Era piacevole stare in macchina con lui, anche se non lo avrei mai ammesso ad alta voce.
Fingevo di guardare fuori dal finestrino ma ogni tanto lanciavo lo sguardo nella sua direzione.
Aveva un viso rilassato, guardava davanti a sè con un sorriso.
Aveva una mano sul cambio e una sul volante.
Tutto di lui esprimeva sicurezza in sè stesso.
"Hai finito di guardarmi di nascosto?"
Voltai lo sguardo di scatto fingendo indifferenza.
"Ma chi ti guarda.."
Risposi imbarazzata facendolo sorridere.
"Non è che sto iniziando a piacerti.."
Rilanciò mostrandomi la sua faccia tosta.
Non feci in tempo a rispondere che mi bloccò.
"Non prendertela. È piacevole quando mi guardi. Anche io ti guardo spesso."
"Me ne sono accorta."
Alzai gli occhi al cielo.
"Quindi, sei una tipa che esce da sola anche se circolano voci di aggressioni, guida la macchina sotto effetto di sostanze.. Una continua sorpresa. Ti avevo giudicato male."
Sbuffai.
"Sono venuta a salvarvi il culo, o sbaglio?"
Sorrise.
"Questo è innegabile. Grazie."
"Come mi avevi giudicata?"
Chiesi allora spinta dalla curiosità.
Mi morsi il labbro. Non volevo fargli credere che dessi peso al suo giudizio.
"Ti pensavo una ragazza tranquilla. Mi sembravi più rigida."
Scoppiai a ridere pensando a tutte le feste alle quali avevo partecipato.
"Ho sbagliato vero?"
Feci di sì con la testa.
"In alcune situazioni sono più rigida. Dipende chi mi trovo davanti."
"Questo lo avevo capito."
Cambiò la marcia e poi mi guardò ancora sorridendo.
"E tu cosa pensi di me ora?"
"Vediamo. Usi le donne come oggetti, sei uno al quale non importa nulla tranne che di sè stesso, sei sicuro di te, ti senti bello e credi che nessuno possa resisterti e questo è uno dei motivi per il quale ti sei fissato con me.."
"Auch."
Si mise la mano sul cuore.
"Questo è quello che pensavi all'inizio. Ora cosa pensi?"
Ci pensai un attimo e sorrisi.
"Duna dice che sei un buon amico e non lo metto in dubbio. Penso che tieni a Gill e alla squadra. Sei sicuramente simpatico e di buona compagnia ma non ho cambiato la mia opinione per quanto riguarda le donne. Sei uno che bacia una ragazza in un locale mentre guarda me e questa sera non eri presente alla rissa perché probabilmente eri con un'altra."
Mi voltai a guardarlo e mi accorsi che aveva totalmente cambiato sguardo.
Ora risultava freddo e distaccato.
"Sbaglio?"
Rimase in silenzio alcuni istanti.
"Sbagli. I tuoi sono pregiudizi."
"Okay."
Ridacchiai nervosa.
"La ragazza dell'altra sera è la mia migliore amica. L'ho baciata perché in quel locale c'era il suo ex, uno dei groenlandesi che stavano festeggiando. L'ha mollata dicendole che non voleva legami ora che ripartiva e che era stata solo divertimento. L'ha denigrata, le ha detto che non era abbastanza per lui e quando lei gli ha detto di andarsene, che sarebbe stata meglio senza e che avrebbe trovato di meglio, lui si è incazzato."
Mi lanciò in sguardo e io girai la testa di nuovo.
"Le ha detto che nessuno vorrebbe stare con lei realmente. Che si crede bella ma non lo è. Era sicuro che si sarebbe scrogiolata nel malessere per l'eternità con il cuore infranto. Voleva solo mostrargli che non era così."
Mi schiarii la voce onestamente stupita da quella storia.
"Si è accorta che ti guardavo. Le ho detto che sei tu la ragazza che mi piace e lei mi ha detto che sei molto bella."
Alzai gli occhi al cielo di nuovo.
"Io non mi sono mai comportato come quel ragazzo. Non ho mai illuso una persona per poi mollarla, ferirla e denigrarla. Ho avuto tante relazioni, tutte consensuali con dichiarati i miei intenti fin dall'inizio. Nulla di serio, solo divertimento."
"Perché? Questo è denigrante nei confronti delle donne."
Fu il suo turno di alzare gli occhi al cielo e ridacchiare.
"Perché sono giovane e non ho trovato la persona giusta con la quale volevo passare del tempo. Con la quale volevo investire per diventare una persona migliore. Sei tu ad essere sminuente e anche maschilista."
Scoppiai a ridere.
"Io?" Chiesi puntandomi il dito sul petto.
"Sì. Credi ancora che le donne vogliano solo storie serie? Che siano qui ad aspettare il principe azzurro? Le donne possono volere anche solo del divertimento, del sesso libero da impegni."
Ci pensai.
Aveva ragione. Quella era una versione davvero maschilista di come funzionava il mondo e non rappresentava il mio modo di pensare.
Rimasi in silenzio provando a non rilanciare ma non ce la feci a lungo.
"Quindi niente cuori infranti?"
Alzò le spalle.
"È capitato una volta. Avevo messo in chiaro quali erano i miei intenti, lei aveva concluso che erano i suoi stessi ma poi aveva iniziato a pretendere di più. Quando l'ho chiusa ci è rimasta molto male e ha messo in giro voci sul mio conto. L'avevo illusa, sono uno stronzo.. Da lì in poi queste voci di sono ingigantire a dismisura e da qui arriva la mia fama."
"Quindi non sei uno stronzo?"
"Lo sono."
Rispose sincero come poche persone al mondo.
Risi di nuovo. Mi destabilizzava la sua onestà.
"Che intendi?"
Si grattò la fronte.
"Sono irascibile, posso diventare aggressivo in serate come questa, sono piuttosto egoista e preferisco prendere le strade più facili. Non ho mai voluto legarmi sentimentalmente perché fatico ad impegnarmi in qualcosa che non sia me stesso o la squadra. Però sono sincero, come vedi. Non prendo in giro nessuno."
Alzai le spalle.
Lo era davvero.
"E quindi cosa vuoi da me? Non sono predisposta ad avere relazioni solamente sessuali. Sono troppo incasinate per me in questo momento. Non sono alla ricerca del principe azzurro ma non voglio nemmeno sentirmi usata, ed è così che mi sentirei. Stai solo giocando.."
Sbuffò interrompendomi.
"Ti ho solo chiesto di uscire. Non di fare sesso."
Spalancai la bocca rendendomi conto che era molto bravo a manipolare le conversazioni a suo favore.
"Per quale motivo?"
Alzò le spalle.
"Perché sono egoista e quando ti ho vista mi è venuta voglia di uscire con te. Poi ho scoperto che hai anche un caratteraccio e la cosa mi piace. Magari al nostro terzo incontro scoprirò che non mi piaci così tanto ma ora, aspetto solo il momento di trovarmi in situazioni come questa."
Mi grattai il mento in evidente imbarazzo.
Mi aveva messa a tacere come poche volte era successo nella mia vita.
"E questa sera perché non eri con Gill?"
Chiesi mordendomi la lingua di nuovo.
"Sei troppo gelosa per non avere interesse nei miei confronti."
Sorrise.
"Gill stava andando a fumare. Io non fumo e la squadra è l'unica cosa davvero importante che ho. Non voglio metterla a rischio. Tutto qua. Hai fatto male i tuoi calcoli quando senza conoscermi hai pensato di sapere tutto di me."
Aprii la bocca per domandargli scusa ma la richiusi imbarazzata.
In quel momento mi resi conto che stava facendo il giro della città per riportarmi a casa impiegandoci ben più tempo ma di nuovo, rimasi in silenzio."Mia madre mi suonava spesso il pianoforte e cantava sempre. Quando cucinava, quando puliva.. in continuazione." mi confidò alzando il volume della radio.
Il sorriso se ne andò dal suo volto e inghiottì a fatica quello che doveva essere un boccone amaro.
Non feci domande consapevole di quanto potesse essere complicata la famiglia e quanto dolore potesse causare.
Forse avevamo qualcosa in comune, o forse stava solo cercando di fare colpo in qualche modo, anche se mi sembrava troppo sincero per certe tattiche.
"Anche io cantavo spesso per Eyvar."
Non gli dissi che c'erano stati momenti così bui in cui mio fratello non si alzava più dal letto e che l'unico modo per farlo stare un pochino meglio era stargli accanto e cantargli le sue canzoni preferite per ore.
La musica ci aveva sempre unito e risollevato l'anima, ma era un pensiero troppo intimo per essere confidato a lui in quel momento."Pensi che Gils avrà altri problemi?" Gli domandai cercando di sviare il discorso.
La sua mascella si fece più contratta a quella domanda.
"Certo che ne avrà. Persone come Milo creano solo problemi."
Sussultai a quella risposta.
Duna era una brava persona e non meritava di stare male, così come Gill.
"Non può andare alla polizia?"
Scosse la testa a quella domanda.
"Non può rischiare il posto in squadra e se dovessero iniziare a fare test anti droga o anti doping sicuramente risulterebbe ancora positivo."
"Quindi che farete?"
Finn si voltò verso di me e mi sorrise quando si accorse che mi stavo agitando.
"Non preoccuparti. Ha una squadra intera pronta a proteggerlo."
Lo guardai nervosa.
"Sì, ma hai detto che tipi come lui portano guai. Potrebbe essere pericoloso anche per voi."
Arrivammo davanti casa di Duna in quel momento e fermò la macchina.
"Come tornerai a casa ora?" Domandai rendendomi conto che non aveva la macchina e sicuramente, quella che stavamo usando sarebbe servita ai genitori di Duna l'indomani.
Non avevo minimamente pensato a quel dettaglio.
"A piedi. Non preoccuparti"
"Non hai la giacca. Fa freddo! Non ti lascio andare a piedi"
Sorrise alle mie parole e si spostò di nuovo i capelli.
Forse era un gesto che faceva quando si sentiva nervoso.
"Ti preoccupi un po' troppo per me. Te l'ho detto che inizio a piacerti."
Si morse il labbro e poi scoppiò a ridere.
"Non voglio essere la colpevole per la morte da congelamento di uno studente della mia scuola. Tutto qua. Ti porto una giacca almeno!"
"Va bene, la accetto volentieri. Comunque andrò a prendere l'ultimo bus che porta verso il mio quartiere. E sono troppo allenato per morire di freddo. Sono uno sportivo io!"Misi una mano sulla portiera senza però riuscire ad uscire. Sentivo il bisogno di scusarmi per cio che gli avevo detto ma non sapevo come farlo.
"Scusami per averti giudicato senza nemmeno conoscerti. È ingiusto."
"Per aver pensato che sia un maschilista senza cervello che usa le donne per i suoi comodi per poi scaricarle e maltrattarle? O che sono talmente una carogna da divertirmi mentre il mio amico viene pestato?" Mi domandò con voce piatta.
Mi sentii scuotere il cuore a quelle parole. Aveva ragione, lo avevo descritto come una persona pessima. Un altro non mi avrebbe di certo riaccompagnata a casa ma mi avrebbe mollata sul ciglio della strada."Hey." Mi richiamò allora lui accarezzandomi il palmo della mano con un dito.
Delle piccole scosse partirono dal punto esatto dove mi aveva toccato e si distribuirono ovunque.
Era la prima volta che ci toccavamo.
"Scusami, sono stato troppo duro con questa risposta. Non volevo farti sentire in colpa. Abbiamo semplicemente iniziato con il piede sbagliato. Ti va se azzeriamo tutto e ripartiamo?"
Feci segno di si con la testa ridendo.
"Ok Finn. Sono felice di aver incontrato persone come te in Islanda. Pensa che a Siviglia scommettevano su chi mi avrebbe portata a letto per primo."
Fu il suo turno di scoppiare a ridere.
"Io non avrei mai fatto una scommessa tanto pessima. Avrei piuttosto scommesso che sarei stato il primo a riuscire a strapparti un appuntamento ma effettivamente non è una cosa saggia perché poi le persone interpretano e girano le frasi a loro piacimento."
Sorrisi e lui fece altrettanto.
"Per fortuna, perché credere di essere la scommessa sessuale di qualcuno è molto avvilente."
"Gli uomini sono dei veri coglioni alle volte. Non sono bravi a non lasciar sotto intendere un velo di malizia nelle frasi che dicono. Deve sicuramente essere pessimo venire etichettate come scommesse. Se mi presenti chi ha fatto una cosa del genere, lo gonfio di botte."
Mi misi a ridere, per la prima volta in maniera onesta.
"Esci con me Ina"
"Non posso. Non sei il mio tipo." Gli risposi uscendo dalla macchina.
Mi catapultai in casa e presi la prima giacca di Eyvar che vidi.
Poi corsi indietro e gliela lanciai sul sedile posteriore andando via senza dire una parola.
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Just breathe
ChickLitUn libro che parla semplicemente di rapporti umani e relazioni. In un paese avanzato come l'Islanda, quanti problemi possono avere dei giovani adolescenti? Tra amore e amicizia, sentimenti profondi, pianti, crescite e parole dette col cuore. Just Br...