capitolo 6

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Belle perse la cognizione del tempo. 

Potevano essere passati minuti, come ore, come giorni.

Non le importava neanche più.
Era stata strappata da suo padre per sempre e nel più crudele dei modi.

 Non avrebbe mai più rivisto quell'uomo brizzolato, buono come il pane, pieno di amore e di dolore proprio come lei.

Una vita per una rosa.
All'inizio non riusciva a capire cosa intendesse dire quell'orribile creatura ma ora credeva di esserci riuscita.
Come la rosa rossa era stata strappata dal cespuglio sicuro a cui era ancorata, anche Belle aveva dovuto dire addio per sempre alla sua vita di tutti giorni o a ciò che restava della sua vita.
Si sentiva distrutta, a pezzi. 

Eppure non aveva versato una singola lacrima da quando suo padre le era stato portato via.
Non avrebbe dato soddisfazione alla bestia di vederla ferita o impaurita.
Questo mai.
Al solo pensiero di quel mostro dalle sembianze quasi leonine, fu pervasa da un brivido di terrore.
A volte credeva di stare avendo solo un brutto incubo e che presto si sarebbe svegliata: fissava una crepa nel muro di fronte a se e sperava con tutto il cuore di aprire gli occhi nel suo letto.
Ma il luogo in cui si trovava, il dolore che sentiva alla schiena, il freddo pungente erano troppo vividi per essere in uno scherzo della sua immaginazione.
Doveva scappare.
A tutti i costi.

Doveva fuggire, prendere suo padre e andare lontano in un posto dimenticato da Dio dove nessuno avrebbe potuto trovarli. Ma dalla piccola finestra, l'unica fonte d'aria che vi era in quella prigione angusta, Belle capì che un salto da quell'altezza sarebbe stato un vero e proprio suicidio.

Si lasciò sfuggire un verso di frustrazione e quando si accorse del cigolare metallico che proveniva fuori dalla sua cella, si ricompose immediatamente.
Passarono a malapena un paio secondi che essa si spalancò.
Cosa? Era libera? Di già?
A Belle parve troppo bello per essere vero, così uscì da dietro quelle grate con cautela, come se da un momento all'altro quella bestia sarebbe comparsa per mangiarla.

<< Et voilà >> esclamò una voce dal tipico accento da francese acculturato << avrei dovuto fare lo scassinatore... >> la fanciulla non capiva da dove stesse provenendo quella voce, si guardò intorno ma non vide nessuno se non il candeliere che aveva impugnato per salire su quella torre.

Ed esso, con immensa sorpresa, stava appeso contro la serratura di quella cella e agitava ritmicamente le piccole braccia che sorreggevano le candele.
Ma... Era impossibile!
Si stava davvero muovendo?
Lo afferrò con mani tremanti per vederlo meglio e subito esso le fece un cenno educato.
<< Bonsoir madmoiselle >>

Belle urlò del tutto sgomenta e impaurita, facendo cadere a terra l'oggetto stregato che emise un lamento

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Belle urlò del tutto sgomenta e impaurita, facendo cadere a terra l'oggetto stregato che emise un lamento.
<< Ma... Ma tu parli? >> chiese sconvolta.
In che posto era finita?
Castelli abbandonati, bestie, candelieri parlanti...
Se non stava sognando si era immedesimata troppo in uno dei suoi libri.
<< Certo che parla! >> rispose una voce da dietro la tromba di scale << non sa fare altro tutto il giorno il caro Lumière >> e poi comparve l'orologio d'antiquariato con i baffi al posto delle lancette che aveva visto sul mobiletto al piano di sotto.
Il candeliere, Lumière, si mise nuovamente in posizione eretta e andò verso il suo amico trascinandosi sull'appoggio che aveva al posto dei piedi  << Te l'avevo detto che era una ragazza >> cominciò a dire.

la Bella e la BestiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora