capitolo 2

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<< Guardala LeTont, non è bellissima? >> disse estasiato tendendo il cannocchiale al suo fidato compare.

<< Chi? >> squittì il piccolo uomo pienotto impugnando ciò che il suo signore gli porgeva e guardandoci dentro << la figlia dell'inventore?! >> chiese poi ritornando su di lui senza parole.

LeTont adorava Gaston, il suo capo, il suo signore ma in quel momento era certo che egli si fosse bevuto il cervello.

<< Proprio lei >> sospirò il colonnello con uno sguardo trepidante, ritornando a fissare la giovane donna dai capelli color cioccolata e dagli occhi grandi e sapienti.
<< Ma lei è... >> provò a dire LeTont cercando di farlo ragionare.
<< La più bella ragazza del regno >> lo interruppe lui nuovamente.
LeTont stava per dire stramba ma si morse la lingua.
Gaston sapeva essere piuttosto violento e irascibile quando si arrabbiava.
<< Sì certo, ma... >> ci riprovò.
<< E non mi merito il meglio io?! >> chiese Gaston senza aspettarsi una vera risposta. 

Era ovvio che sì. Come poteva essere rifiutato un tipo come lui?

LeTont si sciolse.
Era nato per essere il leccapiedi di Gaston. Lo faceva impazzire, lo maltrattava, era costretto a servirlo ma a lui piaceva il suo essere rude. 

Amava essere guardato con rispetto da chi aveva paura del suo padrone perchè se c'era qualcosa da temere, quella era proprio l'ira dell'ex colonnello e chiunque avesse mai provato a fare un torto a LeTont, non era finito bene.

Solo Gaston poteva trattarlo come un servetto.

 Aveva fatto bene a circondarsi della sua presenza.

LeTont proprio non riusciva a rimanergli indifferente << Sì >> si arrese fissandolo con un sorriso stupido.

Gaston lo guardò orripilato.
Se quella piccola palla di lardo non gli fosse stata così devota  e pronta a compiacerlo in qualunque modo, se ne sarebbe sbarazzato molto volentieri.
Era troppo appiccicoso.
Troppo accondiscendente e troppo stupido.
Ma una persona vile come lui aveva bisogno di LeTont per scaricarsi del peso di tutti i suoi peccatucci.
E quest ultimo se li accollava molto volentieri.

Gaston ripose il cannocchiale nella sacca appesa accanto al dorso sinistro del suo destriero marrone, accanto alle oche che avevano ucciso quella mattina durante la battuta di caccia.
Si era crudelmente divertito a veder stramazzare al suolo tutto quel pollame.
La violenza gli aveva dato un piacevole passatempo oltre che saziato ma adesso che aveva trovato una preda molto più piacevole e difficile, il suo appetito si era improvvisamente risvegliato.

Belle era la figlia del vecchio pazzo, era un osso duro che non voleva piegarsi ai piedi di nessun uomo, soprattutto i suoi.
Povera illusa.
Tutte cadevano tra le braccia virili di Gaston.
Tutte.
Ogni donna del villaggio, zitella o sposata, lo mangiava con gli occhi. Chi poteva resistere al suo incredibile aspetto? Ai suoi neri capelli fluenti, alla sua mascella virile, al suo petto florido?

Nessuna e di certo non la figlia istruita di uno stupido vedovo.
Istruita!
Che malvagità.
Le donne erano nate per essere casalinghe, cucinare pranzetti, sfornare qualche figlio e compiacere il proprio uomo.
Le donne istruite pensavano e non era un bene.
Ma quando Belle sarebbe diventata sua moglie, tutto questo sarebbe cambiato.
Lei sarebbe stata sua, i libri che custodiva preziosamente sarebbero finiti in uno scantinato e lei avrebbe avuto tanti pargoli belli come Gaston a cui badare.

Entrò nel villaggio in groppa al suo destriero, lusingato dalla sua stessa idea, e seguito dal piccolo cavallo di LeTont. Tutte le fanciulle si voltarono verso di lui sospirando e Gaston inquadrò subito le tre gemelline che tanto gli sbavavano dietro.
Erano carine per carità, ma a lui ricordavano tanto le oche che aveva appena cacciato: prede facili.
Le ragazzette si affrettarono a raggiungerlo e quando egli scese dal cavallo, lo aiutarono a scrollarsi la polvere di dosso.
Gaston le ringraziò con un viscido occhiolino ma loro parvero svenire dalla gioia.
LeTont le odiava.
Quelle sgualdrinelle non erano degne del suo padrone e sapeva benissimo che a lui non interessavano.
Loro erano delle galline caparbie che presto sarebbero finite in pentola.


Belle stava leggendo seduta sul bordo della piccola fonte d'acqua del paese.
Accanto a sè, il gregge di pecore di Mensieur Henry stava placando la propria sete.
Era arrivata proprio alla parte preferita di quel libro: quando la principessa ammetteva di provare dei sentimenti verso il ragazzo povero e squattrinato, quando un piccolo agnellino gli urtò una gamba in cerca di carezze.

<< Ecco >> disse lei facendogli vedere il libro e accarezzandogli la morbida lana sulla testa << Vedi? Lei si sta innamorando, tra poco scoprirà che lui è l'uomo che cercava da sempre... ma se non sbaglio questo sta scritto nel capitolo otto >> disse tra sé e sé.
Ancora non credeva fosse possibile che Padre Jacques le avesse fatto un simile regalo.
Forse lui non riusciva a capire quanto significasse per lei quel libro.

La storia di quei due giovani che per amarsi dovevano affrontare innumerevoli prove.
E lei, la protagonista, la giovane che Belle desiderava essere ardentemente: bella, colta, intelligente e raffinata.
Sospirò sognante.
Chissà se anche lei un giorno avrebbe trovato un giovane che l'avrebbe amata a tal punto da sfidare mostri e malefici per lei.
Ma a cosa pensava?
Arrossì da sola per aver formulato simili pensieri.
La magia non esisteva e i mostri erano solo frutto della fantasia di qualche folle come lei... anche se Gaston... bhe... forse lui ad un mostro ci assomigliava.
Ridacchiò distrattamente mentre immaginava quel bellimbusto nelle sembianze di un mostro.
<< Cosa ci trovi di così divertente in quei libri? >> disse una voce dietro di se facendola spaventare a tal punto che per poco non cadde nella fontana.

Oh Gesù.
Gaston in carne ed ossa la fissava con un cipiglio orribile e con uno sguardo che forse lui reputava sexy ma che lei trovava dannatamente disgustoso.
<< Gaston! >> urlò indignata alzandosi dal piccolo gradino su cui stava accovacciata << mi hai spaventata! >> disse iniziando a camminare verso casa sua.
Doveva andarsene prima che lui cominciasse a parlarle.
Non riusciva a tollerarlo.
Lui le si accostò caparbio e lei iniziò ad accelerare il passo per distaccarlo.
<< Si può sapere dove vai così di fretta? >> chiese sempre con quello stupido sorrisetto.
Dio, se lo detestava.
<< Io di fretta? Ma no, cosa te lo fa pensare? >> disse prendendolo in giro.
Lui ottuso sembrò non notarlo.

Erano al sentiero di ginepri.
Tra un po' fortunatamente sarebbe arrivata a casa  e come sempre lo avrebbe allontanato.
<< Sei una splendida giovane, Belle >> fece il colonnello tentando di afferrarle la mano.
Belle avrebbe potuto esserne quasi lusingata, se lui non avesse aggiunto << e non credi sia l'ora di trovare uno splendido marito? >>
Era una chiara allusione a se stesso e lei per poco non scoppiò a ridergli in faccia.

 Belle avrebbe potuto esserne quasi lusingata, se lui non avesse aggiunto << e non credi sia l'ora di trovare uno splendido marito? >>Era una chiara allusione a se stesso e lei per poco non scoppiò a ridergli in faccia

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Non lo trovava bello, come invece sembravano vederlo le altre ragazze del villaggio, e soprattutto era un uomo vile, rozzo e animale.
Non avrebbe mai accettato di sposarlo.
<< No >> disse disgustata anche solo dall'idea di dirgli di sì.
<< Belle, Belle, Belle... >> la canzonò << Sarai in età da marito ancora per poco e prima o poi io mi stancherò di aspettarti >>
<< Spero il prima possibile >> sussurrò pianissimo la giovane ma lui la sentì ugualmente.
<< Che hai detto? >> chiese offeso.

Oh, grazie a Dio.
Ecco il cancello di casa sua.
Belle per poco non corse davvero verso di esso.
Mantenne un certo contengno fino alla fine, poi spalancando la porta della propria abitazione, si girò verso Gaston, che la guardava ancora speranzoso, e disse << Io non ti sposerò mai. Mi dispiace >> e gli chiuse la porta in faccia.
Era la prima volta che glielo diceva così apertamente.
Si accasciò contro la porta e sospirò martoriandosi le tempie con le dita.
Sperò di averlo finalmente convinto.

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