Cameron

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"Mi senti?" chiede una voce maschile. "Dannazione, sei sveglio?" ringhia.

Io ci metto un po' a mettere a fuoco la spoglia e anonima stanza d'ospedale.

"Ti sei svegliato..." conclude l'uomo soddisfatto.

"Cosa ci faccio qui?" mormoro.

"Ti hanno trovato che facevi l'angelo sulla strada e continuavi a gridare 'A mali estremi bevi e rimedi'. Un'auto ti ha investito, ma sei ancora vivo, hai solo preso una brutta botta."

"Una brutta botta?" ripeto, alzando le sopracciglia.

"Ti sei alzato di scatto, il guidatore si è accorto di te all'ultimo momento, ha inchiodato, ma non ha potuto evitare l'impatto. Per fortuna sei ancora qui, Cameron, o il mondo jazz starebbe piangendo la tua morte da una settimana."

Una settimana? Sono qui da una settimana?

"Nessuno piangerebbe la mia morte, Marlowe" dico, cercando senza molto successo di mettermi a sedere. Alla fine riesco solo ad alzare leggermente la schiena, poggiandomi sui gomiti.

L'uomo sorride.

"Nessuno piangerebbe nessuno, credimi" continuo. "Come mai sei qui?" gli chiedo con la voce impastata, passandomi una mano sugli occhi.

"Ero il tuo numero per le emergenze."

"Ho un numero per le emergenze? E da quando?"

Marlowe sospira. Si siede di fianco al letto, si passa la mano sul volto e si stropiccia gli occhi cerchiati. Mi guarda a lungo, in silenzio, gli occhi neri come la sua camicia.

"Devi smetterla, Cameron" sentenzia, guardandomi dritto negli occhi.

"Di fare cosa?"

"Lo sai" taglia corto. Sospira di nuovo, scuotendo la testa. "Ho parlato con i ragazzi e sono pronti a riammetterti nella band, come io a riassumerti nel Blue Jazz, ma entrambi abbiamo posto una condizione... Starai un anno in una clinica, ti aiuterà a smettere di bere."

"Oh, ma che diavolo..." ribatto infastidito.

"Non sento ragioni, Cameron, anche perché non c'è alcuna ragionevolezza in ciò che stai facendo. Devi smetterla." C'è rabbia nella sua voce. "Stai buttando via la tua vita! Vuoi farlo? Benissimo! Io non posso salvare chi non vuole essere salvato, ma voglio provarci." Ora c'è determinazione nella sua voce. "Però ti avverto, è l'ultima volta. Ho speso troppo tempo e troppi dannatissimi soldi per te."

"Non te l'ho mai chiesto" mormoro.

"Ma ne hai avuto bisogno. Smettila di ripetere a te stesso che non vuoi essere aiutato, perché ogni volta che ti attacchi ad una qualsiasi maledetta bottiglia stai chiedendo aiuto."

"Aiutato in che cosa?"

"Io non lo so, ma tu sì" risponde. "Comunque ci sono modi meno dannosi per te e per gli altri di sfogare rabbia e dolore o qualsiasi altra cosa sia."

"Non entrerò in quella clinica" insisto.

"Lo farai. E' già tutto pronto. Manca solo il tuo consenso. E' la tua ultima occasione, chiaro? Poi non voglio più sapere nulla di te" conclude, uscendo dalla stanza.

Sferro un calcio alla pediera del letto e ricado sulla schiena.

Red as Blood, Red as WineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora