"Dormi da me?"
Chiese Finn avvicinandosi al mio orecchio.
Avevamo finito di mangiare e stavamo guardando un film.
Sergj stava già russando da un po' così come Duna mentre Marco invece continuava a scrivere messaggi col telefono.
Aisha se ne era andata qualche ora prima perché i suoi genitori erano ancora arrabbiati con lei e Havrest aveva un appuntamento con una ragazza, quindi se ne era andato subito dopo la pizza.
Guardai male Finn.
"Perché dovrei?"
Mi sorrise.
"Perché non ho nessuna voglia di portarti a casa."
"Torno in autobus."
Alzò le spalle.
"L'ultimo era dieci minuti fa."
Guardai l'orologio. Era quasi la una di notte.
"E ovviamente non me lo hai detto."
Lo accusai scocciata.
Si mise a ridere mettendosi in bocca una mangiata di pop corn.
"Eyvar starà già dormendo. Sono il primo uomo che ti invita a dormire a casa sua?"
Fu il mio turno di sorridere.
"Non mi va di dormire nelle lenzuola dove hanno soggiornato migliaia di donne e di piattole."
Finn ridacchiò.
"Migliaia.. Mi credi più figo di quanto sono in realtà. Ne sfioriamo qualche centinaio al massimo."
Alzai gli occhi al cielo.
"Almeno le lavi qualche volta?"
"Mai."
Rispose serio.
"Fra qualche anno venderò quelle lenzuola ad un qualche museo e diventerò milionario."
"Sperma su tela?"
Domandai facendolo scoppiare a ridere.
"Sei simpatica qualche volta."
Finsi di applaudirmi da sola quando il suo telefono squillò di nuovo.
Andava avanti da un'oretta.
Provai ad allungare gli occhi ma senza risultato.
"Sei un'impicciona."
Arrossii quando mi resi conto di essere stata colta in fragrante.
"Non stavo facendo nulla. Mi chiedevo solo se fosse una ragazza sola a scriverti o più di una."
Finn mi afferrò il braccio scuotendomi leggermente.
"Ma quanto sei gelosa?"
Gli diedi una pacca sulla mano allontanandolo.
"Per nulla."
Lo scoprii mentre mi guardava affatto convinto.
"In situazioni normali non sono gelosa e men che meno controllante. L'amore è libertà, altrimenti diventa una tomba."
Il suo sorriso si aprì ulteriormente.
"Parliamo già di amore?"
Arrossii violentemente e aprii la bocca per ribattere.
"Non potete andare di là a flirtare? Vorrei vedere la fine del film."
Ci chiese scocciato Murat.
Finn lo guardò male poi si alzò e mi prese per mano costringendomi a seguirlo in cucina.
Si sedette sugli sgabelli alti e si versò un bicchiere di vino dandone dell'altro anche a me.
Rinunciai a qualsiasi guerra volessi intentare e andai a sedermi accanto a lui.
"Sei gelosa solo di me allora."
Pronunciò quelle parole compiaciuto e sicuro.
"Non è così. Mi hai appena chiesto di dormire da te ma scrivi con un'altra. Mi scoccia un po'."
Sul suo volto si dipinse la solita espressione furba di quando aveva in mente qualcosa.
"Facciamo che ti lascio leggere i messaggi così tu ti fidi e dormi qui?"
Scoppiai a ridere.
"No."
Finn non demordeva.
"Voglio solo conquistare la tua fiducia. Sono stanco che mi dipingi come una persona viscida e poco leale. È ingiusto."
Allungai la mano e gli accarezzai la guancia.
"Povero Finn."
In quel momento mi resi conto che stavo davvero flirtando.
Mi girai verso il salotto quando sentii un rumore.
"Non è nulla."
Finn attirò di nuovo la mia attenzione mettendo il telefono sul tavolo.
"Ti sembro la persona che controlla i messaggi dei ragazzi che.."
Mi bloccai all'istante. Stavo per dire "che frequenta."
"Che?"
"Che la importunano."
Finn rise ed inserì il codice aprendo whatsupp.
Voltai la testa di scatto.
"Perché devi sempre mettermi a disagio? Non voglio controllare nulla. Mi fido di ciò che dici e basta."
"Bugiarda. Ma ti perdono. La fiducia va conquistata un poco alla volta."
Alzò il telefono di fronte a me e io sbuffai di nuovo.
"Perché vuoi che leggo questo messaggio?"
"Perché è importante per me."
Sorrisi e direzionai gli occhi verso lo schermo ormai stanca di ribattere.
"Chi è Talm?"
"Leggi!"
Mi spronò lui.
"Il tuo futuro allenatore.."
Realizzai allora io con il sorriso.
Gli aveva scritto dei messaggi per dirgli quali passaggi aveva fatto bene e quali tecniche avrebbe dovuto lavorare.
Si complimentava per la partita e gli diceva che sarebbe andato anche alla prossima.
Sorrisi.
"Sono fiera di te."
Finn si bloccò a quelle parole e mi fissò per qualche secondo, finché io non gli feci una smorfia.
"Era una vita che nessuno mi diceva una cosa del genere."
Si protese in avanti e mi diede un bacio sulla guancia che mi fece arrossire di nuovo.
"Scusa se ho provato a farmi gli affari tuoi."
Finn rimase in silenzio per un istante.
"In realtà, mi ha scritto anche una ragazza. Una con la quale ero uscito qualche settimana fa. Voleva sapere se potevamo combinare ancora."
La mia pancia fece una torsione alle sue parole.
Cazzo, ero gelosa per davvero.
"Bene. Sono molto felice che.."
"Gli ho detto che non sono più interessato. Mi credi?"
Feci cenno di sì con la testa.
Gli credevo davvero.
"Se io ti dessi in mano ora il mio telefono troveresti una miriade di messaggi scambiati con delle ragazze. Fino a qualche settimana fa avevano una sfumatura, ora tutt'altra. Rispondo gentilmente a tutte perché non mi hanno fatto nulla di male ma non voglio fraintendimenti con te per questo. Okay?"
Feci un altro cenno.
"Sono contento che sei una che non legge i messaggi. Odio questo tipo di sceneggiate. Quando io e te staremo insieme, voglio che ti fidi di quello che ti dico. Non posso impedire a nessuna di scrivermi però sono responsabile di ciò che rispondo. Sono una persona leale e lo dimostrerò."
"Okay Finn. Come vuoi tu."
Presi il mio telefono e controllai se Eyvar mi avesse scritto ma tutto taceva da quel fronte.
"Starà dormendo. Non preoccuparti troppo."
Sbuffai mettendolo via.
"Non conosci mio fratello."
Le crisi di Eyvar insorgevano da piccolissime cose ed era così spaventata all'idea dai doverne affrontare altre.
Il mio sguardo cadde su una foto incorniciata appoggiata sul tavolo.
Non l'avevo vista prima.
"Sei un mini tu?"
Chiesi sorridendo mentre guardavo quel bimbo grassoccio che sorrideva in foto.
"E tua mamma?"
Fece un cenno positivo con la testa e come l'altra volta, il sorriso svanì totalmente dal suo viso.
"Davvero una bella donna."
"Già."
Sussurrò.
Restammo in silenzio per alcuni istanti, entrambi concentrati sulla foto.
"Tu sei cresciuto qui?"
Chiesi allora.
"Sono nato qui e ho vissuto a Londra per qualche anno. Poi quando mamma è morta, sono stato spedito dai miei nonni in Svezia. Sono tornato qui e poi ho fatto due anni di elementari in Canada dove mi sono appassionato all'hockey."
Mi girai a guardarlo.
"L'hockey mi ha salvato la vita. Ero pieno di rabbia, pieno di tutto. Solo con i pattini smettevo di pensare. Mi ha dato una disciplina e ha evitato che iniziassi a frequentare gentaccia, come mio fratello."
Pensai a Milo e rabbrividii.
Duna non mi aveva detto più nulla a riguardo ma sapevo che sicuramente non si era fatto da parte.
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Just breathe
ChickLitUn libro che parla semplicemente di rapporti umani e relazioni. In un paese avanzato come l'Islanda, quanti problemi possono avere dei giovani adolescenti? Tra amore e amicizia, sentimenti profondi, pianti, crescite e parole dette col cuore. Just Br...