8. Secondo appuntamento

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"Duna..respira! Cerca di calmarti. Che sta succedendo?"
L'abbracciai forte mentre il suo volto diventava paonazzo e le lacrime le scorrevano giù per le guance come un fiume in piena.
"Parla! Non farci spaventare in questo modo. Che ti ha detto Gill?
Persino Eyvar si fece serio e spense la canna nel posa cenere.

"Forza Duna, ti vuoi decidere a parlare?"
Aisha l'abbraccio da dietro mentre scossa dai tremiti la bionda faticava persino a parlare.
"Hanno picchiato Gils." Rilevò tirando su con il naso.
"Chi?" Chiesi sentendo le gambe molli.
"Dobbiamo andare da lui Ina. C'è la polizia e non devono prenderlo di nuovo. Non possono prenderlo di nuovo."
"Prenderlo a fare cosa? Risse?" Chiesi stupita. Gils era così gentile, per nulla il tipo che fa a cazzotti il venerdì sera.
"E a spacciare." disse piano Eyvar abbassando lo sguardo.
"L'hai presa da lui l'erba?"
Il suo silenzio mi fece capire che era andata così. Sbuffai cercando di calmarmi e corsi ad afferrare la giacca.
"Prendiamo la macchina di tua madre?"
Chiesi alla mia amica. Noi non avevamo una macchina al momento, non potevamo fare altrimenti.
"Ina, hai fumato e bevuto. Non fare cazzate!"
Spinsi via mio fratello mentre tentava di trattenermi.
"Sto bene. Ce la faccio."
Scosse la testa mettendosi di fronte a me per impedirmi di passare.
"Se succede un incidente?"
"Non succederà."
Duna corse ad afferrare il suo piumino rosa e si avvicinò alla porta.
"Ragazze, io.. Mi dispiace non posso venire. Se la polizia dovesse intervenire.. I miei genitori.. Capite?"
Aisha ci guardò piena di sensi di colpa. Le si leggeva in viso che non avrebbe lasciato le sue amiche da sole in un momento del genere se non fosse più che costretta.
"Non preoccuparti. Resta qui con Eyvar."
Mio fratello spalancò gli occhi guardandomi male.
"E perché io non dovrei venire?"
"Perché se facciamo un incidente non resti coinvolto."
Risposi seccata. Quando spalancò la bocca roteai gli occhi al cielo.
"Perché hai comprato l'erba da lui. Non voglio che vai nei casini se la polizia dovesse riuscire a prenderlo."
E poi non sapevo con chi si era scatenata la rissa. Avevo il terrore di finire dentro ad ambienti omofobi perché ne avevamo visti tanti nel corso degli anni.
L'Islanda doveva essere diversa ma in realtà, si stava rilevando più simile al resto del mondo di quando ci aspettassimo.

"Smettila di fare quella che risolve le cose mentre il fratello inutile la aspetta a casa." Urlò all'improvviso Eyvar sbattendo i piedi a terra.
"Ti prego Eyvar, non ho tempo per questo ora. Resta qui.."
"Perché sono gay? E quindi devi proteggermi da tutto il mondo perché non si sa mai che qualcuno possa fare una battuta discriminante su di me?"
Sbuffai.
"Ne parliamo dopo."

Corsi fuori senza ribadire a quelle accuse e mio fratello non mi seguì.
Camminai a fianco a Duna fino alla macchina e salii al posto del guidatore.
Le chiavi erano nel cruscotto e per lo meno, i furti sembrano essere meno presenti che in altri posti, perciò su qualcosa non ci avevano mentito.
Voltai lo sguardo verso la casa di Duna per vedere se le luci erano accese.
Stavamo prendendo la macchina di sua madre senza nemmeno chiederlo.
"Parti, non si accorgerà di nulla. Ha preso dei sonniferi."
Feci un cenno con la testa e misi in moto mentre Duna continuava a massaggiarsi la testa e a piangere.
Duna prese il telefono che aveva appena squillato.
"Finn mi ha condiviso la posizione dove si trovano!"
Perfetto, c'era anche Finn con lui. Questo non faceva altro che agitarmi ulteriormente.
"Spiegami che cosa succede ti prego. Perché davvero non posso immaginarmi Gils come spacciatore né come uno che si mette a fare risse il fine settimana."
Mandò giù la saliva rumorosamente prima di guardarmi seria.
"Sarai ancora mia amica dopo di questo?"
"Non mi sarei messa al volante mezza fatta se non fossi tua amica Duna." le rammentai ridacchiando.
"Ok. Non so nemmeno dirti come è iniziata. Diciamo che Gils ha sempre fumato un po' di erba, nulla di che, solo nei fine settimana o quando faceva fatica a dormire. Poi è successo che i suoi genitori hanno divorziato e che sua madre è finita nei guai finanziariamente."
La osservai inorridita da quelle parole pensando al peggio.
"E quindi ha iniziato a spacciare?"
Duna scosse la testa.
"Quindi ha iniziato a giocare male ad hockey. Sempre peggio e rischiava di non poter restare in squadra. La squadra per loro è tutto, è il loro futuro. Tutti loro si stanno allenando per entrare in squadre serie e hanno degli ingaggi per l'anno prossimo. Giocare male significa perdere questi ingaggi e sai, cambiare i piani della vita."
Feci un cenno d'assenso.
"Quindi ha iniziato ad assumere delle pillole per aumentare la sua prestazione e poi è stato un circolo vizioso. Fumava erba, prendeva pillole per giocare meglio, pillole per dormire, pillole per non stare male.."
Duna scosse la testa scoppiando a piangere di nuovo.
"Okay. Posso capirlo. È qualcosa che succede."
"È stato un periodo di merda. Mia madre depressa e lui in quello stato. Io non volevo abbandonarlo, volevo stargli vicino ma mi mancavano davvero le forze. Poi ho scoperto che aveva assunto della cocaina ad un paio di serate e sono andata fuori di testa. L'ho chiusa. Non potevo tollerare di vedere come si stesse rovinando."
Spalancai la bocca a quella rivelazione.
Non ribadii. Non sapevo cosa dire.
Avevo visto girare un sacco di droghe nelle feste che frequentavo e molto miei amici ne avevano assunte in maniera sporadica.
Io ne ero terrorizzata e me ne tenevo ben distante ma non me la sentivo di giudicare troppo pesantemente qualcuno che aveva passato un periodo di merda.
"Però se ne è tirato fuori, no?"
Duna fece un cenno d'assenso.
"Sì. Ora ha smesso con tutto. Solo erba per dormire." Tirò su le spalle.
"E le risse?"
Chiesi facendola piangere di nuovo.
"Il ragazzo da cui comprava tutto, Miro.. Lui non è per nulla una brava persona. Sosteneva che Gills non gli avesse pagato tutto. Per non avere problemi gli aveva dato qualche centinaia di euro che lui chiedeva ma poco dopo ne aveva chiesti altri ed era partita una rissa. Era intervenuta la polizia. Gills si è fatto la notte in questura e chiaramente questo è andato sulla sua fedina penale. Se dovesse combinare qualsiasi altra cosa, addio squadra. Che coglione cazzo! Sta rischiando tutto!"
Strinsi più forte il volante.
"Non preoccuparti. Non lo prenderanno okay. Ora lo portiamo via."

Eravamo vicini alla Fabbrica e un paio di volanti della polizia ci erano passati accanto superandoci. Non stavo facendo fatica a guidare ma avevo una paura fottuta di essere beccata.
"Quanto manca? Dove sono?"
Chiesi nervosa.
"Eccoli!" Urlò all'improvviso Duna spaventandomi. Si lanciò fuori dalla macchina appena rallentai accanto ad una cabina telefonica in disuso, ormai riempita di libri che la gente lasciava da condividere con altre persone.
Scesi anche io dalla vettura e mi avvicinai a loro.
Non avevano con sé nemmeno la giacca e si stava davvero congelando quella sera.
Il mio sguardo cadde prima su Finn e poi su Gills.
Finn non sembrava avere lividi apparenti mentre Gills aveva uno zigomo nero e il labbro spaccato.
Duna gli si lanciò tra le braccia facendolo digrignare i denti per il dolore.
"Fai piano amore, mi fanno male le costole. Mi fa male ovunque."
Duna scoppiò a piangere a dirotto a quelle parole.
Finn lo prese sotto braccio e lo condusse verso la macchina aiutando poi ad entrare.

Si voltò poi verso Duna accogliendola tra le braccia.
"Mi dispiace tanto." sentii che le diceva.
"Non è colpa tua."
"Sai cosa intendo."
Mi sembri fuori luogo ascoltare quella conversazione quindi salii in macchina e attesi che tutti e due si accomodassero prima di rimettere in moto. Alzai il riscaldamento al massimo e lanciai un occhiata verso Finn che era seduto accanto a me.

Il buon umore lo aveva abbandonato. Il volto era stanco e tirato, non sembrava ferito fisicamente ma vedevo che soffriva per il suo amico.
"Mi dispiace che non c'ero. Io avrei dovuto essere con te.."
Disse Duna alle mie spalle.
"Per fortuna non eri lì con me!" Gils cominciò a parlare asciugando le lacrime alla sua ragazza.
"Non avrei saputo difenderti e sarei morto di paura."
"Cosa è successo?"
Domandò allora lei.
"Quel bastardo era ubriaco. Voleva dei soldi per non sputtanarmi con la polizia. Diceva che mi avrebbe fatto buttare fuori dalla squadra. Ha iniziato a spintonarmi, io non ho reagito sperando non smettesse ma poi al primo pugno ho dovuto."
"Finn, tu eri con lui?"
Il ragazzo scosse la testa abbassando lo sguardo colmo di sensi di colpa.
"È corso da me appena gli sono arrivate le voci di quello che stava succedendo. Il bastardo si era già dileguato. Non capivo perché se ne andasse così ma poi la gente ha cominciato a dire che stava arrivando la polizia. Lo ha fatto apposta. Ha cercato di mandarmi nella merda!"

Sentii Duna singhiozzare di nuovo e dovetti trattenere le lacrime anche io. Forse era colpa dell'erba o dell'adrenalina che se ne stava andando ma mi sentivo così triste in quel momento.
"Dove devo andare?" Chiesi con un filo di voce.
Finn voltò la testa di scatto verso di me ed iniziò a darmi indicazioni per raggiungere casa sua senza staccare mai lo sguardo da me.
Fermai la macchina dopo una decina minuti.
Eravamo di fronte ad un palazzo molto moderno e in qualche modo questo mi fece sorridere. Non immagino nessun'altra abitazione per uno come lui.

"C'è posto a sufficienza per tutti se volete dormire qui. Duna tu resti vero? " Le chiese Finn voltandosi poi verso di me.
"Ti lascio la macchina nel vialetto." Dissi alla mia amica guardandola dallo specchietto.
"Ti prego Ina, resta anche tu. Hai fumato e bevuto, non puoi guidare!" Mi supplicò agitata.
La testa di Finn si voltò di scatto nella mia direzione e mi osservò innervosito e sorpreso.
"Cosa hai fatto?"
Mi voltai a guardarlo ma l'intensità dei suoi occhi in quel momento mi facevano male, perciò voltai la testa di nuovo.
"Non puoi metterti in pericolo in questo modo." Disse con tono calmo ma severo.
Mi osservò ancora scuotendo la testa e facendomi vergognare delle mie azioni e poi usciì dalla macchina.
Fece il giro e aprì la mia portiera.
"Scendi, guido io."
Feci come mi aveva ordinato e risalii dopo aver salutato i miei due amici che se ne entravano in casa abbracciati.
"Tu non hai fumato? Bevuto?"
"Te l'ho già detto, non guido se non sono completamente in grado di farlo. E nemmeno tu dovresti. È pericoloso."
"Non potevo lasciare Duna così. Cosa avrebbe fatto? Era terrorizzata. E poi voi eravate nei guai. Se vi avesse presi la polizia?"
Rimase in silenzio diversi minuti, cosa alla quale non ero abituata, e fece ben attenzione a non guardarmi più.
"Sei arrabbiato con me?"
Gli domandai sentendomi male inspiegabilmente. Odiavo quando le persone ce l'avevano con me, quando mi mettevano il broncio. Era vero che praticamente non lo conoscevo, ma per un qualche inspiegabile motivo l'idea di averlo deluso mi rattristava.
"Certo che no. Sei una brava amica Ina. Solo non voglio dovermi preoccupare per te quando non siamo insieme. Quindi promettimi che non guiderai più dopo aver fumato o bevuto."
"Tu non devi preoccuparti per me. Noi non ci conosciamo."
Fece schioccare la lingua contrariato e scosse la testa.
"Non è importante quanto ci conosciamo."
Tagliò corto lui facendo cadere di nuovo il silenzio per qualche minuto.
"È il nostro secondo appuntamento questo, te ne sei accorta?"
Mi voltai ad osservarlo e i nostri occhi si incrociarono un istante prima di tornare sulla strada.
Un brivido mi partì dalla pancia scuotendomi il corpo.
Non potei fare a meno di sorridere.

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