Never give up >>

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Aurora

Ero uno straccio.

Assicurato. Confermato. Assodato.

Era come se fossi stata investita da un pullman, da un camion o tramortita da una palla da demolizione.

Stavo così male nel fisico e nell'animo che non avevo nessuna voglia di alzarmi e nemmeno il coraggio di aprire gli occhi per dare il benvenuto al nuovo giorno, per paura di quel che avrei visto, quel che avrei dovuto ammettere ed affrontare.

Mi ero abbassata al suo livello.

Incredibile. Pazzesco. Impensabile.

Avevo perso il controllo di me stessa a causa sua ed ero finita per commettere una sciocchezza che non avrei mai pensato di fare. Mai sognato di fare!

Avevo solo ventiquattro anni, ma questo non giustificava tanta immaturità e irresponsabilità. Avevo lasciato a casa i gemelli...non erano stati da soli, ma era come se l'avessi abbandonati. Mi ero ubriacata, avevo perso la forza, la mia volontà di superare tutto...a qualsiasi costo, ogni speranza per il futuro.

E mi ero lasciata andare, naufragare in un mondo sciocco e fasullo.

Non ricordavo molto di quanto accaduto, era tutto racchiuso in una fitta, dolorosa e fredda nebbia, ma riembravo ancora il suo profumo fresco, particolare e intenso che m'invadeva le narici, la mia guancia destra premuta contro il suo petto ampio e duro mentre mi portava in braccio - sentivo ancora il rumore prodotto dalla stoffa della sua camicia ad ogni suo movimento - i battiti accelerati e vigorosi del suo giovane cuore, la voce calda, coinvolgente, rotta dal pianto che mi diceva: ti amo.

Un falso ti amo. Che bastardo!

E percepivo ancora le sue mani su di me e fra i miei capelli, il suo tocco ineguagliabile ed impareggiabile...purtroppo!

Aveva inoltre assistito a quella scena decisamente disgustosa e raccapricciante...avevo vomitato succhi gastrici nel water con neanche un briciolo di grazia annessa.

Orrendo.

Avevo perso la mia gravità per colpa sua, vagavo nell'Universo, nello Spazio senza una meta precisa...avevo perso il mio mondo. Per colpa sua.

Jonathan mi aveva spinta così in basso! Mi aveva gettata in un baratro! Scaraventata dentro un pozzo oscuro e senza fondo.

Con che coraggio era tornato? Perché era venuto a cercarmi? Lui non era degno di stare qui, con i nostri figli!

Lui...che era il vortice che conduceva dritto all'inferno!

Non ero più una ragazzina, non ero mai stata così superficiale...e ora ero una madre.

Una ragazza che prima d'incontrare quell'uomo - che le aveva strappato via ogni gioia e parte di sé - sapeva quel che faceva, cosa avrebbe dovuto fare...

Non avrei mai dovuto innamorarmi. Non avrei mai dovuto incontrarlo. Non avrei mai dovuto sposarlo.

Ero caduta vittima di un incantesimo, di una bugia!

Lui non era stata la mia salvezza, ma la mia perdizione!

Eppure non riuscivo a maledire il nostro legame, la nostra unione, proprio no.

Mi era capitata la stessa identica cosa... in quella notte di fine Gennaio, ormai lontana, quando avevo scoperto di essere incinta...

Avrei voluto ucciderlo! Sgozzarlo con le mie mani! Invece, non avevo fatto altro che piangere e piangere da sola, fiumi e fiumi di lacrime, lontano da tutto e tutti nella mia cameretta chiusa a chiave, nonostante la mente mi dicesse di lasciarlo andare, odiarlo, reprimerlo, il mio cuore si ostinava ad amarlo ancora...ancora e ancora e sempre di più. Come un faro in mezzo al mare, salvezza dei marinai...persino di quelli più esperti, lui illuminava me stessa.

Sei la mia luce - Trilogy of forgiveness Vol. 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora