2.

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Louis osservava con gli occhi pieni di lacrime il paesaggio che scorreva velocemente dal finestrino.

Si trovava sul pullman che l'avrebbe portato nel carcere di Shawshank e lontano dalla vita che si era costruito e che tanto amava.

Indossava una tuta arancione ruvida e rigida e ai polsi ed intorno alle caviglie portava delle pesanti catene.

Accanto a lui erano seduti altri cinque uomini, destinati, come lui, a passare la loro vita, o almeno parecchi anni, in carcere.

Non sapeva quali reati avessero commesso e non gli interessava nemmeno saperlo.

Se avevano ucciso o rubato o truffato era giusto che finissero dietro le sbarre, ma lui era innocente e un innocente non avrebbe mai dovuto essere privato della sua libertà.

Appoggiò la testa al finestrino e chiuse gli occhi nel disperato tentativo di lasciare fuori dalla sua vista e anche dalla sua mente ciò che gli era successo.

La brusca frenata del pullman lo riportò alla realtà.

Le portiere del mezzo vennero aperte e lui e gli altri detenuti vennero fatti scendere in modo non molto gentile.

Si ritrovarono in un cortile polveroso davanti ad un enorme edificio grigio circondato da un alto muro di filo spinato.

Prima che il cancello si richiudesse Louis ebbe modo di notare che il carcere si trovava in mezzo al nulla, in una landa desolata.

Non ebbe tempo per pensare perché venne spinto da alcune guardie verso il portone d'ingresso del penitenziario.

Percorse un breve corridoio sotto gli occhi attenti di molti poliziotti dai visi arcigni e cattivi e si arrestò davanti ad una porta chiusa, dietro il detenuto che lo precedeva.

Quando arrivò il suo turno, entrò e, senza che nessuno gli rivolgesse la parola, gli vennero messe fra le mani una coperta, un asciugamano, un pezzo di sapone, uno spazzolino e una Bibbia.

Non appena ebbe tutto quello che gli serviva, venne cacciato fuori dalla stanza e scortato da una guardia lungo un altro corridoio.

Il poliziotto aprì una serie di porte e alla fine giunsero in un'enorme stanza lungo le cui pareti si aprivano decine e decine di celle.

Louis venne condotto nell'ultima in fondo, quella attaccata al muro.

La guardia aprì la porta, lo fece entrare e se ne andò, sempre senza dire una parola.

Louis osservò la misera brandina il cui materasso sembrava alto non più di dieci centimetri, il water e il lavandino attaccati al muro, l'unica sedia collocata nel mezzo della cella senza un perché e non ce la fece più.

Si sedette per terra e scoppiò a piangere.

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