ǫᴜᴇsᴛᴀ sᴛᴏʀɪᴀ ɴᴏɴ è ᴍɪᴀ ᴍᴀ ᴅɪ _ThisIsOverdose_ sᴜ ᴇғᴘ.
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Capitolo 23"Ogni volta che ti vedo sorridere non riesco più a distinguere tra sogno e realtà. Esisti davvero? Esiste davvero un essere meraviglioso come te? Questo mi chiedo. Poi arrivi con i tuoi tocchi, i tuoi abbracci e i tuoi baci e mi rendo conto di quanto sia fortunato. Ho avuto la fortuna di incontrarti e amarti per davvero, e lo rifarei all'infinito.
Voglio credere che ti incontrerò ancora prima o poi. Voglio credere che potrò di nuovo stringerti tra le mie braccia e non lasciarti più. Voglio credere che avrò la possibilità di rivedere il tuo bellissimo sorriso. Voglio credere tante cose, e voglio invece che tu ne creda soltanto ad una: non smetterò mai di amarti Sehun.
Grazie per tutto quello che mi hai dato, non lo dimenticherò mai, non ti dimenticherò mai. E non smettere mai di sorridere, ti prego.
Ti amo.- Luhan"
Sehun rilesse più e più volte le parole scritte su quel misero pezzo di carta, racchiuso tra dita tremanti, che non riuscivano neanche a reggere la presa sul foglio. Il suo corpo era scosso da fremiti, gli occhi erano invasi da numerose e amare lacrime. Amare proprio come la scoperta di risvegliarsi e non trovarlo più al suo fianco, stretto a lui, tra le sue braccia, ma di essere affiancato da quel vuoto, quel maledetto vuoto che rifletteva perfettamente ciò che era rimasto dentro il suo povero e sofferente cuore.
Avrebbe dovuto capirlo prima, avrebbe dovuto intuirlo dal modo in cui Luhan si era comportato il giorno precedente che c'era qualcosa di strano, avrebbe dovuto intuire che l'avrebbe lasciato. Era stato solo uno stupido, un imbecille, e adesso si sentiva impotente, debole. Non riusciva a crederci, non poteva, non voleva. Non voleva credere che il suo Luhan fosse andato via.Non era ancora l' alba quando si era svegliato di soprassalto, con la fronte imperlata dal sudore e il cuore a mille. Lanciando uno sguardo confuso e ancora addormentato verso la finestra, poteva scorgere un bellissimo cielo notturno, sereno. Ma quel cielo era la completa antitesi di quello che realmente stava provando. Aveva avvertito chiaramente qualcosa di diverso, di sbagliato. Qualcosa mancava, qualcosa non riusciva a dargli pace, a farlo stare tranquillo come invece sarebbe dovuto essere, e qualcosa continuava a farlo agitare, a farlo andare in panico. Era bastato soltanto inclinare la testa leggermente di lato per capire il senso di tutta quell'agitazione e di quella preoccupazione: Luhan non era più al suo fianco, il suo calore non lo ricopriva più, il suo peso era scomparso. Quello fu il campanellino d'allarme che fece emergere in una volta tutte le sue paure, le sue preoccupazioni, i suoi dubbi. Perché, si era chiesto in un primo momento, perché Luhan non c'era? Controllò il bagno, poi la cucina, poi ogni singola stanza di quel posto, ma per ogni passo che faceva, quella paura che era ormai esplosa dentro di lui, impossessandosi del suo corpo, devastandolo come un uragano, continuava a fare sempre più rumore anche intorno a ciò che lo circondava. Si sentiva soffocare, i respiri erano più corti e vibranti, sintomi di un cuore che non riusciva a darsi pace. Girava come un matto, chiamando il suo nome, poi gridandolo, mentre la vista iniziava ad appannarsi.
Perché dentro di lui, nonostante tutto quel turbinio di sensazioni negative, sentiva allo stesso tempo troppo silenzio. E quel silenzio gli portava solo tanto vuoto, il nulla. E se c'era una cosa che temeva più di tutte, era quella sensazione: sentire ora lì, in quello spazio precedentemente ricoperto, riempito in ogni punto di calore, soltanto freddo, mancanza.
Voleva scartare quell'ipotesi che si era fatto, prima così remota nella sua mente, ma adesso in grado di regnare sovrana.
Luhan se ne era andato.
E più lo ripeteva, più scuoteva la testa, non volendo crederci, non volendo pensarci, non riuscendo neanche a immaginare che il peggiore dei suoi incubi fosse appena diventato realtà.
Non gli importò dell'ora, del contesto in cui si trovava o dello stato in cui era in quel momento, troppo fragile, troppo debole. Afferrò le chiavi della macchina e si diresse immediatamente verso l'unico luogo in grado di dargli risposte. Il rombo del motore risuonò lungo le vie silenziose e le strade in cui passava.
Probabilmente quando arriverai lì Luhan ti spiegherà tutto, ti spiegherà perché è ritornato a casa. Di questo continuava a convincersi, impugnando con forza il volante, premendo di più l'acceleratore.
Quando arrivò, scese subito dalla macchina, e andò ad aprire con una certa urgenza e impazienza l'ormai familiare porta del negozio di Bubble Tea. La luce dentro era accesa, e con questo cercava di rassicurarsi. Ma incontrando gli occhi stravolti, spenti, sommersi dalle lacrime del signor Kim, quella misera speranza, quella mera e ostinata speranza che continuava a conservare si spense, proprio come la fiamma di una candela. Voleva gridare, liberare la sua frustrazione, chiedere dov'era Luhan, ma non ci riusciva. Perché in fondo sapeva la risposta. E faceva male, il suo cuore in quel momento era pervaso da un agonizzante dolore, come se ci avessero conficcato non una, bensì milioni di lame, facendolo sanguinare copiosamente. Le lacrime scendevano da sole dagli occhi devastati, confusi, rabbuiati, sempre più copiose, e non c'era modo di porre resistenza e combatterle.
- Si sente già davvero tanto la sua mancanza, eh...- esclamò il signor Kim con un amaro sorriso, sospirando.
E a quelle parole pian piano Sehun divenne sempre più consapevole della realtà, da cui non avrebbe potuto più scappare.
Luhan l'aveva lasciato.
Luhan era andato via.
Luhan non era più lì con lui.
Il suo Luhan...
Per un attimo la rabbia iniziò a prendere il sopravvento su tutto il resto, accecandolo con la sua forza e la sua perfidia.
- Perché non l'ha fermato?! Per quale motivo gli ha permesso di andare via?? Perché non mi ha detto nulla?! - Sehun alzò il tono di voce, ma più che lui, era la sua disperazione a parlare.
Il signor Kim, sorpreso dalla sua reazione, ma comprensivo, cercò di aprir bocca per spiegargli la situazione, il fatto che Luhan stesse per morire rimanendo sul loro pianeta e tutto il resto. Ma non ci riuscì, perché fermato da una nuova ondata di parole dell'altro ragazzo.
- I-io non riesco a capire... per quale motivo l'ha lasciato andare così facilmente?? L-lei ci teneva a L-Luhan, lei gli voleva bene, e allora perché?? Perché maledizione?! Perché non sapevo nulla?? - la frustrazione si liberò sotto una nuova ondata di gocce salate, e Sehun portò le mani davanti al volto, poi le passò stancamente tra i capelli, tirandoli forse più del dovuto.
- N-non posso credere a tutto questo, non posso credere che la persona che amo mi abbia fatto questo. M-mi sento così deluso...- questa volta la sua voce tremante si abbassò, quasi sussurrando le ultime parole prima di girarsi verso l'uscita e andare via, sconfitto, irato, sdegnato, senza neanche rivolgere più un'occhiata all'uomo, che lo lasciò andare sospirando pesantemente.
Era un'altra morsa al cuore vedere Sehun in quello stato, e lo capiva, sapeva che le sue parole erano dettate dalla situazione, dal fatto che fosse stato tenuto all'oscuro di tutto, e per questo non gli importava di sentirsi dire qualcosa di troppo. Aveva bisogno di tempo, aveva bisogno di lasciargli i suoi spazi, poi avrebbe riprovato a parlargli e spiegargli tutto. La persona che amava era scomparsa senza che lui sapesse o potesse fare nulla, immaginava la sua devastazione in quel momento.
"Luhan... ti prego... devi ritornare"
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ᴀʟɪᴇɴ ʟᴏᴠᴇ ⋆ᴅᴏ ʏᴏᴜ ʀᴇᴀʟʟʏ ᴇxɪsᴛ?⋆ || ʜᴜɴʜᴀɴ ||
FanfictionLuhan sorrise, e nei suoi occhi si poteva leggere un velo di tristezza. - Lo so bene che succederà ancora, ma è una cosa che non posso evitare - il suo sorriso era costruito, consapevole e malinconico. Ne era già al corrente, più tempo passava lì, p...