Abigail

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"Mamma? Sono io..."

"Abigail, che succede?" chiede mia madre dall'altra parte del telefono.

"Mi vieni a prendere per favore?" continuo.

Sasha sospira. "Avete già litigato?"

"Non lo sopporto!" ringhio. Quasi non mi accorgo che mi sto grattando di nuovo quella dannata crosta sul braccio. Mi mordo il labbro inferiore, fa male.

"Tesoro, devi imparare ad andarci d'accordo" risponde.

"Non posso, ti prego, vienimi a prendere" imploro.

"Ora in ogni caso non posso, piccola mia" conclude. "La luce di Kali-ma splende su di voi, dovete solo imparare ...".

"No, mamma" la interrompo supplichevole.

"Liberati dal tuo ego e l'amore di Kali-ma illuminerà il tuo spirito" conclude, chiudendo la telefonata.

Esasperata, ricaccio il cellulare nello zaino con un urlo strozzato.

Lei e le sue stupide idee new age.

Mi siedo sul bordo del marciapiede e lascio vagare lo sguardo al di là della strada, tra le enormi fronde degli alberi del parco cittadino. In uno di questi so che abita uno scoiattolo. Non è grigio come tutti gli altri ospiti del parco, è rosso. E' diverso, proprio come me. Ho speso interi pomeriggi a cercare quell'animaletto, ad aspettare di vederlo saltare tra i rami e giocherellare. Concentrarmi in questa ricerca, mi distrae da tutto il resto: mio padre, mia madre, la scuola... la lametta. Cercare lo scoiattolo è terapeutico, mi allontana dal dolore, dal dolore di esistere e da quello che mi procuro. Perché io non vorrei soffrire, ma devo. Mai soffrire equivarrebbe a non essere mai stato felice: mio caro Edgar, tu sì che mi comprendi. Per essere felici ad un grado qualsiasi, dobbiamo avere sofferto allo stesso grado, solo chi prova dolore sarà in grado di assaporare la felicità. Io ho bisogno di tagliarmi, devo farlo per sfiorare l'idea di essere felice. Soffro solo quando mi taglio, mi convinco di questo: raccolgo tutte le sofferenze della mia vita nelle mie ferite, le faccio diventare dolore fisico e sangue. Tutto si perde, tutto si mischia con il sangue. Quando mi taglio la mia mente si concentra sul dolore e subito dopo su come nascondere la mia colpa e, quando tutto è finito, ecco, per un attimo, per un attimo solo, provo un senso di sollievo: è quella la mia felicità. E dura un attimo.

Ma non c'è traccia di quel dannato scoiattolo oggi. Nemmeno lui c'è quando serve. Niente, è solo il vento che muove le fronde. Tiro su il cappuccio della felpa e intanto penso che non posso resistere altri tredici giorni con Michael. Via via che sono cresciuta, è diventato sempre più penoso stare con lui. Lo odio. E odio anche mia madre, ma lei la posso perdonare, perché è mediocre, come me, e perdonando lei perdono una parte di me.

Riprendo a grattarmi freneticamente il braccio da sopra la manica della felpa.

Niente scoiattolo.

C'è solo un'altra scelta possibile. 

Red as Blood, Red as WineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora