Hug me \\ ( prima parte )

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Jonathan

Avrei dovuto vegliare su di lei, rimanere sveglio e di guardia fino a quando qualcuno dei buoni non ci avrebbe trovato, ma ero irrimediabilmente crollato senza neanche accorgermene. Era stato più forte di me. 

La stanchezza ed il dolore non mi avevano concesso alcuna tregua, anzi avevano preso il sopravvento non lasciandomi altra scelta se non quella di piombare nel sonno. 

Avevo provato a combattere, a contrastare tutto quel malessere irradiato ovunque, in ogni parte del mio corpo, ma era stato inutile. E alla fine, il mio inconscio aveva scelto di arrendersi e fuggire nell'oblio trascinandomi con sé. 

Quando il primo raggio di sole mi colpì in piena faccia svegliandomi di colpo, immediatamente mi riscossi dal mio stato di torpore e schizzai sull'attenti strabuzzando gli occhi, allarmato. Aurora dormiva ancora stretta fra le mie braccia e qualche passerotto cinguettava allegramente sui rami alti dei frassini tutt'intorno alla cascina. 

Con una mano tastai nella polvere e recuperai la mia pistola, per sicurezza. E ben presto, alle mie orecchie giunsero dei rumori distinti. 

Dei passi. 

" Aurora. " la chiamai dolcemente con un sussurro, scostandole i capelli dal viso con cura e delicatezza. " Svegliati, amore. Qualcuno è vicino. "

Grazie a Dio, qualcuno ci aveva trovato per davvero. 

Chi?  

Era buono o cattivo? 

" Aurora..." pronunciai ancora, a fiori di labbra. 

Nonostante una parte di me stesse esultando di gioia per l'inaspettato arrivo, l'altra era totalmente ed indiscutibilmente tesa, ansiosa e pronta al peggio. Strinsi ancora più forte la mia pistola, l'indice sul grilletto pronto a fare fuoco, e rimasi in attesa. Il cuore mi batteva all'impazzata nel petto, irradiava sangue, ossigeno ed energia ovunque, lo percepivo persino nelle orecchie e il respiro era accelerato a dismisura. L'adrenalina era in circolo facendomi vedere il tutto con un'insolita chiarezza. I muscoli delle gambe erano rigidi, ma pronti a scattare. 

Avanti, chi era?  

Quando una figura in divisa comparve all'interno del nostro piccolo rifugio sorrisi istantaneamente poggiando il capo contro la parete alle mie spalle e rilasciando così tutto il fiato che avevo trattenuto. 

La polizia, che sia benedetta. 

" Jonathan Corindone? " chiese l'agente per conferma. Era un ragazzo della mia età, forse alle prime armi nel suo mestiere, e sembrava veramente molto sorpreso e allo stesso tempo contento di averci trovato. 

Annuii prontamente. 

" Sono qui!" urlò lui, sicuramente non era arrivato fin qui da solo. 

Guardai quel ragazzo come se fosse un angelo sceso dal cielo e il sollievo che provai nello scoprire che finalmente io e Aurora eravamo seriamente al sicuro era più che evidente e palpabile. Seppur la preoccupazione non volesse lasciarmi in pace, del tutto. Aurora non stava bene, affatto. Aveva bisogno di cure, alla svelta. Non rispondeva quando la chiamavo, non si svegliava!

" Chiami qualcuno, mia moglie non sta bene! " dissi, alzandomi con cautela. Consegnai subito la mia pistola all'agente e tornai da Aurora, pronto a prenderla in braccio, tenerla contro il mio petto, e portarla via da quel posto. 

*****

Avanzavo imperterrito verso quel campo incolto, che la sera prima avrebbe potuto essere la mia tomba, in compagnia dei tre poliziotti che c'avevano trovato. Di tanto in tanto, mi assicuravo che Aurora - stretta fra le mie braccia - respirasse ancora, accostando una guancia contro le sue labbra leggermente dischiuse. Mi ostinavo a portarla io, sforzandomi d'ignorare il dolore che mi dilaniava da un bel po'. Non avrei mai permesso che qualcuno la toccasse in questo modo. 

Sei la mia luce - Trilogy of forgiveness Vol. 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora