I promise //

2.2K 146 18
                                    

Aurora

" Questa mattina i gemelli Christiansen hanno tenuto una conferenza stampa molto importante e interessante, che potrebbe determinare il futuro del loro grande impero finanziario, tuttavia non dovrebbero esserci problemi..." 

E non ascoltai più!

Spensi il televisore pigiando sul tasto rosso del telecomando, che abbandonai sul letto sfatto che mi aveva ospitato per una sola notte. 

Era l'ennesimo notiziario che stavo vedendo e ascoltando, ma in realtà non avevo bisogno di seguire i telegiornali o quel che scrivevano tutti i giornali del Paese e le maggiori testate mondiali per conoscere bene ogni dettaglio della vicenda Christiansen. Ci avrebbe pensato il mio bel maritino a spiegarmi il tutto. Dopotutto, avevo il privilegio di essere sua moglie, no? 

Sbuffai sonoramente, però. 

Il problema? Non vedevo Jonathan da quando la polizia ci aveva ritrovato in quella cascina abbandonata. Questo era insopportabile! Insostenibile!

Lui era ovunque, in tv, sui giornali, su internet, ma io desideravo ardentemente averlo qui, accanto a me, in carne, sangue, anima e ossa. Quanto avrei dovuto aspettare ancora? Sapevo quanto avesse da fare insieme ad Ashton, ma...mi mancava terribilmente. Uffa! 

Bramavo i suoi baci sulle mie labbra, le sue braccia intorno ai miei fianchi, il suo respiro sul mio viso, sul mio corpo...e quanto avrei voluto amarlo, per davvero. In un modo unico e soltanto nostro. 

I miei genitori mi avevano riferito che era passato da queste parti proprio ieri sera, dopo l'arresto di suo zio, ma io ero ancora parecchio stordita, sopraffatta dagli antidolorifici che m'avevano iniettato i medici, ero praticamente addormentata e...avevo appena fatto in tempo ad avvertire il suo dolcissimo e gradevolissimo profumo invadermi le narici, e nient'altro. Forse mi aveva persino depositato un tenero bacio sulla fronte, ma non ero del tutto sicura. 

E Jonathan, per riempire la sua momentanea assenza, aveva trasformato la mia stanza privata d'ospedale in un roseto, ero completamente circondata da rose rosse e bianche. Chiunque entrava fra queste quattro mura sgranava gli occhi per la sorpresa e la meraviglia. Il profumo era qualcosa di paradisiaco, ma pian piano dovevo ammettere che stava iniziando a disgustarmi e infastidirmi. 

" Pronta per tornare a casa? " chiese Sebastian, d'improvviso. Mi fece sussultare, e per un attimo le mie costole protestarono. 

Grazie a Dio non avevo due costole rotte, ma soltanto incrinate. Io e Jonathan avevamo sbagliato la mia diagnosi, e andava bene così. Sarei guarita ancora più in fretta di quanto avessi immaginato, nonostante avvertissi sempre e comunque dolore la maggior parte delle volte che respiravo e mi muovevo.

Sebastian fece una smorfia quando mi vide stringere i denti: " Oh, cavolo! Non volevo spaventarti, Rora. Tutto pronto? Borsone? Cartella medica? Hai firmato, tutto ok? Ho chiesto alle infermiere se potevamo uscire dal retro dell'ospedale, dalla porta riservata esclusivamente al personale, non immagini neanche quanti giornalisti ci siano fuori queste mura. Tutti sono in attesa di intervistarti, per avere l'esclusiva. Che cosa incredibile! Siamo famosissimi e persino la nostra piccola azienda di famiglia da ieri ne ha risentito in meglio. La quotazione in borsa è ottima! " sbottò con sguardo divertito ed eccitato. " E adesso che Jonathan e Ashton con la loro azienda a livello internazionale hanno deciso di avviare una stretta collaborazione con noi, io non ho parole...sono all'apice della felicità! "

Inarcai un sopracciglio: " Tu non detestavi tuo cognato? " 

" I..io? " balbettò, sbattendo le palpebre con aria innocente. " No, assolutamente. Lui ti ama davvero, no? Sono davvero molto contento per voi, i miei nipoti e la nostra famiglia..."

Sei la mia luce - Trilogy of forgiveness Vol. 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora