Abigail

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Lei è lì. Mi aspetta invitante sulla mensola del bagno, come sempre. E' fedele. Affascinante. Tonificante. La mia colpa scivola sul bordo del lavandino e finisce sotto il getto dell'acqua calda. 

Continuo a lavare la ferita sul mio polso. 

Va già meglio. 

Il vapore mi avvolge, il suono dell'acqua mi culla e la mia colpa continua a scivolare via. Mi sento stanca, incredibilmente stanca. Vorrei fermare l'emorragia e andare a letto. Ma dove sono i cerotti? E le bende? Dove cavolo è la cassetta del pronto soccorso? 

"Abigail, sono a casa" annuncia mio padre; la sua voce sembra così distante. 

Oddio, non posso uscire così o capirà tutto. Sto perdendo troppo sangue, devo fermarlo, presto ... non trovo nulla! 

Scivolo a terra, la schiena premuta contro la porta del bagno. 

Ma chi se ne frega. Forse è così che deve andare.  

"Abigail, sei lì dentro?" chiede Michael bussando, "Abigail?" 

Comincio a piangere, ma sono troppo confusa per capire se di gioia o di dolore. 

"Abigail!" grida mio padre mentre si avventa contro la porta. Accidenti, solo ora mi accorgo che il sangue è scivolato sotto la porta. 

"Apri, Abigail!" grida ancora mio padre, muovendo furiosamente la maniglia. 

"Abby!". 

E' l'ultima cosa che sento. L'ultima volta che Michael mi ha chiamata così è stato tanti anni fa. 

Sorrido. E' bello sentirmi chiamare ancora così, penso, mentre scivolo nella nebbia. 

Red as Blood, Red as WineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora