Jonathan
Parcheggiai la mia Ducati in piazza Castello, proprio lì...dove le avevo chiesto di sposarmi.
La fontana zampillava allegramente quella notte, in mezzo ad un gioco di luci perfetto. Sullo sfondo, il castello Sforzesco evidenziava tutta la sua maestosità ed imponenza.
Con il petto squarciato in due dalla preoccupazione e dalla paura mi guardai attorno, speranzoso. Avevo il bisogno di trovarla, vederla, anzi...io DOVEVO vederla, DOVEVO trovarla.
Adesso. Subito.
Immediatamente.
Era mia dovere riportarla a casa sana e salva come marito e come padre dei nostri figli.
Avrei dovuto prendermi cura di lei, amarla, custodire il suo cuore, invece non avevo fatto altro che farle del male e lasciarla sola, abbandonarla a se stessa.
Il mio desiderio di proteggerla stava distruggendo tutto quel che avevamo costruito insieme, e non riuscivo a darmi pace, a capire.
Perché il volerla proteggere stava disintegrando il nostro rapporto? Quel forte legame che si era instaurato tra noi perché si stava riducendo in cenere?
Io desideravo soltanto la sua sicurezza e quella dei gemelli. Chiedevo troppo?
Forse, avevo decisamente sbagliato i modi nel farlo, magari se l'avessi fatto trovando un'altra e più giusta soluzione le cose sarebbero andate diversamente. Ma che avrei dovuto fare? Legarla in casa e impedirle di starmi accanto?
Mi fidavo di lei, gli avrei affidato la mia vita in qualsiasi tipo di circostanza, ma non volevo che corresse dei rischi inutili a causa della sete di potere di mio zio, io...
Che razza di caldo! Il sudore m'imperlava la fronte.
Misi il casco sulla sella, infilai le chiavi della moto in una tasca dei miei jeans e arrotolai le maniche della camicia celestina fin sopra i gomiti.
C'era molta gente in centro, pur essendo mercoledì sera...era Estate ed era piacevole fare lunghe passeggiata al chiaro di luna, trascorrere del tempo nei locali, in qualche pub in compagnia di amici, le discoteche erano off limits tanto erano affollate. Musica di vario genere risuonava ovunque per le strade.
Bramavo un po' di aria climatizzata con tutto me stesso, ma non era possibile al momento. Agognavo anche dell'acqua fresca, avevo la bocca talmente asciutta che la lingua poteva attaccarsi al palato, ma non avrei soddisfatto nessuna delle mie esigenze fino a quando non fossi riuscito a trovarla.
Era l'una di notte, ormai. Erano quattro ore che non facevo altro che cercarla senza sosta, ma sembrava essere sparita nel nulla.
Nessuna traccia di lei alle Colonne di San Lorenzo, lungo la Darsena, la cercai in ogni locale aperto sui Navigli, ma...niente.
Anche qui, in piazza Castello, non c'era.
Restava solo piazza Duomo.
E poi? Se non l'avessi trovata anche lì?
Avevo provato a contattarla, a fuori di avviare chiamate il mio iPhone si era ridotto al 10% di batteria.
Non rispondeva. Mai.
Il suo smartphone squillava, squillava, ma lei non rispondeva.
Digrignai i denti, pieno di rabbia e frustrazione.
" Aurora. " dissi a fior di labbra, con voce rotta, esasperato, asciugandomi il sudore dalla fronte con il dorso della mano destra, l'altra era ancora impegnata a contattare mia moglie, in qualche modo.
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Sei la mia luce - Trilogy of forgiveness Vol. 3
Genç Kız EdebiyatıIl sangue che scorre nelle tue vene può decretare chi sei? Chi diventerai? Puoi scegliere liberamente di essere chi vuoi indipendentemente dalla tua famiglia d'origine? Quando scopri di avere un gemello che ti somiglia in modo sorprendente quante...