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                                                                     Maine, USA, 1959

L'aula del tribunale era piena all'inverosimile di gente.

C'erano gli avvocati, l'imputato, gli addetti ai lavori, ma c'erano soprattutto tanti, tantissimi curiosi, perché il processo che stava per concludersi aveva suscitato parecchio scalpore.

Louis Tomlinson, giovane vice direttore di una delle banche più famose di Portalnd, era stato accusato dell'omicidio della sorella e del marito di lei, uno dei più noti e amati campioni di golf americani.

L'imputato si era difeso con le unghie e con i denti e si era sempre proclamato innocente, ora spettava al giudice emettere la sua sentenza.

Il verdetto era atteso a breve, dato che tutti erano stati richiamati in aula da poco per la lettura della sentenza.

Louis, vestito con un semplice completo nero, continuava a passarsi sul volto il fazzoletto, nel tentativo di togliersi dal viso il sudore che gli colava negli occhi.

Dire che era agitato era poco, era, in parole povere, terrorizzato, perché aveva paura di perdere la sua vita e quanto con fatica aveva costruito per il suo futuro.

I rapporti con sua sorella non andavano più bene come una volta, soprattutto dopo la morte dei genitori e la successiva spartizione dell'eredità, ma non l'avrebbe mai e poi mai uccisa.

Era stato incastrato da prove fasulle e da circostanze che avevano giocato decisamente a suo sfavore.

Arrivati a questo punto, sperava solo che il giudice e la giuria sapessero scandagliare bene la vicenda e giudicare le prove che erano state portate loro.

Venne distolto dai suoi pensieri dall'arrivo del giudice e della giuria popolare che avevano dovuto giudicarlo.

Nell'aula calò il silenzio, che venne però prontamente rotto dal brusio della folla presente e dalle grida di giubilo degli amici delle due vittime, quando il portavoce dei giurati pronunciò il verdetto:

" Colpevole!"

Louis si lasciò cadere sulla sedia e si prese la testa fra le mani scuotendola con disperazione.

I suoi avvocati cercarono di confortarlo, ma non servì a nulla perché il giovane imputato aveva capito di aver perso tutta la sua vita.

Non sentì nemmeno la lettura intera della sentenza che stava facendo il giudice.

Non sentì che era stato condannato a due ergastoli da scontare nel carcere di Shawshank.

Non sentì nulla di tutto ciò, ma solo un dolore enorme e una disperazione pesante come un macigno che gli premeva sul cuore.

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