13. Sei bravo a mettere a disagio le persone

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Lunedì

Arrivai a scuola maledettamente in ritardo.
Duna mi aveva promesso un passaggio in macchina ma aveva deciso all'ultimo di saltare le prime ore di scuola costringendomi a correre per prendere il bus che chiaramente era in ritardo.
Trafficai con l'armadietto riempiendolo di pugni e di insulti.
Era impossibile riuscire ad aprirlo al primo colpo.
Presi i libri che mi servivano e partii verso la classe quando in lontananza lo scorsi insieme ad altri compagni della squadra.
Era appoggiato al muro e stava ridendo per qualcosa.
La sua risata era elettrica e faceva venire voglia a chi gli stava accanto di buttare la testa all'indietro e scoppiare a ridere con lui.
Trattenni il respiro e lo superai di corsa sperando non mi avesse notata.
Ovviamente non andò così.
"Ina!" Mi chiamò non appena raggiunsi il fondo del corridoio.
Lo ignorai aumentando il passo ed entrai nell'aula e andando a cercare un posto nelle file posteriori.
Mi piaceva stare in fondo, potevo guardare cosa facevano i miei compagni e avevo la visuale su tutto.
Estrassi il computer e lo accesi controllando la posta elettronica quando sentii la sedia accanto alla mia spostarsi.
Non feci subito caso a chi era il mio compagno di banco finché un odore di muschio non mi colpì le narici facendomi arrossire violentemente.
Non poteva essere lui, aveva un anno in più di me quindi era impossibile che stesse seguendo il mio corso.
Alzai lo sguardo fino ad incontrare i suoi splendidi occhi marroni che mi scrutavano beffardi, coperti a tratti dal suo ciuffo di capelli ribelli.

Girai immediatamente la testa iniziando a fissare insistentemente il professore per evitare di fargli notare quanto fossi agitata in quel momento.
Le mani mi sudavano e il cuore non voleva smetterla di aumentare il suo battito. Non sapevo nemmeno io perché provavo tutte quelle emozioni mentre lui sembrava tranquillo e impassibile come sempre.
Era incredibile la sicurezza che aveva.
"Che ci fai qui? Non è il tuo corso." Sbottai all'improvviso raggiungendo l'apice della frustrazione.
In tutta risposta avvicinò ulteriormente la sedia alla mia e si sporse per parlarmi all'orecchio.
"La ragazza che mi piace non mi parla più e io non sono uno che molla. Sono venuto a cercarla in questa classe, tu l'hai per caso vista?"
"Non saprei, forse sta fuggendo da te perché ti comporti come un uomo patologico?" Chiesi facendo riferimento all'altra sera. Gli scappò una risata e mise la mano sul banco, accanto alla mia.
"Dimmi cosa vuoi." Cercai di tagliare corto io infastidita.
Notai che dalla fila davanti alla nostra alcuni si erano voltati per vedere chi stava parlando e cominciai a sentirmi a disagio.
"Perché non rispondi alle mie chiamate e ai miei messaggi?"
"Dici davvero? Che problemi hai? Pensi di potermi trattare come uno schifo ad una festa e poi ritrovarmi tutta sorridente e pronta a buttarmi ai tuoi piedi il lunedì mattina? Non mi importa Finn, non è importante davvero. Probabilmente sei abituato a fare così e sicuramente a qualcuno può anche andare bene. A me non devi nulla, ma non puoi trattarmi come l'altra sera. Non lo permetto a nessuno, sicuramente non a te."

Cercò di aprire bocca per replicare ma lo fermai all'istante.
"Forse qualcuna trova sexy il tuo atteggiamento da stronzo. Si insomma, il fatto che per un attimo tu sia carino e che poi te ne esca con frasi come <ho da fare ora, vattene a casa in taxy> ma io.."
Mi prese la mano e la strinse facendomi mozzare le parole in gola.
Respirai profondamente girandomi di nuovo ad osservarlo.
"Scusa." Disse semplicemente.
Non era certo ciò che mi aspettavo dicesse e sembrava onesto mentre pronunciava quelle parole.
"Voi due, lì in fondo!" Il professore si schiarì la voce richiamandoci. Mi sentii sprofondare all'istante.
"Le lezioni non sono obbligatorie, se non vi interessa potete uscire e usare il vostro tempo come più vi aggrada ma date modo a chi è interessato di poter seguire la lezione."
Mormorai uno "scusi" sottovoce cercando di farmi più piccola sulla sedia.
Finn tratteneva a stento le risate notando il mio imbarazzo.
"Ti perdono ma ti prego di andartene." Sussurrai totalmente in panico. Le persone sapevano chi fossi a causa della sua cazzo di scommessa e ora avrebbero parlato di me e lui che battibeccavamo nell'ultima fila dell'auditorio. Quanto poteva essere fastidioso quell'uomo?
"Non sento." Rispose lui con la sua faccia da schiaffi.
Gli andai più vicina ripetendogli la mia richiesta. I nostri visi si stavano praticamente sfiorando.
"Vattene cazzo."
"Non volevo essere stronzo Ina. Scusami se sono un disastro a gestire queste cose ma il ragazzo con il quale stavo litigando è Milo e non è una persona per bene. Gli devi stare alla larga. Non deve posare nemmeno un occhio su di te. Potevo gestirla meglio ma ero in panico e se tu mi dessi la possibilità di spiegare potrei raccontarti tutto. Dammi solo una possibilità."
Rimasi in silenzio cercando di analizzare la sua frase.
Aveva senso. O forse no.
Era un casino e io mi sentivo confusa. Non capivo cosa volesse da me realmente, perché me lo trovavo sempre tra i piedi.
"Non ti ho trattata come meriti. Ho fatto lo stronzo. Mi farò perdonare vedrai."
"Ti ho perdonato. Fa nulla, purché tu ti levi dai.."
"Allora esci con me."
Sorrisi a quell'ennesimo tentativo e scossi la testa.
"Mai!" Sussurrai rendendomi conto che quel gioco cominciava a divertirmi.
Si massaggiò il cuore con aria triste fingendo di soffrire per il mio rifiuto.
"Mettiamola così, se tu non esci con me io ora mi alzo in piedi e comincio ad urlare davanti a tutti che mi piaci. Come una sorta di serenata sotto la finestra."
Lo guardai con gli occhi sbarrati scuotendo la testa.
"Non lo faresti mai." Risposi non molto sicura della mia affermazione.
"È una cazzo di minaccia!"
Finn scosse la testa.
"No. Hai due possibilità e anche se tu uscissi con me, non mi devi nulla. Puoi andartene quando ti pare. Mi staresti solo dando l'occasione di farmi conoscere per davvero ma se ti rendessi conto che ancora non ti interesso, non ti chiederò mai più di uscire."
Era così sicuro di sè stesso da pensare che con un solo appuntamento sarei caduta al suoi piedi.
Mi osservò con aria di sfida e quando non risposi scattò in piedi.
"Si? Vuole intervenire?" Chiese il professore grattandosi la barba non capendo ciò che stava succedendo.
Afferrai la mano di Finn tirandolo verso la sedia.
"No professore. Volevo solo farle i complimenti per la lezione, si vede che è molto preparato a riguardo."
Finn parlò con voce sicura e in modo convincente, tanto da far arrossire il professore per l'imbarazzo.
"Per fortuna. Essendo il professore dovrei esserlo. Torni a sedersi e si concentri sul contenuto per favore."
"Sei impazzito? Odio quando fai così."
Gli dissi con poca convinzione. Da qualche parte in me, quel genere di follie mi facevano provare scariche di adrenalina fortissime.
"Esci con me." Chiese di nuovo serio guardandomi negli occhi.
"Odio quando vengo messa alle strette. Non faccio nulla per compiacere gli altri. Non sono quel tipo di persona."
"È un sì?"
Non risposi e lo vidi con la coda dell'occhio sorridere felice.
"Ti passo a prendere questa sera. Voglio farti vedere una cosa."
Feci un segno di assenso con la testa cominciando a scrivere appunti con il computer.
"Togliti quel sorriso dalla faccia ragazza. Non intendevo quella cosa, per quello c'è tempo!"
Lo guardai inorridita scoppiando a ridere.
"Sei incredibile!"
"Lo dici a me? Sei tu quella che si fa pensieri sconci. Non sono sicuro di passare a prenderti."
Si alzò in piedi dandomi un bacio sulla testa e corse via.
Rimasi imbambolata ad osservare il monitor senza riuscire a scrivere nulla.
Mi spaventava l'effetto che riusciva a farmi quel ragazzo.
Duna mi aveva avvisata ma non ero riuscita a mettermi in salvo.
Era passata solo una settimana eppure stavo per uscire con Finn.

Pomeriggio

Osservai Duna correrci incontro dalla finestra della libreria.
"Arriva come un fulmine."
Feci notare ad Aisha che sorrise.
"Duna è un fulmine costante. Non so dove prende tutte quelle energie."
Corse all'interno della stanza facendo un gran baccano e venne sui divanetti con noi.
"State studiando?"
Ci chiese scioccata.
"In libreria? Ma ti pare?"
Ribattei con un mezzo sorriso.
"Devo dirvi una cosa."
Prese il libro di Aisha chiudendolo.
"Sabato sera ho raccontato a Gils quello che Lorik ti ha detto e lui lo ha raccontato a Finn. Oggi Gills mi ha raccontato che.."
Guardai Aisha sconvolta sentendo la testa che iniziava a girare.
"..Finn è andato a cercare Lorik alla festa e quasi finiscono alle mani. Pare che gli abbia detto di finirla di fare battute su di te e lui abbia insinuato che da quando siete stati a letto insieme Finn abbia perso la testa per te.. Lui non ci ha più visto."
Spalancai gli occhi ricevendo conferma di ciò che Eyvar mi aveva spifferato.
"Questi comportamenti mi fanno schifo."
Duna sembrò non capire la mia affermazione.
"Se lui non avesse iniziato con queste stronzate non avrebbe avuto bisogno di litigare con qualcuno che asseconda il suo gioco."
Duna alzò gli occhi al cielo.
"Glielo spieghi tu?"
Chiese ad Aisha osservandola basita.
"Ma non eri tu che mi avevi detto di stargli alla larga? Che usava le donne? Che era un esaltato?"
Aisha scoppiò a ridere.
"Ti ho detto che non vuole relazioni serie e che è difficile non innamorarsi di lui, non che è un mostro a tre teste."
Entrambe guardammo Aisha in attesa di una sua risposta.
"Anche noi quando siamo sole facciamo un sacco di commenti sessisti pensando che non rechino danno. Ha sbagliato. Magari puoi perdonarlo e passare oltre."
Boccheggiai. Anche lei mi tradiva sminuendo l'accaduto.
"So che sei rimasta ferita da questa cosa però lui ha provato a rimediare. Magari se provate a non parlarne più la gente dimenticherà e basta."
Feci un segno d'assenso alle parole di Aisha.
Forse poteva andare così.
"Gils sa con chi aveva da fare a fine serata?"
Duna si morse il labbro.
"Milo è arrivato alla festa. Cercava Gils. Credo voglia spillare altri soldi per il suo silenzio. Per fortuna Finn è riuscito a cacciarlo."
"Perché Finn ha questo potere? Lo conosce."
Duna strinse le labbra.
"Milo e il fratello più grande di Finn uscivano insieme. Hanno studiato insieme ed erano buoni amici. Sebbene il fratello non abbia preso la stessa strada c'è una sorta di rispetto fra di loro che mette Finn in una posizione di vantaggio."
Sospirai.
Quella situazione sembrava più complessa di ciò che mi era sembrato a primo sguardo.
"Che facciamo questa sera?"
Chiese allora Duna sorridendo.
"Sushi?"
Propose Aisha.
"Oh ragazze, io non ci sono. Ho promesso ad Eyvar una serata fra fratelli. Ci vediamo domani."
Non nominai il fatto che Finn sarebbe venuto a prendermi quella sera.
Non sapevo perché mi imbarazzava tanto ammetterlo ma lo avrei tenuto per me, almeno per il momento.

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