②④ 匕i aspetterò per sempre

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ǫᴜᴇsᴛᴀ sᴛᴏʀɪᴀ ɴᴏɴ è ᴍɪᴀ ᴍᴀ ᴅɪ _ThisIsOverdose_ sᴜ ᴇғᴘ.
















Capitolo 24

UKISS: Come Back To Me 
"Grazie a te ho imparato cos'è l'amore,
non posso vivere perché il mio cuore sta soffrendo troppo.
Voglio vederti, voglio vederti, voglio vederti,
anche se solo per una volta nei miei sogni, ti prego"

Era lì.
Dopo tanto tempo era ritornato nel suo luogo di appartenenza, sul suo pianeta d'origine. Sentiva le forze iniziare a ristabilirsi, nonostante il processo di guarigione da quel grande prosciugamento di energie fosse lento e richiedesse tempo. Respirava aria pulita, i suoi occhi non dovevano più essere infastiditi da raggi solari, dalla chiarezza del cielo; non c'erano centinaia di odori pronti a colpire il suo olfatto, o suoni e rumori a perforare il suo udito, non c'era più quella vitalità, quella vivacità nelle persone che animava i posti in cui metteva piede.
Ritornare in quel luogo avrebbe dovuto rappresentare qualcosa di positivo, di "felice" secondo la terminologia umana. Significava riprendersi la propria vita, con i propri ritmi e i propri compiti e doveri. Significava ricaricarsi, non rischiare più la morte. Significava poter usufruire del proprio potere. Significava mandare avanti ciò per cui innanzitutto era stato creato.
C'erano così tanti motivi per avvertire dentro di sé un senso di soddisfazione e di familiarità, eppure sul volto di Luhan non compariva altro che un cipiglio. In fondo, chi voleva prendere in giro?
All'apparenza, di fronte agli altri, poteva sembrare "normale", ma era tutto tranne che questo. La sua specie non poteva capire di certo tutto ciò che nascondevano i suoi occhi, costantemente inumiditi da piccole gocce d'acqua salata che a volte, ribelli, scendevano senza permesso, come se fossero state loro a prendere il comando e a decidere cosa fare e cosa non fare. Le persone di quel posto non avrebbero mai potuto guardare bene dentro quegli occhi tristi, spenti e sofferenti, non avrebbero mai potuto leggere e capire il suo stato d'animo, sentire ciò che ogni debole e misero battito del suo cuore voleva trasmettere, tutto quel tumulto di pensieri che appannava la sua mente, che lo distraeva continuamente, che lo rendeva in quel posto solo fisicamente, perché con la testa era completamente altrove, in un altro mondo, per essere precisi. Ed era una tortura, un peso insostenibile.
Soltanto Lay, che gli stava accanto, poteva capirlo e condividere le sue emozioni e i suoi sentimenti in quel momento. Adesso si sentivano due estranei nel loro stesso pianeta. Dopo aver liberato quella parte sensibile dentro la propria persona non era possibile ritornare indietro, rinchiuderla nuovamente. E nessuno dei due sarebbe stato accondiscendente a ritornare ciò che era prima, tanto meno ad avanzare la proposta di cancellare quei preziosi ricordi che avevano costruito durante la loro permanenza in un mondo diverso. Era strano, preferire la sofferenza e il dolore, preferire vivere e agire secondo cuore in un posto portato avanti dalla ragione e dalla forza, ma questa era la loro scelta, la loro volontà a voler proseguire un cammino diverso rispetto a quello dei loro simili, a voler essere guidati da entità astratte come la speranza, perché nonostante tutto, questo poneva un senso, uno scopo nelle loro confuse e sconvolte esistenze.
Luhan quasi avvertiva un senso di pietà per tutti quegli esseri incapaci di provare le emozioni nel modo in cui le aveva provate e le continuava a provare lui. Che ne sapevano della felicità, del dolore, dell'odio, dell'amore...
Sentiva come se quella sua realtà fin'ora considerata normale, adesso invece fosse diventata insostenibile, insopportabile. Provare emozioni, vivere per davvero, questo aveva cambiato ogni sua prospettiva. Non riusciva più a identificarsi con quelle persone, anzi le guardava come da spettatore esterno, notando come quei loro movimenti, gli stessi che anche lui in passato aveva fatto, fossero solo qualcosa di meccanico, privo di vita. In quelle persone rivedeva chi era in precedenza, il vecchio Luhan, perché adesso ne era stato creato uno completamente nuovo e diverso, un terrestre.
Avrebbe tanto voluto riuscire a seguire le parole di Kris, capire cosa stesse dicendo in quel momento riguardo la struttura alle sue spalle, riguardo diversi progetti da completare, ma l'unica cosa che i suoi occhi erano in grado di percepire di fronte a lui era un'immagine creata dalla sua mente, l'immagine di due persone per cui il suo cuore pulsava solo un senso di mancanza assurda, una voglia matta di rivederle.
Si chiedeva se il signor Kim si trovasse bene di nuovo da solo, se riuscisse a mandare avanti quel piccolo negozio di Bubble Tea senza il suo aiuto, se ricordasse di prendere le sue medicine prima di andare a dormire, se ancora la sua anima fosse torturata da ricordi di un passato doloroso.
E poi... poi c'era lui... la sua parte mancante, quel pezzo di cuore lasciato indietro, la sua vita.
Hai pianto quando hai scoperto della mia assenza?
Mi stai odiando?
I tuoi amici si stanno prendendo cura di te?
Continuerai a sorridere per me?
Questi e mille altri interrogativi aleggiavano nella sua testa. Voleva rivederlo. Voleva riabbracciarlo. Voleva essergli accanto, prenderlo per mano e incrociare le loro dita insieme, incoraggiarlo, fargli sentire la sua presenza, guardarlo negli occhi e fargli capire che il suo amore per lui non aveva subìto alcun danno, che non si era spento, ma che continuava a crescere, che il suo cuore, il suo corpo, prudevano dalla voglia di tornare da lui e non lasciarlo mai più.
Senza accorgersene una nuova ondata di lacrime lo investì. Era davvero troppo da sopportare, si sentiva così vuoto...
Subito sentì una mano stringere la sua spalla, producendo una lieve pressione, in modo confortante. Voltandosi incontrò gli occhi di Lay, velati da una leggera scia di preoccupazione. Solo in quel momento si accorse che gli altri erano andati via. Sospirò, strofinando lievemente una mano sugli occhi, eliminando qualche lacrima che impertinente gli ostruiva la vista.
- C-ci riusciremo Lay, vero? - chiese debolmente all'altro, che annuì convinto.
- Basta piangere, dobbiamo metterci a lavoro. Ci vorrà del tempo, ma unendo le nostre forze possiamo farcela - la risposta di Lay fu incoraggiante, Luhan aveva proprio bisogno di sentirsi dire delle parole così, aveva bisogno di sostegno. Iniziò ad incamminarsi verso il tavolo posto di fronte a loro, determinato, seguito a ruota dall'altro. I suoi occhi vagarono sui vari fogli sparsi su quella superficie metallica, esaminandoli, cercando di trovare ciò che gli sarebbe stato utile.
- Credi che Kris o gli altri ci fermeranno? - chiese ad un tratto pensieroso, cercando di mettere in ordine alcuni pezzi di carta in cui vi erano appuntate delle note importanti sopra.
L'altro alzò le spalle, finendo di scrivere qualcosa in un'agenda.
-Finché non mettiamo in pericolo l'equilibrio del nostro pianeta, credo non avrà nulla da ridire. In fondo trovare un modo fisso e stabile per essere in comunicazione col pianeta Terra rientrerebbe anche nei suoi interessi, anzi, negli interessi di tutti- affermò Lay con sicurezza, conoscendo bene il modo di lavorare di Kris. E Luhan annuì sollevato a quelle parole.
- Mi mancano così tanto...- sussurrò con occhi nostalgici e malinconici, passando inconsapevolmente una mano sul ciondolo a forma di stella che aveva legato al collo.

ᴀʟɪᴇɴ ʟᴏᴠᴇ ⋆ᴅᴏ ʏᴏᴜ ʀᴇᴀʟʟʏ ᴇxɪsᴛ?⋆ || ʜᴜɴʜᴀɴ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora