capitolo 3

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Belle non poteva crederci.
Quello schifoso, quel viscido, voleva diventare suo marito.
Era no stupido scherzo.
Lei, che sognava un principe esemplare, sposa di quel pallone gonfiato.
Si sentiva nauseata.

Sbirciò dalla piccola finestrella e quando vide che fuori non c'era traccia di quell'essere tirò un sospiro di sollievo e uscì nuovamente all'aria aperta.
Non si diresse al villaggio.
Era più che stufa di tutto quel parlottare alle sue spalle. Prese invece la via opposta, dietro casa sua e salì sul colle.
L'aria fresca, pura e limpida le pizzicò le guance.
Si sentì libera.
Lei voleva essere libera.
E qualcosa le diceva che se avesse sposato Gaston, non lo sarebbe mai stata.
Era arrivata in cima al colle e si beò del panorama che le piaceva tanto. Vedeva l'intero paese, il campanile della Chiesa e quasi poteva udire il brusio dei suoi compaesani.

Era sola

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Era sola.
E se sola significava senza il colonnello Gaston, sperò di essere sola per un bel po' di tempo.
Tutta la vita magari.
Sospirò affranta.
Si rese conto che ultimamente non faceva altro che sospirare.
Non che non fosse felice, lo era.
Aveva un padre dolce e amorevole, una casa calda e accogliente, dei libri magnifici e poi c'era anche Phelipe, il suo cavallo.
Eppure si sentiva così vuota, così incompleta. Come se le mancasse qualcosa.
Da giovane lettrice aveva sete di conoscenza, fame di avventure e quest'ultime, in un paesino di pressocché duecento abitanti mancavano considerevolmente.
A volte desiderava partire.
Vedere la grande Parigi, conoscere i luoghi in cui aveva vissuto sua madre, in cui suo padre l'aveva amata e in cui lei era stata generata.
Ora più che mai aveva il desiderio di conoscere la donna alla quale suo padre diceva che somigliava. 
Il sole stava tramontando, spargeva di luce arancione le viti e i campi coltivati.
Un'altra giornata era ormai giunta al termine, monotona e acerba come sempre.
E ora si sentiva ancora più giù al pensiero che suo padre il giorno dopo sarebbe partito.
È solo un giorno, si ripeteva Belle, lo fa tutti gli anni.

Eppure, forse perchè era cresciuta sempre con la costante presenza paterna al suo fianco, si sentiva inquieta all'idea di stare senza di lui.
Aveva uno strano presentimento.
E se Gaston fosse tornato per sposarla e l'avrebbe costretta? Chi l'avrebbe difesa?
Tornò a casa con il cuore in gola ma si finse serena per non far preoccupare il povero Moris.
Era appena tornato anche lui perchè in quel momento si stava sfilando la spessa sciarpa di lana per appenderla sul gancetto dietro la porta.
<< Cosa c'è per cena? >> sorrise con affetto l'uomo alla figlia.
<< Vi ho preparato lo stufato di carne, padre. Ne ho fatto parecchio così potrete portarlo anche domani durante il viaggio e vi ho messo anche una baguette. Volete qualcos altro? Posso cucinarvelo subito >> disse Belle portandosi subito davanti alla cucina e attizzando il fuoco con un pezzo di legno.

Moris rimase interdetto davanti alla parlantina della figlia che di solito era poco lungi dal fare conversazione.
<< Figlia mia così mi farai ingrassare! >> ridacchiò lui sedendosi su una delle quattro sedie che vi erano attorno al tavolo.
<< Ma se siete magro come un chiodo?! >> lo prese in giro Belle ridacchiando.
Non era vero. Anzi, suo padre era un uomo panciuto e di buona forchetta ma a lei piaceva viziarlo. Era uno dei pochi modi in cui gli dimostrata il suo affetto.
<< Io sono magro come un chiodo >> puntualizzò lui fingendosi offeso << Cosa ti ha portato ad essere così loquace oggi? >> interroggòpoi la figlia e subito Belle alzò gli occhi al cielo.
Com'era prevedibile suo padre si era subito reso conto che qualcosa non andava.
<< Nulla di cui preoccuparsi >> sviò il discorso lei.

<< Belle... >> cominciò lui con quel tono che lei conosceva bene. Non si sarebbe arreso fin quando non gli avesse detto cosa la turbava.
<< Oggi ho avuto uno spiacevole incontro con Gaston >> si arrese la giovane.
Il buon vecchio Moris la fissò un attimo senza capire << il colonnello? Ti ha importunata? >>
Moris poteva anche essere considerato l'inventore pazzo del villaggio, ma non era stupido nè tantomeno tollerava individui come Gaston.
Lo vedeva spesso ronzare attorno alla figlia e questa cosa lo infastidiva parecchio.
<< No >> esclamò subito Belle << vuole che diventi sua moglie. Io. Moglie di quell'uomo. Neanche per tutto l'oro del mondo >>
Moris la fissò incredulo e dentro di se si sorprese a notare un moto di sollievo.
Belle era proprio figlia di sua madre, una donna nobile, di animo puro.
La sua Rose, la madre di quella giovane irruenta che aveva cresciuto, sarebbe stata fiera di lei.
Avrebbe tanto voluto parlarne con Belle ma ogni volta che ci provava una fitta al petto lo costringeva a tacere.
Sperava tanto, un giorno prima di abbracciare la morte, di terminare quei tasselli mancanti del quadro  che la figlia portava dentro di se.
Moris la guardò tutta affaccendata mentre agitava la pezza da una parte all'altra e offendeva Gaston in modi indicibili e rise.
<< Belle, tesoro, se ti va, potrei parlarci io >> disse l'uomo versandosi un bicchiere d'acqua.

La giovane sembrò rifletterci un attimo ma alla fine scosse la testa << Sta tranquillo padre, me la caverò e se le cose si metteranno male sarò la prima a dirvelo. Ora andate a letto, sarete stanco e domani vi aspetta una lunga giornata >> 

Moris annuì leggermente e ben presto andò in camera lasciando la figlia sola a sbrigare le ultime faccende.

Moris annuì leggermente e ben presto andò in camera lasciando la figlia sola a sbrigare le ultime faccende

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Il giorno dopo Belle si svegliò più presto del solito, il gallo infatti non aveva ancora cantato. 

Suo padre sarebbe partito da un momento all'altro e lei voleva a tutti i costi salutarlo.

Si sistemò più in fretta che poté e poi uscì per andare nella piccola stalla dove tenevano Phelipe, il loro bellissimo cavallo bianco.
Belle lo amava tanto, soprattutto perchè erano cresciuti insieme.
Era stato un regalo del padre per il suo terzo compleanno e da quel giorno erano diventati inseparabili.
La ragazza gli accarezzò il dorso, nel punto in cui sapeva piacergli e Phelipe nitrì contento.
<< Mi raccomando, sta attento a mio padre >> gli sussurrò con un nodo alla gola allungandogli un fascio di fieno. 

Ancora non era riuscita a liberarsi di quella brutta sensazione.
Sperava solo che quella giornata passasse in fretta.
Proprio in quel momento suo padre sbucò da dietro la porta con il suo carretto carico di invenzioni pronto per legarlo a Phelipe.
Lo assicurarono al dorso del cavallo e Belle si premurò di far avere tutto il cibo possibile a entrambi.
<< Mi raccomando... >> disse poi una volta che suo padre si sedette sul carretto.
<< Andrà tutto bene >> la tranquillizzò Moris << ancora non mi hai detto cosa vuoi che ti porti dalla fiera >>
Belle sorrise.
Aspettava questa domanda.
Gliela faceva ogni anno.
<< Una rosa >> disse mandandogli un bacio.
<< Ogni anno mi chiedi sempre la stessa cosa >> mormorò lui alzando gli occhi al cielo.
<< E ogni anno tu me la porti >> rispose lei prontamente, poi il sorriso si spense quando suo padre diede un piccolo colpetto a Phelipe e iniziò a incamminarsi verso il sentiero.
<< Sta attento >> sussurrò quando il carro era ormai già un puntino all'orizzonte.

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