10. Perché sto rispondendo ai tuoi messaggi?

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"Ciao." Dissi sorpresa quando trovai Aisha seduta sul nostro divano a gambe incrociate. Indossava uno dei miei pigiama e stava usando il mio computer.
"Hey." Rispose scattando in piedi. "Tuo fratello è andato a dormire ma ha detto di svegliarlo quando tornavi. Mi sono permessa di usare il tuo computer, spero non sia un problema. Stavo solo guardando un film. Ho chiamato mia madre dicendo che avrei dormito da te perché avevo bisogno di sapere che stavate tutti bene. Scusami se mi sono permessa di fare tutte queste cose senza chiedere. Tuo fratello mi ha detto che era okay."
"Figurati. Hai fatto bene. Sei la benvenuta quando vuoi. Non ti hanno fatto storie?" Le chiesi dubbiosa. Andai a sedermi sul divano accanto a lei ormai esausta e completamente scarica dopo tutte le emozioni provate nell'arco della serata.
"No. Ho vent'anni. Non hanno piacere che io dorma fuori ma non possono impedirmelo. Mio fratello è passato per controllare che fossi qui e gli ho fatto ciao con la mano dalla finestra. Ora mi terranno il muso per qualche giorno e finirà lì. Ormai sanno che sono la pecora nera della famiglia."
Prese posto accanto a me con un gran sospiro.
"Cosa è successo?"
"È tutto okay. Gils ha litigato con un tizio e con la sua gang di sfigati."
"Quelli della droga?" mi domandò incrociando le gambe. Le feci un segno di assenso con la testa notando che anche lei era al corrente dei problemi di Gils.
"Ma sta bene. Duna era stravolta. Dio mi dispiace così tanto per lei."

Sentii il "bip" del telefonino che mi avvisava che era entrato un messaggio ma lo ignorai troppo stanca per qualsiasi cosa.
"Si. È brutto sapere che chi ami deve affrontare delle prove così grandi, ma purtroppo non possiamo aiutarlo in nessun modo. Questa storia ormai va avanti da molto tempo e in qualche modo dovrà concludersi. Staremo a vedere."
Sorrisi e le chiesi cosa stesse facendo notando una chat aperta accanto al film che stava guardando.
"Mi scrivo con un ragazzo." Confidò sghignazzando. "Lui mi piace un sacco ma è complicato. Se i miei o mio fratello lo scoprissero sarei morta." Concluse mimando il gesto di uno sgozzamento.
"Aisha, non pensavo fosse così pesante la situazione. Santo cielo, siamo nel 2024!" 
Ero inorridita da quelle affermazioni. Quale genitore poteva farti tanto male e intromettersi in questo modo nella tua vita?
"È così e basta. Ormai ci sono abituata. I miei genitori vengono da un piccolo paese dell'India dove la mentalità è rimasta quella dell' ottocento. Fidati, io posso ancora fare molte cose rispetto alle mie cugine. Non mi vogliono male, semplicemente pensano di fare la cosa giusta per me. Io sono la ragazza da salvare da tutti i peccati degli occidentali. Sono venuti qui per dare un  futuro ai loro figli, ma non ti immagini quanto sia stata dura per loro ambientarsi in questo mondo così diverso."

"Ma non puoi certo smettere di vivere e non puoi farlo come se abitassi in un paesino in India a fine ottocento."
Sorrise prendendomi una mano e avvicinandosi a me sul divano.
"Non ho intenzione di farlo. Ma so la guerra che scatenerò prima o poi e non posso farla scoppiare fino a quando vivo ancora con loro. Sarebbe insopportabile. Io dipendo da loro economicamente e questo gli da più potere di quanto desideri. La pazienza è la mia arma in questo momento."
Sospirò a quelle parole e si alzò in piedi.
"Ti preparo un the? Se mi dai il permesso faccio io. Eyvar si è bevuto una bottiglia di vino quando te ne sei andata. Non so se è il caso svegliarlo."
Feci una smorfia.
"Ti va di farmi una camomilla? Trovi tutto sul ripiano della cucina."
Mi sorrise.
"Certo, ma tu dovresti davvero rispondere a quei messaggi che ti stanno arrivando."

Afferrai il mio telefonino notando una sfilza di messaggi.
"Gils sta bene." diceva il primo.
"Perdonami perdonami perdonami" il secondo.
"Sono stata costretta. Mi ha obbligata. Ti prego di sorridere e non arrabbiarti!"
Osservai divertita i messaggi di Duna domandandomi cosa aveva combinato questa volta e per quale motivo mi sarei dovuta arrabbiare.
Poi aprii l'ultimo messaggio.
"Eri bellissima questa sera. Ci vediamo domani alla festa. Finn."
Rilessi quelle semplici parole per un milione di volte prima di iniziare a rispondere.
"Quanto sei originale. Nessuno aveva mai provato a rimorchiarmi con una frase del genere."
La risposta non tardò ad arrivare.
"Nessuno te lo aveva mai detto dopo averti vista totalmente sfatta come io questa sera. Buona notte."
Sorrisi e mi accorsi che mi stavo mordendo l'unghia del mignolo.
Non andava bene affatto.
Stavo sorridendo ad un messaggio di Finn!
Mi ricordavo bene le parole di avvertimento di Duna.

"Spero la penserai ancora così fra una settimana."

Mi stavo facendo imbrogliare da Finn? Bastavano davvero poche parole e due uscite casuali per cambiare idea su una persona e lasciarsi abbindolare?
L'Islanda era la mia opportunità. Non potevo farmela rovinare da nessuno.

Sabato mattina

"Sii onesta, sei arrabbiata?"
"No Duna." Girai gli occhi all'indietro continuando a piegare i miei vestiti mentre la mia amica mi telefonava per l'ennesima volta per accertarsi del mio stato d'animo.
"Lui ha insistito tantissimo. Mi continuava a dire che ne aveva davvero bisogno e che non lo avrebbe usato per fare subdoli giochini. Ho ceduto. Ero così stanca e sono debole in quei momenti."
Scartai un altro vestito reputandolo troppo leggero per il clima freddo dell'Islanda e ispezionai il seguente. Mi ero lasciata convincere come una sciocca ad andare a quella stupida festa con Duna nonostante non mi andasse particolarmente. Non mi dispiacevano le feste, amavo stare in compagnia, ma non conoscevo ancora nessuno ed ero estremamente imbarazzata per tutto ciò che stava accadendo e non accadendo con Finn.

Inoltre ci sarebbe stata solo lei con me. Mio fratello sarebbe uscito di nuovo con questo ragazzo misterioso e la faccenda mi stava facendo preoccupare parecchio.
Non era mai successo che non mi presentasse i suoi ragazzi e ciò mi faceva sospettare che fosse un vecchio bavoso o qualcuno di poco raccomandabile.
Avrei sicuramente dovuto indagare maggiormente.
"Tra poco inizierà il periodo dell'aurora boreale. Sono così felice Ina. Ho letto che l'energia che sprigiona può mettere il buon umore alle persone e può aiutare chi è depresso." Mi spiegò speranzosa e il mio pensiero andò subito alla madre.
"Tua mamma come sta?" le domandai fermandomi un istante dal mio smistamento. 
"Non lo so. Quando ho chiamato a casa stava dormendo. Comunque, passiamo a prenderti alle nove okay? Aisha non potrà venire di sicuro. So che suo fratello sarà nei paraggi ma la chiamo comunque per sicurezza."
"Okay."
Risposi soltanto.

Quella mattina i suoi genitori erano venuti a prenderla e ci avevano imposto un interrogatorio severo per sapere qualsiasi cosa avessimo fatto sperando di coglierci in fallo su qualcosa. Avevano osservato Eyvar come se fosse un alieno e poi se ne erano andati portando via quella scarica di energia negativa che si trascinavano dietro.
Ero rimasta molto turbata dal loro comportamento pensando inevitabilmente a mia madre. Aveva avuto un miliardo di mancanze, come ad esempio, non fare nemmeno una telefonata per sapere se i suoi figli erano arrivati vivi in Islanda. Però era una donna molto simpatica ed accogliente. I miei amici amavano venire a casa nostra e lei non si era mai intromessa nella nostra vita. Aveva accettato il fatto che Eyvar fosse omosessuale senza fare il minimo commento, era stata gentile con ogni ragazzo che le avevo presentato, non aveva mai commentato in maniera negativa nessuna delle nostre scelte. Qualche volta mi ero chiesta se forse non le importava realmente ciò che facevamo, ma non era questo. Nostra madre aveva vissuto sotto le imposizioni di un uomo, non voleva imporre nulla ai suoi figli.
In qualche modo, ero comunque grata di aver avuto i miei genitori disfunzionali piuttosto che una situazione analoga a quella di Aisha.
Doveva essere dura per lei vivere in quel modo.
"Vestiti bene. Ci vediamo più tardi ok?" Duna si raccomandò scoppiando poi a ridere e rimproverando Gils per qualcosa.
"Okay." risposi di nuovo alzando davanti a me un paio di jeans stretti e un top crop nero molto semplice.
Mi piaceva vestirmi in maniera sportiva. Odiavo indossare tacchi alti o vestiti troppo elaborati.
In Spagna faceva molto caldo quindi usavo spesso dei vestiti semplici da spiaggia ma il mio look preferito era sicuramente tuta, top e scarpe da ginnastica.
Il mio massimo dell'eleganza era indossare una giacca decente sopra quegli accostamenti.
Solo alle cene dell'ambasciata ci andavo tirata a lucido tanto da non sembrare nemmeno più io.
Eyvar invece era una prima donna. Si sarebbe vestito elegante sempre e costantemente.

"Eyvar, vieni a vedere come mi vesto questa sera!"
Urlai sperando gli fosse passata la rabbia.
"No! Non ci parlo con te!" Urlò dalla sua stanza.
Sbuffai.
Proprio perché era una prima donna, avrebbe fatto l'offeso per almeno tre giorni per quella storia.
"Peccato. Vedessi che effetto fanno i tuoi squat."

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