Capitolo 73

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Jonathan POV
Dio perché ho accettato di venire?
Non voglio stare in mezzo a tutta quella gente ubriaca e quei fidanzatini felici.
T:"Dai che ci divertiremo" mi disse sorridendo e dandomi una pacca sulla spalla.
Io sbuffai e lo seguii.
Appena entrai era tutto come pensavo.
Gente che si muoveva a ritmo della musica, altri che bevevano fino a non ricordare più il proprio nome e altri concentrati a guardare il culo di qualche ragazza.
E poi c'ero io, lì da solo a fissare quella gente senza capirne il motivo.
Stavo lì fermo sperando che Thomas da lì a poco si sarebbe annoiato e sarebbe venuto da me a dirmi di andarcene.
Ma non succedette esattamente così.

Thomas cercó di spingermi sulla pista ma io non andai.
Dopo troppi tentativi di smuovermi, si stufò e mi lasció lì da solo.
Annoiato, cercai un posto dove sedermi, ma erano tutti occupati, gli unici erano le sedie dove servivano da bere.
Sbuffai e cercai di arrivare a destinazione senza che qualche ragazza ubriaca mi si buttasse addosso.
Dopo vari sforzi arrivai sano e salvo, Dio è come una foresta laggiù.
Vicino a me c'erano alcuni ragazzi che continuavano a bere alcolici di vari generi.
Cercai di non guardare, perché se lo avessi fatto, se mi fossi concentrato sull'odore di quegli alcolici, sul colore, sarei andato fuori di testa.
È come un droga e devo provare a starne lontano.

"Vuoi qualcosa da..."stava per chiedermi il barista ma non lo lasciai finire.
Risposi immediatamente di no, senza pensarci perché se ci avessi pensato, molto probabilmente avrei detto di sì.
Mi accorsi però che il ragazzo alla mia destra mi stava fissando e sorrideva.
J:"Che hai da guardare?" Gli ringhiai.
Lui disse al barista qualcosa e subito dopo il barista gli mise un bicchiere davanti.
Lo prese e me lo passò.
Io lo guardai confuso e poi lui mi disse:
"Bevi dai"
J:"No grazie" gli risposi freddamente e poi gli ripassai il bicchiere.
"Perché? Di cosa hai paura?" Mi chiese ridendo.
J:"Che cazzo vuoi da me? Non ti conosco nemmeno" dissi e feci per andarmene.

Ma lui mi urló dietro:
"Hai paura di esserne dipendente piccolo moccioso?"
Mi fermai.
Il cuore batteva come non mai.
Mi girai verso di lui, mi avvicinai e presi il bicchiere.
Lo guardai impietrito.
Non dovevo farlo, ma la voglia era troppa.
Solo uno poi basta, mi ripetei in testa mille volte.
Me lo portai vicino alla bocca e lo bevvi tutto d'un fiato.
Lo rimisi sul tavolo e mi avvicinai a quel ragazzo.
J:"Non ne sono dipendente."
Gli dissi, ma non ci credetti nemmeno io.
"Se non lo sei allora bevine un altro, coglione"
Gli tirai un pugno, ma lui non reagì, anzi si mise a ridere.

Ormai stavamo dando spettacolo, erano tutti lì a fissarci.
Perché deve finire sempre così?
Perché non riesco mai a resistere?
Perché ho ripreso quella maledetta sera?
Prese un bicchiere e poi un altro.
Uno lo passó a me.
"Prima io, poi te, vediamo se sei tanto forte come pensi di essere"disse e poi bevve.
Lo feci anche io, senza pensarci due volte.
L'alcol stava iniziando ad entrare dentro tutto il mio corpo.
Speravo solo che fosse l'ultimo bicchiere, ma non fu così.

Nicole POV.
Beth dormiva serenamente e desideravo soltanto essere al suo posto.
Magari a sognare qualcosa di bello.
Io davvero, per quanto mi sforzi di capire Peter, ogni giorno sembra che lo conosca sempre meno.
So che non è il ragazzo più buono del mondo, so che c'è qualcosa di misterioso in lui, so che ha bisogno di amore, di essere salvato proprio come me.
Ma so anche che non sarà la persona che amerei con tutta me stessa, non ora, non a questa età.

Posso sembrarvi folle, pazza, una che non ne sa niente dell'amore.
Ma so che ora , in questo momento io ho bisogno di lui.
Ho bisogno della persona che in questi mesi è riuscito a salvarmi.
Che è riuscito ad amare ogni singola parte del mio corpo.
Che è riuscito a toccarmi il cuore senza farmi male, senza distruggerlo.
E questo lui, in questa notte fredda non c'è.
E manca ad ogni parte di me.

***
Quando finalmente riuscì a dormire per qualche minuto, il campanello suonó in piena notte.
Ma chi cazzo poteva essere a quell'ora?!
I miei no sicuro perché erano fuori per lavoro, come sempre.
Mangiano con noi e poi se ne vanno.
Non ci sono mai.
Li vediamo tre ore in una giornata se va bene.
La persona che stava suonando non aveva intenzione di smettere, quindi mi alzai furiosa e mi recai ad aprire la porta.

Prima di aprire chiesi chi fosse, ma non ricevetti risposta.
Indecisa se aprire o meno, dopo i suoi continui suoni al campanello decisi di aprire per farlo smettere.
Ed eccolo lì, con gli occhi iniettati di sangue, con i capelli tutti spettinati e sudati e con qualche livido in faccia.
N:"Jonathan..?" Chiesi confusa. Non sapevo cosa dire.
Cosa ci faceva a quell'ora fuori da casa mia? E ridotto in quel modo?

N:"Aspetta ti aiuto io" lo aiutai a camminare e lo feci sedere sul divano.
Gli feci segno di aspettarmi lì e corsi in bagno a prendere uno straccio bagnato e qualche cerotto.
Alla fine ci ritrovavamo sempre così, lui che sanguina e io che cerco di guarirlo, o almeno ci provo.
Corsi in fretta da lui.
Gli tenetti il viso fermo e con lo straccio cercai di pulire il viso pieno di sangue.
J:"Scusa" disse con voce tremante.
N:"Non importa" gli risposi senza guardarlo.
Non importava davvero. Non volevo che parlasse, volevo solo dimenticarmi tutto e baciarlo, volevo solo che lui stesse zitto, volevo solo guardarlo e dirgli quanto lo amavo. Anche così, anche ubriaco, pieno di lividi e che non si reggeva in piedi, io lo amavo anche così; l'avrei sempre amato.

J:"Invece si cazzo. Sono un disastro, mi odio, sono un fottuto mostro"
Disse prendendosi il viso fra le mani piangendo.
Odiavo vederlo in quello stato.
Odiavo vederci così.
Lo abbracciai forte.
Cercai di consolarlo.
Cercai di non piangere, ma fallii subito.
È stancante essere così debole, è stancante piangere per ogni cosa.
N:"Tranquillo va tutto bene, ci sono qui io, sh non piangere"
J:"Ho bevuto" mi disse piangendo, me lo disse come se fosse la cosa più brutta da dire.
Io sorrisi e gli risposi:
N:"Lo so"
Ci staccammo da quell'abbraccio e i suoi occhi ora, erano ancora più rossi.

J:"Posso...posso dormire qui per stanotte? Posso dormire sul divano se vuoi"
Sorrisi e alzandomi gli sporsi la mano
N:"Vieni con me"
Mi prese la mano e salimmo le scale insieme, mano nella mano, come qualche settimana fa.
Andammo in camera dei miei genitori, gli presi dei vestiti di mio padre e glie li misi sul letto.
J:"Grazie" Disse soltanto.
N:"Quindi...ci vediamo domani mattina"gli dissi, lui annuì e io feci per andarmene.
J:"Dormi con me, ti prego" mi supplicò.
Non pensavo mi volesse, pensavo fosse arrabbiato.
Arrabbiato per avergli nascosto di me e Peter.
N:"Sei ubriaco" gli ricordai
J:"Non così tanto"rise.

Lo guardai e capii quanto si stava facendo del male, quanto soffriva, anche da quella distanza riuscivo a sentire tutta la sua sofferenza.
Mi avvicinai a lui e insieme ci mettemmo sotto le coperte.
Restammo così per un po' fino a quando mi disse:
J:"Mettiti qui dai"mi indicò il suo petto.
Non esitai, misi la testa sul suo petto e lo abbracciai.
Lui mi baciava la fronte.

Il suo odore. Il suo odore è la cosa che più mi è mancata, non sentirlo più è stato doloroso, non sentire più il suo cuore battere è stato ancora peggio.
Ora è qui.
Siamo qui.
Come sempre, e come per sempre saremo.
Ora è qui accanto a me, accanto al cuore.
Ora è qui e lo sento, riesco a toccare il suo corpo, non è un sogno, è reale, dopo tanto tempo lui è qui con me.
E dopo tanto tempo riesco di nuovo a respirare.
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Eccomi con un altro capitolo, come sempre spero vi piaccia.
Al prossimo capitolo❤️

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