Capitolo 32

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Penso che ognuno di noi abbia uno spirito, un'anima o come la si voglia chiamare, naturalmente incline a fare, cercare, un qualcosa nella realtà che lo circonda. Forse per arrivare ad un senso di completezza, una sorta ricerca destinata a non terminare mai o a stazionarsi per qualche tempo su qualcosa che ci da' l'illusione di star bene. Una sorta di tassello mancante. Forse è un pensiero fin troppo poetico, forse fin troppo panteistico, ma ne sono convinta: altrimenti perché dovrei trovare Harry sempre in zone disperse della natura, come una scogliera o un bosco a stento percorso dagli animali?

La solitudine, ciò che è selvaggio, passione pura, istinto: questo è Harry Styles.

Deglutisco, le braccia strette contro al petto e un vortice confuso di pensieri che percuote le pareti della mia testa come un terremoto.

Mi mordo il labbro nervosamente, non sapendo veramente come parlargli, spiegargli ciò che mi ha rivelato Liam riguardo alle proprietà della resina del vecchio e ormai distrutto albero sacro dei licantropi.

Mi sistemo nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, inspirando l'aria fresca e pulita della sera.

Il riccio mi volge le spalle, seduto lungo il bordo della ripida e rocciosa scogliera irlandese.

La luce delle stelle e della luna gli accarezza delicatamente le spalle e gli scende come una cascata luminosa lungo la spina dorsale, risaltando la figura della sua schiena muscolosa e ben definita.

Sembra così assorto nello scrutare l'orizzonte da non aver percepito la mia presenza; avanzo di pochi passi nella sua direzione.

Mi sento come una bambina davanti al proprio genitore arrabbiato.

Prendo un respiro più profondo, scuotendo il capo e roteando gli occhi al cielo: devo trovare la forza di reagire, il coraggio di affrontarlo senza paure.

Non posso essere sottomessa al suo carattere prepotente per sempre: persino l'onda più indomabile si infrange lungo la riva.

Deciso di accomodarmi con apparente tranquillità accanto a lui, le gambe a penzoloni dallo strapiombo più alto che abbia mai visto, le nostre cosce che a stento si sfiorano.

Mi osserva distrattamente con la coda dell'occhio, per poi serrare le labbra in una linea dura.

"Eccoti qui" pronuncia senza una particolare sfumatura nella voce.

"Eccomi qui" ripeto titubante, un sopracciglio alzato e i nervi pronti a contrarsi al suo minimo cambiamento di umore.

Porta le mani accanto alle ginocchia, stringendo le dita nella roccia friabile; abbassa il capo, per poi voltarsi verso di me e incrociare i suoi occhi verdi e intensi con i miei.

Mi manca il fiato.

"Parlato con il lupo?"

Prendo qualche secondo del mio tempo per studiare la sua espressione: sembra ancora calmo.

Deglutisco a fatica, cercando di mantenere il controllo della situazione.

"Si.. Si ci ho parlato"

Continua a fissarmi, alzando un sopracciglio con aria incerta.

"E..?" mi apostrofa.

Abbasso lo sguardo e prendo fiato, bagnandomi le labbra con la lingua.

Ci siamo.

Cerco nuovamente i suoi occhi, annuendo lievemente come ad incoraggiarmi.

"E.. È sorto un nuovo.. Non lo chiamerei proprio problema.. Diciamo più una complicazione" la mia voce è flebile e affrettata da inciampare su se stessa con passo incerto.

Amaranthus [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora