ǫᴜᴇsᴛᴀ sᴛᴏʀɪᴀ ɴᴏɴ è ᴍɪᴀ ᴍᴀ ᴅɪ _ThisIsOverdose_ sᴜ ᴇғᴘ.
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Capitolo 15Luhan aveva ricordato.
Finalmente i pezzi si erano ricongiunti tutti insieme, adesso gli era chiaro il motivo per cui si trovava lì. Tutto era successo perché era stato colpito da una di quelle saette luminose emesse dalla struttura che avrebbe dovuto consentire alla sua specie il contatto con altri mondi. Ed effettivamente c'era stato, ma non si aspettava di certo qualcosa del genere. Non si aspettava di finire in un altro mondo perché colpito in pieno da una scarica di energia pura, nonostante avrebbe potuto evitarlo, ma non l'aveva fatto. Diamine, non credeva ancora di poter essere davvero sopravvissuto dopo quell'incidente, ma era davvero lì, sul pianeta Terra, a vivere una vita da terrestre, e quella era la prova tangibile che no, non era morto, era vivo e vegeto.
Nel suo sogno (o forse poteva definirsi anche incubo da un lato, dipende dal punto di vista con cui si vuole vedere la cosa) aveva rivisto e rivissuto chiaramente ogni attimo, ogni istante di quei giorni sul suo pianeta. Era addirittura riuscito ad avvertire in pieno lo stato di scombussolamento, tensione, pericolo e paura a cui la sua specie era stata sottoposta, per non parlare del colpo che quella luce gli aveva inflitto: il dolore che aveva provato era stato immenso, qualcosa di forte e spietato, una scarica innestatasi nel più cruento dei modi, tanto da fargli riuscire a sentire ancora sulla sua pelle quella sgradevole sensazione che si era portato dietro, e che sperava di non dover rivivere mai più. Ritornare con la mente a quel preciso momento non era stato affatto piacevole, come biasimarlo se appena si era ridestato da quel sogno si era ritrovato in preda ad uno shock, panico scritto a lettere cubitali sul suo viso dai tratti delicati, insieme alla paura e alla confusione più totale, con i battiti impazziti e grondante di sudore, gli occhi lucidi.
Questa volta per calmarsi non gli erano bastati solo pochi minuti, c'era voluto molto più. Non era stato facile recuperare il controllo che aveva perso, tutto tremante com'era, accovacciato su se stesso, con la testa che gli faceva male da morire, sembrava avessero messo un martello al suo interno. Ma non aveva intenzione di crollare proprio adesso, non poteva permetterselo. Che fosse arrivato ad una svolta decisiva forse?
Luhan non lo sapeva, aveva una tale confusione in testa... e non credeva neanche di essere completamente sicuro di ciò che voleva realmente.
Perché non aveva di certo dimenticato quello che stava vivendo, Sehun non era uscito un attimo dalla sua mente, dai suoi pensieri. Ogni cosa veniva correlata a lui, dalla più banale alla più importante. Che fosse giorno o notte la sua testa era piena di Sehun, piena della sua figura, del suo viso, dei suoi occhi, delle sue labbra, della sua voce, dei suoi gesti, del suo corpo. Stava impazzendo.
Si odiava e odiava quella situazione. Perché se il suo cuore non avesse deciso all'improvviso di tradirlo e battere forte per quella persona, adesso lui non si sarebbe sentito così da schifo, tutto sarebbe stato più semplice, avrebbe potuto solo ripensare al suo sogno, concentrarsi su di esso e cercare un modo per risolvere tutta questa situazione e tornare nel suo mondo (ammesso che ancora esistesse, ma voleva proprio accantonare la possibilità che forse il suo pianeta poteva essere stato distrutto).
Si sentiva come una barca sperduta e senza meta, lasciata in balia delle pericolose e turbinose acque marine. Qualcosa di piccolo e fragile, in confronto alle onde che la sballottavano da una parte all'altra, e in confronto alla profondità delle acque su cui era costretta a galleggiare.
Luhan era esattamente così, circondato da insicurezze e preoccupazioni, confuso, privato di un terreno solido su cui poter costruire delle certezze e farle crescere, costantemente esposto a dei rischi che lo rendevano vulnerabile. Aveva giusto bisogno di un appiglio, chiedeva solamente qualcosa di stabile e forte che potesse donargli un piccolo aiuto, che potesse svuotare la sua testa da tutta quella confusione e dirgli cosa fare, guidarlo nelle scelte da compiere. Doveva essere per forza così maledettamente difficile voler fare un po' di chiarezza e ordine?
Passò i giorni seguenti deprimendosi sempre più, decidendo giusto per un po' di tempo di sprofondare nella sua tristezza, di rimanere seduto a guardare un punto indefinito e contemplarlo, senza fare nulla, mentre il tempo scorreva. Voleva semplicemente guardare in faccia i suoi problemi, con la consapevolezza però che non era in grado di fronteggiarli, di risolverli, e quindi cadere sempre più nell'oblio della disperazione. Era uno di quei momenti in cui il pessimismo riusciva imporsi sulle sue speranze e illusioni, e lo contagiava con il suo cattivo e oscuro modo di pensare. Voleva abbassare per un attimo le sue difese, prendersi una pausa da quello che era diventato e guardare invece alla realtà per com'era e non per come cercava in continuazione di cambiarla. E il fatto che fuori piovesse lo faceva sentire meno solo.
Questo cambiamento non passò di certo inosservato al signor Kim, che inizialmente decise di aspettare, credendo che Luhan prima o poi sarebbe andato volontariamente a parlargliene. Ma ciò non avvenne, per cui fu l'uomo questa volta ad andare ad approcciare il ragazzo malinconico.
- Sputa il rospo Luhan - gli disse, prendendo posto accanto a lui. L'altro gli rivolse uno sguardo interrogativo.
- Dimmi cos'hai. Perché sei così triste in questi giorni? E' forse successo qualcosa con Sehun? Avete litigato? - a queste domande Luhan scosse la testa, nonostante il solo sentire nominare quel nome riportò subito un po' di vitalità in quegli occhi spenti.
- E' solo che sto pensando a tutto ciò che è successo, che sta succedendo, e insomma... sono confuso, mi trovo ad affrontare un momento di tristezza, ma prima o poi passerà...- il moro rispose sospirando, non essendo per nulla convinto anche lui delle sue parole.
Il signor Kim gli accarezzò la testa affettuosamente.
- Dovresti pensare di meno Luhan, e fare qualcos'altro invece - il suo tono impregnato di una leggera nota di malizia incuriosì il ragazzo.
- Che cosa? - chiese cercando di capire cosa passasse per la mente di quell'uomo.
- Non saprei... tipo chiamare Sehun e fargli sapere che sei ancora vivo? Stamattina ha chiamato in preda al panico pensando che ti fosse successo qualcosa perché non gli hai risposto nemmeno una volta al cellulare, voleva venire fin qui a vedere di persona e assicurarsi che non ti fosse accaduto nulla -.
A quelle parole gli occhi di Luhan si sbarrarono, e corse subito in camera a prendere il suo telefono. Come aveva potuto dimenticare di rispondere a Sehun?
Vide una valanga di messaggi e un bel po' di chiamate perse. In fondo era da due o tre giorni che non lo apriva. Dopo che i suoi ricordi erano ritornati era come se si fosse rinchiuso in una sfera, allontanandosi dal mondo esterno. E nonostante Sehun fosse rimasto costantemente nei suoi pensieri, la confusione e le sue incertezze lo avevano in qualche modo distanziato dall'avere contatti con lui.
Ma appena i suoi occhi lessero tutti quei messaggi, che andavano gradualmente dai saluti, a raccontare la propria giornata e fare domande sulla sua di giornata, fino a cadere nella preoccupazione totale, Luhan non aspettò un attimo in più e chiamò Sehun.
Solo adesso si rendeva conto di quanto gli fosse mancata la sua voce, di quanto gli fosse mancato parlare con lui e averlo vicino.
Tuttavia, non fu la voce di Sehun quella che arrivò alle sue orecchie quando la chiamata venne accettata dall'altra parte.
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ᴀʟɪᴇɴ ʟᴏᴠᴇ ⋆ᴅᴏ ʏᴏᴜ ʀᴇᴀʟʟʏ ᴇxɪsᴛ?⋆ || ʜᴜɴʜᴀɴ ||
FanfictionLuhan sorrise, e nei suoi occhi si poteva leggere un velo di tristezza. - Lo so bene che succederà ancora, ma è una cosa che non posso evitare - il suo sorriso era costruito, consapevole e malinconico. Ne era già al corrente, più tempo passava lì, p...