capitolo 16

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<< Dove mi hai portato? >> chiese la Bestia guardandosi attorno.
Belle non capiva come avevano fatto a passare del voi al tu ma non le dispiaceva più di tanto parlare con lui in quel tono confidenziale.
Dopo tutto dovevano adattarsi a vicenda se volevano andare d'accordo.
<< Questa è la casa in cui sono nata >> sorrise tristemente lei.
Trovava incredibile che fosse riuscita a viaggiare in un battito di cuore dall'altra parte della Francia nonostante fosse abituata da tempo all'anormalità.
<< Ma questa... >> iniziò a dire la Bestia guardando fuori dalla piccola finestrella rotta.
Aveva un'espressione del tutto spaesata.
<<... È Parigi >> concluse Belle con un sospiro.
L'Arc de Trioumph si stagliava proprio al di fuori di quell'abitacolo malandato.
<< Qui è dove sono nata >> sussurrò all'improvviso con un nodo alla gola.
E tutto le parve tornare indietro.
Vide un letto, ora sfatto e sporco, su cui un tempo doveva esserci stata una donna dai capelli così simili ai suoi.
Sapeva che quella era la sua vecchia casa perchè aveva le impronte caratterische che il padre lasciava facendo invenzioni.
Accanto al letto c'era un piccolo sgabello e una tela ancora incompiuta che rappresentava il disegno di quella donna che era proprio costantemente nei suoi pensieri.
E con un sussulto capì che quello era il quadro ad acquerelli che lei e suo padre tenevano appeso nel piccolo cucinino adesso.
Lo aveva fatto lui.
Fece un respiro strozzato e con mano tremante accarezzò quel disegno come se fosse il dipinto di un autore famoso e valesse milioni di franchi.
Ritornò a concentrarsi sulla Bestia e vide che quest'ultimo si era avvicinato ad una poltroncina verde ribaltata sulla schiena.
<< È la maschera di un dottore >> sussurrò afferrando quell'oggetto dal becco ricurvo simile a un rapace e aveva un tono così triste e sinceramente dispiaciuto che Belle per poco non si mise a piangere.
Avrebbe pianto in ogni caso per ciò che quell'oggetto simboleggiava.
Il morbo del diavolo.
Sua madre era morta di peste.
Se la immaginò con il volto, un tempo bellissimo, deturpato dalle macche della malattia, con il respiro corto e febbricitante.
Suo padre l'amava troppo per lasciarla con gli untori ma non avrebbe mai permesso che sua figlia venisse anch'essa contagiata.
Rose doveva averlo costretto a portare via Belle da quell'Inferno.
L'aveva salvata da morte certa.
Le vennero le lacrime agli occhi e senti le gambe improvvisamente molli come gelatina.
Si sedette sul letto per evitare di cadere.
Alla Bestia si strinse quel poco di cuore che credeva di avere nel petto.
Lui sapeva bene cosa significasse perdere una madre, quanto fosse ceco e doloroso quel momento.
<< Mia madre è morta quando avevo sette anni >> disse avvicinandosi alla ragazza con passo felpato.
Belle non capiva come una bestia potesse avere una voce cosi incredibile e cosi umana ma rimase rapita ad ascoltarlo.
Più cose lui le avrebbe raccontato, più sarebbe stato facile per lei comprendere il suo carattere irascibile.
<< Andavo ogni giorno a trovarla sul suo capezzale e ogni giorno speravo fosse quello in cui lei sarebbe guarita >> sorrise lui tristemente gettando la maschera del dottore in un angolo con violenza << ma mia madre non migliorava. Quando lo capii, iniziai a piangere e a disperarmi come un moccioso fino a quando... >> la Bestia sbuffò dal naso completamente avvolto dalla rabbia che gli suscitava quel ricordo << fino a quando mio padre non mi trovò sul suo capezzale a frignare. Mi picchiò e mi disse che un principe non poteva permettersi di piangere altrimenti sarebbe stato debole. E i forti si approfittano dei deboli. Poi mi chiuse in uno sgabuzzino, al buio e se ne andò >> gli occhi della Bestia parvero per un attimo così umani e fragili che Belle cedette all'impulso di carezzargli il braccio al di sopra della camicia << Mi trovò Mrs Brick due giorni dopo completamente disidradato e affamato. Da quel giorno evitai di piangere, o almeno non lo feci davanti a quell'uomo >>
Belle era orripilata da quella storia. Si immaginò il bambino del quadro, con i suoi capelli biondi e il visino dolce turbato in una smorfia di trattenuta sofferenza.
Vide i suoi occhi azzurri così belli, così intensi e magnetici e quando si girò verso la Bestia, si meravigliò di trovarli anche in essa.
A volte tendeva a dimenticarsi che quella strana e inquieta creatura in realtà fosse una persona.
Un principe, a dire il vero.
La ragazza si sentiva strana, sopraffatta da tutta quella storia e dalle sensazioni che adesso provava per la Bestia << Mi dispiace >> disse sincera tornando a osservare il quadro della madre.
Ora avevano qualcosa in comune.
Condividevano il dolore della perdita di una madre, di quella persona che dovrebbe essere il punto di riferimento di qualsiasi bambino. Ma Belle aveva almeno avuto la fortuna di crescere con un padre amorevole come Moris.
La Bestia aveva vissuto con un padre violento e insensibile.
Lui si riscosse dal torpore delle carezze della giovane.
Non veniva guardato in quel modo da troppo tempo.
Era quasi doloroso reggere uno sguardo sincero e dolce come quello di Belle ma era anche estremamente confortante.
Sentiva che da quell'istante in poi le cose sarebbero cambiate.
Sperò in meglio.
Ma ora dovevano tornare nel castello.
Si stava facendo tardi.
<< Dobbiamo andare >> biascicò alzandosi dal letto su cui era seduto.
In quella stanza era morta una donna.
La madre di lei.
Si sentiva saturo di ricordi, di emozioni e di sentimenti che prima era sempre rifiutato di provare.
Qualcosa che ricordava vagamente l'affetto.
Scosse la testa per scacciare quei sentimenti.
Era troppo strano e troppo presto.
Belle annuì e lo seguì non immaginando che anche lui avesse le sue stesse idee nella mente.
Era ora di andare al castello.
Nella sua nuova casa.

la Bella e la BestiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora