Abigail

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Mi sveglio di soprassalto. Mary-A continua a passare le sue notti tra urla e pianti. Io cerco ogni volta di rassicurarla; la rimetto a letto, le rimbocco la coperta e le accarezzo i capelli fino a che non si riaddormenta, alle volte mi distendo accanto a lei e la abbraccio. Talvolta le leggo qualcosa da un libro di racconti che ho trovato nella stanza del pianoforte.

Siamo come sorelle, legate dallo stesso male dell'anima: ogni volta che ci tagliavamo eravamo inconsapevolmente vicine. Ciò che lei sente e prova, seppure nel suo mondo irreale, io lo conosco bene. Ogni notte, la sua sofferenza aumenta, lo sento nel suo cuore che batte troppo velocemente. Se chiamassi gli infermieri so che la sederebbero e non posso nascondere che la prima volta che l'ho vista così sconvolta sono stata seriamente sul punto di premere il campanello per chiamare aiuto, ma ho voluto provare a fare da me, e ci sono riuscita; così, notte dopo notte, cerco di portarla fuori dal suo incubo.

Alle volte temo di non avere forza sufficiente per me e per lei. Ed è proprio quando penso di non farcela che focalizzo il sorriso incoraggiante di Cameron e questo mi ridà sicurezza. Tendo l'orecchio respirando piano e mi sembra di percepire qualche nota. Probabilmente è tutto nella mia immaginazione, ma io so che anche Cameron è sveglio. Molte notti ho pensato di andare da lui per sentirlo di nuovo suonare, ma non me la sento di lasciare la mia amica da sola. Immaginare il suo sguardo smarrito se non mi dovesse trovasse al suo risveglio, mi fa stringere il cuore. 

E così, quando si fa mattina, aiuto Mary-A a prepararsi e le faccio mangiare qualcosa.

Poi tutto prosegue come da programma.

Appena entrata qui credevo che il bisogno di tagliarmi sarebbe stato insostenibile, ma in verità non c'ho mai pensato: ogni momento della giornata è dedicato a qualcosa di preciso, che mi tiene occupata e mi dà soddisfazione. E poi ho Cameron e Mary-A. 

Red as Blood, Red as WineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora