ǫᴜᴇsᴛᴀ sᴛᴏʀɪᴀ ɴᴏɴ è ᴍɪᴀ ᴍᴀ ᴅɪ _ThisIsOverdose_ sᴜ ᴇғᴘ.
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PrologoTre mesi. Erano passati esattamente tre mesi da quando era piombato in quello strano posto popolato da esseri altrettanto strani. La cosa più frustrante era non sapere il motivo di tale e improvvisa irruzione in un luogo completamente diverso da quello in cui era abituato a vivere.
Si trovava lì, in balia di se stesso, confuso, trascorrendo intere giornate a cercare una qualsiasi traccia, anche solo un misero collegamento capace di fargli sperare in un possibile (e gradito) ritorno a casa. Ma in quei circa novanta giorni costretto a camminare sul suolo di un altro pianeta l'unica cosa che aveva potuto fare era provvedere a mantenersi in vita: mangiare, dormire, curare il proprio corpo... insomma, fin qui nulla di diverso dalle sue solite abitudini.
Lui viveva in un posto molto diverso, popolato da esseri molto intelligenti e con grandi capacità.
L'aria che respirava sul suo pianeta era molto più leggera, per questo a volte si sentiva soffocare, sopraffatto da quei gas che ogni istante gli permettevano parzialmente di stare in vita, nonostante lo rendessero più debole.
In quel pianeta non avrebbero mai goduto della luce del sole, il blu notte inghiottiva perennemente le figure di quegli esseri, dalla pelle chiara, forse si potrebbe osare definirla nivea, che creava un netto contrasto con l'oscurità che li circondava, facendoli apparire ancora più candidi e luminosi, come se di un cielo loro fossero stati le stelle. Per questo quando era arrivato in quella grande città, devastata dai rumori e colpita dalla luce abbagliante del sole, che rischiarava le giornate e le rendeva più piacevoli ai numerosi umani che ci vivevano in essa, stabilì fin da principio che le giornate nuvolose o di pioggia sarebbero state quelle più gradevoli per lui.
La pioggia non era qualcosa di nuovo in quella piccola sfera situata così lontana dalla Terra, come non lo era né il vento, né i lampi e i tuoni o qualsiasi altro fenomeno atmosferico anzi, per saperne di più... erano gli stessi abitanti a tenere tutto sotto controllo, in quanto dotati di poteri abbastanza particolari.
Lui sapeva bene in cosa consisteva il suo potere, il problema era che la debolezza del suo corpo lo riduceva a poco o niente, aumentava ancora di più la stanchezza; ricordò che una volta avendone abusato, svenne, per questo impose a se stesso di limitarne l'uso.
Ma a volte era più forte di lui, il suo potere era l'unica cosa che gli ricordava la sua provenienza da un altro pianeta, era ciò che lo faceva sentire diverso, speciale, era ciò che gli imponeva di guardare in faccia la realtà: lui non era un abitante della Terra, lui non avrebbe mai potuto fare parte di un mondo così caotico e complicato come quello, si sentiva un estraneo, una persona di troppo, arrivata nel posto sbagliato al momento sbagliato.Non che ricordasse molto di ciò che era accaduto gli istanti prima di ritrovarsi steso a terra in uno dei tanti vicoli ciechi di quella città, privo di forze, con la testa che non voleva smettere di girare e qualche graffio sul viso; aveva provato a rialzarsi, ma continuando a barcollare, tanto da doversi appoggiare faticosamente al muro per azzardare qualche passo. Tutto attorno a lui gli aveva provocato una tremenda sensazione di disagio, i suoni arrivavano ovattati alle sue orecchie, respirava a fatica, non abituato a quell'aria, che di pulito non aveva poi molto.
Con non poca difficoltà era riuscito a raggiungere lo sbocco di quel viale, desideroso soltanto di capire dove fosse e perché fosse lì. Non si era curato minimamente degli sguardi sorpresi, curiosi o diffidenti dei passanti, la sua vista era stata completamente accecata da quell'enorme sfera che dal cielo inviava numerosi raggi luminosi, uno dei quali lo aveva colpito in pieno, costringendolo a coprirsi subito gli occhi, che già lacrimavano copiosamente. Si chiedeva se sarebbe sopravvissuto a quella strana situazione, mentre ritornava in quel vicolo, a nascondersi, quasi in segno di autodifesa. Era stata una vera tortura per lui rimanere lì e uscire sempre di più da quello stato di confusione e incoscienza che l'avevano affaticato tanto. Era riuscito così a sentire chiaramente tutti quei suoni diversi che infastidivano terribilmente il suo udito: il rombo dei motori delle macchine, il vociare delle persone, gli schiamazzi dei bambini, e molto altro ancora. Una valanga di odori diversi aveva trafitto senza pietà il suo olfatto, molto più sensibile rispetto a quello di un normale terrestre.
Aveva iniziato a focalizzare quelle figure, non poi tanto diverse da lui nell'aspetto e, senza accorgersene, un leggero tremolio si era impossessato del suo corpo, che lo destabilizzava sempre di più, insieme a quella strana sensazione che andava crescendo nel suo cuore. Per la prima volta, ricordò, aveva provato paura.
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ᴀʟɪᴇɴ ʟᴏᴠᴇ ⋆ᴅᴏ ʏᴏᴜ ʀᴇᴀʟʟʏ ᴇxɪsᴛ?⋆ || ʜᴜɴʜᴀɴ ||
FanfictionLuhan sorrise, e nei suoi occhi si poteva leggere un velo di tristezza. - Lo so bene che succederà ancora, ma è una cosa che non posso evitare - il suo sorriso era costruito, consapevole e malinconico. Ne era già al corrente, più tempo passava lì, p...