21. Corri

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Quasi caddi in avanti quando sentii la voce provenire dal fondo del corridoio.
"Finn?"
Domandai con voce spezzata e colma di paura.
"Merda." Scoppiò a ridere Finn trascinandomi velocemente dalla parte opposta, accanto all'uscita di sicurezza.
Lo seguii come meglio potevo, spaventata sia dalla voce che avevo sentito che dal rischio di poter cadere
Finn mi teneva saldamente una mano e con l'altra mi spingeva dal fianco mantenendo salda la presa e infondendomi un piccolo moto di coraggio.
Mi fece appoggiare alla balaustra e poi andò velocemente a recuperare le nostre cose tornando indietro.
"Tieni." Mi porse le scarpe e prendendomi in braccio, mi sollevò e mi mise seduta sul bordo del campo scavalcandolo poi con un salto.
Si sfilò i pattini ed iniziò a rivestirsi così anche io cercai di fare lo stesso non riuscendo però ad aprire quei maledetti aggeggi.
"Chi è?" chiesi spaventata quando di nuovo la voce giunse alle mie orecchie.
"Non lo so. Forse c'è un custode nel centro. Non ci vengo da quando sono stato ammesso in squadra."
"E che succede se ci trova?"
"Chiama la polizia, ci arrestano e vivremo per sempre in prigione." Concluse sfilandomi i pattini e posandoli lì accanto. Feci per infilarmi le all star ma mi prese in braccio mettendomi a terra ed iniziò a correre trascinandomi.
"Non c'è tempo."
Disse salendo sugli spalti e fiondandosi verso l'uscita di sicurezza.
Sentivo il cuore pomparmi nel petto e l'andrenalina spingermi le gambe ad andare più forte.
Mi sembrava che stessi facendo la pazzia più grande della mia vita e mentre correvo mano nella mano con Finn, sapevo già che non avrei mai dimenticato quella serata.
Uscimmo all'aria aperta e continuammo a correre a perdifiato.
L'asfalto era gelido e le calze sudate si attaccavano al pavimento ad ogni passo.
Ci attaccammo al cancello cominciando a salire e lui fece un salto per raggiungere l'altro lato mentre io mi fermai in cima.
"Vieni, forza!" Mi incitò aprendo le braccia.
"Non ho le scarpe!" Sussurrai disperata mentre calcolavo il salto che dovevo fare. Avevo paura di farmi male.
"Ti prendo io. Fidati." Mi promise Finn allungando le braccia e toccandomi le gambe.
Scossi la testa spaventata.
Mi voltai per vedere se il custode fosse dietro di noi e quasi mi sbilanciai indietro rischiando di cadere.
Finn mi strinse forte il polpaccio spaventandosi.
"Ina, fidati di me. Puoi fidarti di me!"
E io lo feci. Mi lasciai cadere piombandogli addosso e per fortuna lui mi prese al volo tenendomi ben salda.
Ancora una volta le nostre labbra si sfiorarono e lui esitò a mettermi a terra.
"Forza, andiamo." Disse dopo un attimo trascinandomi verso la macchina.
La mise in moto non appena chiusi la portiera e partì velocemente.
Dopo alcuni secondi ci guardammo in faccia e scoppiammo a ridere.
"Oh mio Dio eri così terrorizzata. Sembrava ti avessero beccato a fare una rapina a mano armata! Dovevi vedere la tua faccia."
Risi più forte.
"Tu mi hai messo il panico addosso. Avevo paura che se ci avessero beccato ti avrebbero buttato fuori dalla squadra o che si io."
Finn rise più forte.
"Non sarebbe successo nulla. Avremmo solo fatto una figura di merda, niente di che. Il custode lo conosco, ci avrebbe solo dato una lavata di capo. Che sfiga! È arrivato dopo nemmeno venti minuti che eravamo dentro!"
Spalancai la bocca incredula.
"E per quale motivo allora mi hai fatto correre in quel modo? Sembrava una questione di vita o di morte!"
"Così è più divertente. Più adrenalinico! Te l'ho detto che sono io il simpatico del gruppo."
Cercai di arrabbiarmi ma finii con il ridere di nuovo.
Quei giorni senza di lui erano stati senz'altro più noiosi ed era tornato con il botto.
Non volevo ammetterlo ma le giornate passate in sua compagnia avevano un qualcosa di avventuroso e avvertivo la sensazione che con lui sarebbe stato difficile annoiarsi.
Era persona impulsiva e piena di idee. Sicuramente un filo iper attivo e quel pepe che aveva aggiunto a quelle fredde giornate Islandesi stava iniziando a piacermi più del dovuto.

Alzai un piedi osservando lo stato della calza un tempo bianca.
"Si sono persino bucate!"
Gli feci notare sollevando la gamba per mostrargli la mia calzetta.
Scoppiò a ridere di gusto mentre cambiava marcia per aumentare la velocità.
"Ho freddo hai piedi, non mi hai nemmeno lasciato il tempo di mettere le scarpe." Misi il broncio divertita da quella situazione.
Allungò la mano afferrandomi il piede e lo tirò sul suo ginocchio. Rimasi sorpresa da quel gesto così intimo e spontaneo e dovetti trattenere un sorriso.
Mi ero immaginata che avesse trascorso il fine settimana divertendosi con chissà chi e in quel momento era seduto accanto a me con il mio piede addosso e nonostante mi facesse male l'anca per la posizione non del tutto naturale, mi sentivo a mio agio.
"Vorrei aver filmato la scena, credimi. Sei un poco ingenua per essere una che ha viaggiato per il mondo." Concluse, forse anche lui in imbarazzo per il tutto.
Proseguimmo in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri e con poca voglia di interrompere quel momento.
Ritirati il piede sol quando quella posizione diventò impossibile da mantenere e lui non disse una parola.

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