come scusa?" Incrociai le braccia la petto inorridita da quelle parole. Ma come gli saltava in mente?
Faccia di bronzo in tutta risposta continuò a sorridere assolutamente calmo.
"Sai che ho una macchina sportiva.."
"Tutti quelli come te ne hanno una."
"E come sono quelli come me?"
Ci pensai su un attimo arretrando di un passo mentre lui si avvicinava. Il suo profumo giunse forte e chiaro alle mie narici inebriandomi.

Forse è per colpa di quell'odore che le donne si lasciano abbindolare da lui.

Lo guardai bene in volto cercando in lui qualche sorta di remore o di senso di colpa ma non ci trovai nulla di tutto ciò.
"I tipi come te, quelli che pensano di poter avere tutto nella vita. Quelli che hanno le tasche piene dei soldi di papà e per un qualche complesso di inferiorità usano le donne come se fossero oggetti. Non mi interessa. Non voglio fare un giro sulla tua macchina sportiva né farmi riempire la testa delle tue cazzate. Non voglio fare la tua conoscenza, anche se ovviamente non ho nulla contro di te. Non mi interessi e basta."
"Sai troppo sul mio conto per non aver indagato. Forse un po' ti interesso." Continuò lui per nulla colpito dalle mie parole.
"So della scommessa. Mi basta questo. Ed è per questo che ti dico di starmi alla larga. Non abbiamo nulla da spartire io e te."
A quelle parole si accigliò leggermente ma poi riprese a sorridere come prima.
"Gils, parli troppo amico mio.." Disse fra sé e sé.
"Gli uomini dicono cose stupide in spogliatoio. Mi dispiace se sei rimasta male dalle mie parole. Non ho davvero scommesso su di te, ho solo fatto una battuta penosa."
"Non ci sono rimasta male. Non mi importa nulla di te."
Lo guardai alzando la testa per fargli capire che non scherzavo.
"Non pensavo fossi tanto bella."
Mi osservò con aria seria guardandomi negli occhi con quel sorriso sghembo stampato in faccia.
"Esci con me?"
Scossi la testa.
Finn era inebriante. Capivo perché riusciva ad avere la meglio su molte ragazze. Sapeva come aprire un varco nei muri più spessi e sicuramente aveva fatto molta pratica.
"Quando usciremo insieme ti renderai conto di avermi giudicato in fretta. Non sono come mi descrivi."
"Non uscirò mai con te."
"Dammi tempo."
Scossi di nuovo la testa muovendo alcuni passi all'indietro e scoppiai a ridere.
"Addio Finn."
"Uscirai con me. Sono sicuro di questo."

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