capitolo 5

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Belle era inquieta. 

Era passato un giorno e anche di più e non aveva ricevuto alcuna notizia da suo padre.
Era strano.
Moris cercava sempre di non far preoccupare inutilmente la figlia arrivando il più puntuale possibile ovunque egli dovesse andare perciò, quasi due giorni dopo, la giovane temeva che fosse successo davvero qualcosa di brutto.

Era nel piccolo orto nel suo giardino, ed era intenta a raccogliere qualche ortaggio maturo quando sentì lo scalpitare di zoccoli e un nitrito sempre più forti man mano che si avvicinavano.
Conosceva bene il proprietario di quel suono e infatti balzò in piedi ancor prima di scorgere Phelipe trottare impazzito verso di lei.

<< Phelipe >> urlò angosciata mentre la morsa che sentiva nel petto non la lasciava quasi respirare << Dov'è mio padre? Dov'è papà?! >> ma il cavallo era indomabile. Era impazzito dal terrore.

<< Buono Phelipe, ti prego >> si disperò la giovane afferrando le briglie del destriero e accarezzandogli il dorso dove sapeva gli piacesse, per calmarlo.
E Phelipe l'ascoltò.
Sbuffò un po' contrariato ma alla fine rimase fermo scalciando di tanto in tanto qualche sassolino.
Belle ne approfittò.
Senza pensarci due volte corse in casa e afferrò al volo il mantello da viaggio, lo indossò e tornò di nuovo dal proprio amico << Devi portarmi da lui >> gli sussurrò nell'orecchio facendogli qualche carezza.
Chissà cos'era successo per ridurlo in quel modo.
Phelipe, il suo adorato Phelipe.
Le faceva male il cuore a vederlo in quello stato.
E suo padre dov'era?
Ne sarebbe morta se gli fosse capitato qualcosa.
Pregò Dio affinché stesse bene e poi salì in groppa al cavallo, impugnando le briglie.
<< Andiamo a prenderlo >> lo incitò e subito lui partì.
All'iniziò imboccarono il normale sentiero che ella stessa aveva visto prendere il padre il giorno prima ma quando entrarono nel bosco che costeggiava il villaggio, Belle si spaventò.
Suo padre non poteva aver intrapreso quella via. 

Moris l'aveva messa in guardia sul fatto che quella foresta pullulasse di lupi perciò le pareva incredibile che egli stesso ci fosse entrato di sua iniziativa.

Forse il cavallo era ancora confuso da qualsiasi cosa fosse accaduta << No Phelipe, da papà. Portami da mio padre >> ripetè Belle.
Ma il destriero continuò dritto per quella strada scoscesa nel cuore della foresta.
La fanciulla si strinse nel mantello quando il freddo pungente iniziò a penetrargli nelle ossa. Il sole era ormai un lontano ricordo e aveva lasciato posto alla luna piena.
Belle si guardava intorno intimidita, quando il fruscio di un cespuglio al suo fianco la fece trasalire.
La belva sbucò all'improvviso: grossa, bianca, terribile. E come se non bastasse quello per farle martellare il cuore nel petto, poco più avanti vide ciò che restava del carretto del padre.
Ai piedi di Phelipe c'era il carrilon che l'uomo aveva passato l'intera notte a costruire e per poco non si lasciò sfuggire un singhiozzo.

<< Vai, Phelipe. Corri >> urlò Belle spaventata dal lupo.
Si appiattì più che poté sul dorso su cui sedeva per schivare i rami bassi e vide a malapena che stavano prendendo un sentiero seminascosto da un albero schiantato al suolo.
Rimase interdetta quando notò che tutti gli arbusti di quella via erano coperti da uno spesso strato di neve.
Era appena arrivato giugno, in tutto il suo caldo afoso, eppure quella era proprio neve: ecco perchè si gelava.
Iniziò a battere i denti quando varcò l'imponente cancello di ferro.

Vide stagliarsi davanti ai suoi occhi il più bel castello che avesse mai visto. Nemmeno uno dei suoi tanti libri avrebbe potuto descrivere quanto fosse imperiale e magnifico. Quattro torri si ergevano ai lati a circondare l'imponente struttura centrale piena di guglie e architravi fatte rigorosamente del marmo più pregiato. Tuttavia il tutto era così spento e corroso dal tempo e dalla sporcizia che era quasi impossibile da apprezzare.

la Bella e la BestiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora