Silence <<

2K 142 25
                                    

Un cuore in silenzio è come un mare senza il rumore delle sue onde.  

Ashton

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Ashton

Il vento soffiava forte quel pomeriggio, piegando steli d'erba e i rami degli alberi vicini, sollevando quintali di granelli di polvere che finirono dritti nei miei occhi. Ero costretto a socchiudere le palpebre di continuo, ma riuscivo comunque a non perdermi un solo istante dell'arresto di Tom Christiansen, mio zio...il mandante dell'omicidio di mio nonno e di Marco Corindone. 

Marco era l'uomo che aveva amato e cresciuto come un figlio il mio fratello gemello, Jonathan Adam. 

Non era stato difficile per me intuire dove si trovasse Tom, dove avesse tentato di trovare un ultimo rifugio, un'ultima risorsa, lo conoscevo...e adesso era braccato come un animale dalla polizia da diverse ore, ormai.

Mio zio non poteva prendere aerei, treni, autobus...era un ricercato. Un pericoloso assassino, meritevole di ergastolo, un soggetto armato disposto a tutto pur di uscire indenne da qualunque tipo situazione.

Aveva fatto in tempo a raggiungere Milano, poi...a sfoderare i suoi inutili sensi di colpa, il suo più grande rimorso e rammarico davanti la tomba di mio nonno. Con che coraggio? Eh? Con quale diritto poteva permettersi di stare lì, quando non era stato che lui il responsabile di tutto questo dolore?

Quando io e Jonathan arrivammo al cimitero, dopo aver ovviamente avvertito l'ispettore di polizia che seguiva il nostro caso, l'avevamo trovato intento a togliersi la vita. Una pistola alla tempia, copiose lacrime intente a rigargli il volto scarno, il corpo scosso da tremiti e singhiozzi incontrollabili, dalla sua bocca fuoriuscivano respiri pesanti, e quel senso d'impotenza e angoscia...a devastargli il petto e fargli emergere rughe profonde che gli solcavano la fronte, i contorni della bocca e gli occhi cerchiati di rosso e occhiaie profonde, facevano da sfondo a tutto il resto. 

Jonathan era intervenuto appena in tempo, riuscendo a sorprenderlo alle spalle, a strappargli la pistola di mano e tirargli un pugno così forte in piena faccia, che fece indietreggiare Tom inebetito. Del sangue rosso scarlatto affiorò dal suo naso e imbrattò il colletto della camicia bianca che indossava. 

" Troppo facile, caro zietto. Tu marcirai in galera per il resto dei tuoi giorni insieme a tua moglie e tuo figlio. Non avrai più nulla, sarai completamente spogliato di ogni bene. Perché è questo che ti meriti. Sarai dimenticato com'è giusto che sia, e che Dio ti perdoni, perché io impiegherò un bel po' a darti il mio...di perdono. "

Furono queste le sue parole di condanna. 

Dalla sua bocca mi aspettavo frasi più malvagie, cruenti, avvelenate, ma evidentemente mi sbagliavo. Jonathan era visibilmente propenso al perdono, al perdonare, esattamente come nostro padre. 

Io...

Silenzio. 

Silenzio...

Forse avrei lasciato che morisse quel farabutto! Che bruciasse all'inferno, per l'eternità, avvolto fra le fiamme, con la colpa di aver sprecato una vita che aveva completamente gettato nel nulla! Meritava di morire, sì! Dopo tutto quel male che aveva fatto! Io avrei voluto vederlo sotto terra!

Sei la mia luce - Trilogy of forgiveness Vol. 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora