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"Mia regina, il popolo si sta ribellando" esclama il Ciambellano stringendo convulsamente il suo bastone. "Il popolo non ha da mangiare, vede i propri figli morire."

"E accusano me?" esclamo terrorizzata.

"Avete speso molto per il vostro benessere personale" continua il Ciambellano.

"Come è giusto che sia, siete la regina" interviene più conciliante il Primo Ministro.

"Cosa possiamo fare?" mormoro, "possiamo inviargli del denaro, del cibo?"

"Mia regina, le casse sono vuote e le scorte di grano sono limitate" continua il Ciambellano.

"Saranno su di noi molto presto e ci giustizieranno, maestà" mormora l'altro.

"Ci uccideranno tutti" sibila il Ciambellano, "a meno che..."

"A meno che? Parlate, avete una soluzione?" gli chiedo speranzosa.

"Forse. Se noi uccidessimo voi prima che i rivoltosi giungano a palazzo, ecco, forse ci lascerebbero vivere, ci perdonerebbero."

"Cosa?" sussurro indietreggiando con la voce strozzata.

"Pensateci!" continua il Ciambellano rivolgendosi ai altri membri del Consiglio, "non è questa l'unica soluzione possibile?"

"No!" grido sentendomi ormai in trappola.

"Prendiamola!" dicono tutti e in un attimo sono circondata.

"No!" continuo a gridare, ma loro sono ormai su di me. Le loro mani mi afferrano, le loro braccia mi stringono, mi sommergono.... "Via! Via! No, no...." 




"No! No!" continua a gridare la mia compagna di stanza.

"Shh! Basta! Basta!" dico a mia volta, bloccandola sul letto dove si sta dimenando "È finita."

Finalmente la mia amica si risveglia.

"Mi vogliono uccidere! Mi vogliono uccidere!" continua a ripetere tra i singhiozzi.

"Chi?" esclamo.

"I miei cortigiani, i consiglieri di mio marito."

"No, stai tranquilla, va tutto bene, era solo un sogno."

"Il popolo si sta ribellando ed è colpa mia!"

"Ma no! No! Va tutto bene! È stato solo un incubo" insisto stringendola forte.

Lei mi stringe a sua volta e, dopo un po', il suo respiro torna regolare. Finalmente si rimette giù e chiude gli occhi. Sto per tornare nel mio letto, ma lei mi trattiene.

"Dormi con me" mormora.

"Ma come facciamo? È un letto singolo."

"Dormiamo abbracciate" conclude.

Resto tutta la notte a vegliarla, ad accarezzarle i capelli. Lei si addormenta dopo un po' e di tanto in tanto continua a lamentarsi nel sonno. Alle prime, flebili luci dell'alba, noto delle cicatrici, sottili graffi sul braccio, identici ai miei tagli. Sorrido tristemente e abbraccio più forte questa mia nuova sorella. Ed è proprio vero: i letti singoli sono per le persone che dormono abbracciate.

Red as Blood, Red as WineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora