25. Quei momenti che non posso non vivere

47 5 0
                                    

Finn sorrise e come sempre il suo sorriso mise in dubbio ogni mio miglior proposito.
"Te l'ho detto che mentivi quando dicevi che non ti piacevo."
Gli mostrai il dito medio con aria contrariata.
Mi metteva in imbarazzo quando diceva certe cose.
Mi faceva sentire esposta, giudicata, quasi fragile ai suoi occhi e questo mi metteva sull'attenti, come se qualcosa di brutto potesse abbattersi su di me se solo l'avessi lasciato guardare un poco dentro i miei sentimenti.
"Tu non mi piaci ma odio stare a casa da sola e Eyvar tornerà tardi, sono sicura."
Evitai accuratamente di guardarlo in faccia mentre pronunciavo quelle parole. Avrebbe rischiato di leggerci dentro la bugia che stavo dicendo.
"Non vedo l'ora che la finisci."
"Di fare cosa?"
Domandai azzardandomi a guardarlo con la coda dell'occhio.
"A mentire spudoratamente sul fatto che inizi a provare qualcosa per me."
Rimasi in silenzio non sapendo bene come cavarmela, le parole ferme in gola che non avevano la forza di uscire e controbattere che non era così.
Anche quando lui si alzò dal divano rimasi con il capo chino non sapendo cosa aggiungere, intimidita da una situazione così semplice che non mi avrebbe messo nemmeno un poco in difficoltà se vissuta con qualcun'altro che non fosse lui.
"Andiamo a letto allora?"
Chiese facendomi agitare.
"Ora?"
Finn rise.
"Avevo una mezza intenzione di andare a scuola domani. Sai, abbiamo i corsi, gli allenamenti.."
Sbuffai.
"Già. Ora che ci penso.."
"Sabato gioco una partita importante."
Mi ricordò prendendomi la mano per farmi alzare dal divano.
Scattai in piedi ignorando la sua offerta di aiuto così come ignorai la testa che girava.
La partita era importante perché suo padre lo avrebbe guardato, e giudicato, dagli spalti.
"Sono sicura che andrà benissimo."
Provai a rincuorarlo afferrando il bicchiere per portarlo verso il lavandino.
Ero già pentita della proposta che gli avevo fatto ma sapevo che non potevo tirarmi indietro.
Avevamo già dormito insieme e non c'era motivo di agitarsi troppo anche se io mi sentivo estremamente vulnerabile in quel momento.
"Forza Ina, muoviti. Ti prometto di nuovo di comportarmi bene, non invadere il tuo spazio e ignorare il tuo russare."
Si mise la mano sul cuore e assunse un'aria solenne.
"Non ti ho mai promesso di non russare, non puoi lamentarti di questo."
Sorrisi mentre riempivo il bicchiere di acqua e ne bevevo un sorso.
Finn rise socchiudendo gli occhi.
"Non mi hai nemmeno avvisato di ciò che andavo incontro. A saperlo, avrei comprato i tappi per le orecchie."
Mi avvicinai a lui ma proprio quando aprii la bocca per ribattere, Eyvar irruppe in casa come un uragano inciampando sui suoi stessi piedi.
"Hei, bentornato."
Gli dissi con poca convinzione mentre barcollava fino alla poltrona e si lasciava ricadere su di essa.
Ci guardò stordito e poi scosse la testa.
Andai a prendergli un bicchiere d'acqua sbuffando.
"L'hai presa storta?"
Gli chiese Finn accomodandosi accanto a lui.
Eyvar gli puntò il dito contro.
"Non mi piace come ti sei comportato."
Biascicò faticando a tenere gli occhi aperti.
"Ina è una persona fragile e tu ne hai approfittato."
Finn guardò verso di me.
"Eyvar fatti gli affari tuoi!"
Lo rimproverai passandogli l'acqua.
"La festa era una bomba! Perché non siete venuti? Sareste dovuti venire!"
Rovesciò metà del contenuto del bicchiere per terra facendomi innervosire.
"Tieni ferme queste mani!"
Lo rimproverai portandogli il bicchiere alla bocca con forza e aiutandolo a bere un po'.
"L'hai perdonato Ina? Tu perdoni sempre tutti. Non sei brava a mettere limiti."
Finn mi osservò con aria interrogativa ma io distolsi lo sguardo velocemente.
"La tua amica ha litigato con il suo amico!"
Proseguì allora quell'ubriacone di mio fratello facendomi sussultare.
"Per quale motivo?"
Gli domandai afferrando il cellulare per controllare se mi avesse chiamata non trovando però nessun messaggio.
Eyvar alzò le spalle chiudendo gli occhi e lasciando ricadere la testa all'indietro.
"E per quale motivo hai bevuto così tanto? Non ti addormentare, non riesco a portarti in camera altrimenti."
"È uno stronzo. E lo è anche lei!"
Sputò allora arrabbiato Eyvar indicandomi con il dito.
"Io sono una stronza?"
Eyvar ridacchiò.
"Non tu."
"Gils e Duna?"
Eyvar rise di nuovo.
Guardai Finn e lo vidi sghignazzare per la situazione. Alzai gli occhi al cielo. Non faceva ridere per un cazzo.
"Alza il culo e muoviti!"
Ordinai a mio fratello che oppose resistenza.
"Stendiamolo sul divano."
Propose Finn.
Mi abbassai per togliergli le scarpe da ginnastica.
"Dorme quì questo stronzo? Anche lui è come tutti gli altri.. Ecco, sì." Blaterò allora Eyvar calciando come un toro, infastidito dal fatto che gli stessi toccando i piedi.
"Fai bene. Una scopata può solo farti bene sorella, ultimamente sei pesante."
"Un po' di rispetto!"
Lo riprese allora Finn arrabbiato.
Lo afferrò per le spalle e come se non pesasse nulla, lo spostò sul divano con il minimo sforzo.
Eyvar ridacchiò.
"Ina non se la prende. Sa che lo dico per lei."
Finn gli puntò l'indice contro.
"Infatti mi riferivo al fatto che mi hai chiamato stronzo."
Mio fratello spalancò gli occhi e quella scena mi fece ridere sotto ai baffi.
"Cerca di dormire. Se devi vomitare girati e non soffocare con il tuo vomito. Chiaro?"
"Sì mamma."
Rispose Eyvar allontanandomi da lui di nuovo infastidito dalla mia vicinanza.
"Sai una cosa? I giocatori di hockey sono degli stronzi. Dovresti trovartene un altro. Anche io ne troverò un altro. Ho chiuso con lui. È uno stronzo."
Stronzo era senz'altro la parola preferita delle sbronze di mio fratello.
Sbuffai.
"È per lui che stai così?"
Domandai innervosendomi.
Eyvar chiuse gli occhi per troncare la conversazione.
"Non vale la pena se lui non fa altrettanto per te."
Sussurrai prima di coprirlo e avvicinarmi a Finn.
Il suo sguardo era piuttosto enigmatico e mi fece fermare sul posto fino a che non mi sorrise.
Poi imboccò le scale e io lo seguii.

Come sempre, Finn si mostrò senza vergogna. Appena varcata la porta della camera iniziò a spogliarsi fino a restare solo con i suoi boxer bianchi addosso.
"Ti piace dare spettacolo vedo."
Gli dissi facendolo sorridere.
Si voltò mettendosi in posa per fare risaltare i muscoli e io ridacchiai distogliendo lo sguardo imbarazzata.
Avevo portato diversi ragazzi nelle mie camere in giro per il mondo, alcuni molto belli, altri molto intriganti, nessuno come Finn.
Finn splendeva di una luce che non avevo mai visto in nessun altro.
Era come l'aurora boreale.
"Okay."
Dissi sottovoce per calmarmi.
Mi voltai e mi tolsi la maglietta afferrandone un'altra dal cassetto.
Lo sentii trattenere il fiato e quando mi girai mi accorsi che era, finalmente, in imbarazzo.
"Mai visto la schiena di una donna?"
Gli domandai.
Aprì la bocca per ribattere ma poi la richiuse con un sorriso.
"Sarà la febbre a renderti così oggi."
Si intrufolò sotto le coperte e io mi sistemai accanto a lui dopo un attimo di esitazione.
Esitai non perché fossi intimorita dalla sua vicinanza ma per il fatto che mi sembrava quasi normale mettermi a letto insieme a lui
"Posso chiederti una cosa?"
Domandò sistemandosi sul fianco mentre io ero ancora immersa nei miei pensieri.
"No."
Alzò gli occhi al cielo alla mia risposta ma decise di fare comunque la sua domanda.
"Che intendeva tuo fratello prima?"
Rimasi in silenzio.
Ero curiosa di sapere cosa ne pensasse Finn ma non volevo tradire la fiducia di Eyvar.
"Io non posso dirtelo. Però se ci ragioni e ci arrivi da solo possiamo parlarne!"
Finn scoppiò a ridere.
"Okay. Non sono io, non è Gils, sicuramente non è Murat.. Direi nemmeno Marco in quanto è impegnato da una vita.."
Trattenni il respiro quando disse quelle parole e Finn se ne accorse.
"Invece è proprio Marco. Okay. Non me lo aspettavo."
"Ha un altro?"
"Ha una compagna. Probabilmente l'altro è tuo fratello."
Mi voltai di scatto sul fianco e gli afferrai un braccio.
"Ed Eyvar lo sa?"
"Dovresti chiederlo a lui."
Continuo a sghignazzare Finn.
"Cosa ti fa ridere?"
Finn scosse la testa.
"Sei molto tenera quando ti preoccupi così."
Spalancai la bocca offesa per il fatto che mi stesse prendendo in giro in un momento di preoccupazione forte come quello che provavo.
Mi voltai di scatto dandogli la schiena e allungai la mano per spegnere la luce.
"Ti sei offesa davvero?"
Domandò Finn avvicinandosi piano a me.
Appoggiò la sua testa sul mio cuscino e poi mi passò un braccio sul fianco posizionando la sua mano sulla mia pancia.
Allungai la mia per pizzicargliela e lui la ritrasse ridendo.
Questo però non lo mise al suo posto e dopo un istante riprese la carica.
Passò un braccio sotto al mio collo e con l'altro mi strinse in vita aderendo totalmente al mio corpo.
Mi tenne stretta a sè come se avesse paura che mi ribellassi e si rilassò quando si rese conto che mi stavo lasciando abbracciare.
Allungai la mano e la misi sul suo braccio, quello che mi passava sotto al collo, attaccandomi a lui.
"Scusa, non volevo prenderti in giro. Mi dispiace, so che sei davvero preoccupata."
Mi baciò la testa facendomi sentire un milione di brividi.
"Te l'ho già detto Ina, prova a fidarti di lui. Lasciagli fare la sua vita."
Sorrisi.
"Lo hai visto prima?"
"Sì. Era ubriaco. Ci siamo già ubriacati tutti. Dagli fiducia. Lo perderai se continui a stargli addosso così."
Sussultai a quelle parole e Finn se ne accorse.
Mi strinse più stressa e mi diede un altro bacio.
"Credi davvero che potrei perderlo?"
Insomma, si può smettere di amare una persona all'improvviso?
Si può fuggire da chi ti protegge da una vita intera?
Si può abbandonare chi è stata tutta la tua famiglia?
"Le persone si allontanano quando sentono di non avere la stima dell'altro.
Tuo fratello ti ama immensamente ma ora devi farti da parte."
Rispose con la sincerità alla quale ero abituata.
Gli presi il braccio anche con la seconda mano impaurita che potesse mettere spazio tra di noi e non mi tenesse più abbracciata.
Avevo bisogno di essere consolata in quel momento.
Avevo bisogno di non sentirmi sola.
"Buona notte Ina."
Chiusi gli occhi quando sentii l'ennesimo bacio posarsi sulla mia testa.

Just breatheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora