Parte 47

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Immobile
Sto immobile,rigida,credo che se provassi a fare un qualsiasi movimento non ci riuscirei,no sarei un pezzo di ghiaccio.
La porta chiusa,e le ore che passano ,due ore,non tre non una,due.
Mi fermo sulle parole ,a pensare al loro significato,le ripeto tre,quattro,cinque volte finché non stonano.
Se mi fermassi,penserei a quello a cui non dovrei pensare.
Non potrei fermarmi,perché altrimenti ci penserei.
Mi sento un peso sul torace ,uno di quei dolori per i quali non c'è al momento medicina che possa sistemare.
Ora che però le parole sono finite,è inevitabile,pensarci.
Il cellulare,perché no?
Lo prendo,non avrei dovuto farlo,perché la mano mi trema e so il motivo.
Lo accendo,e tolgo internet,nessuno deve scrivermi.
Vado su i contatti,a,b,c.
Mi fermo sul terzo contatto della lettera C,se lo chiamassi ora cosa gli direi?
Si sa che a Christian non importa più niente di me.
Se vi state chiedendo cosa sto provando adesso,la risposta è definita,paura.
Paura di muovermi,paura di parlare,paura di guardarmi,paura di poggiare i piedi per terra ,qualcuno potrebbe afferrarli ,salire in camera ,potrei ritrovarmi davanti un'uomo,paura di me stessa,di come potrei reagire,di cosa dovrei fare adesso.
Cosa dovrei fare?
Piangere.
Al solo pensiero insorgono un fiume di lacrime, che scendono lentamente mentre il muco mi tappa la respirazione nasale e la bocca non riesce a prendere aria.
cosa può essere più disgustoso di questo?
Il vomito
Un conato mi arriva alla gola ,mi alzo trattenendolo,ma l'immobilità non me lo permette e per un momento mi metto a pensare se nella vita non riuscirò più a muovermi,finché il conato non si trasforma in vero e proprio vomito.

Chiudo gli occhi sbattendoli,le lacrime si dilungano e sembrano essere incessanti.
Mi accascio,mentre il cellulare suona con il nome di mia madre sulla schermata illuminata,lo ignoro,la musica indefinita mi calma,mi distrae.
Quando vede che non rispondo mi manda un messaggio per avvisarmi che si tratteranno più del previsto.
Lo ignoro,non mi importa.
Mi alzo ,la testa mi gira ,vado verso la porta terrorizzata e la chiudo a chiave,poi penso a togliere il vomito.
Tutto questo silenzio,fa troppo rumore.
Accendo la televisione,mettendo su un canale di cartoni animati,quelli che ti danno serenità,non ci penso

Tra le mani il telefono squilla
-"Pronto?"
La sua voce mi provoca ancora più dolore,nostalgia,si è aggiunta alla lista delle mie amiche.
-"Sei da solo"
La voce mi trema ,ma sembra tenera e dolce.

-"Si Rose,cosa è successo? Stai piangendo?"
Lo chiede con preoccupazione nella voce e ansia.
-"Si"
Scoppio a piangere,se fossi il cielo,adesso starebbe grandinando e forse a Londra piove pure.
-"Mi fai preoccupare,amore"
mi si strappa un sorriso,dandomi fede che i ragazzi non siano tutti uguali,almeno non lui
Si corregge subito ,anche se "amore" andava bene.
-" vuoi dirmi cosa hai fatto?"
La voce comprensiva mi rassicura,a lui posso dirlo.
-"Quando Puoi venire a trovarmi?"
Chiedo
Rimane in silenzio
-"dovresti venire tu "
Altro silenzio
-"Quando?"
Risponde diretto ,come se non stesse aspettando altro
-"Anche domani "
Non saprei cosa dirgli adesso
-"qualunque cosa sia la risolveremo insieme"
Sospiro e dopo ore di angoscia mi sembra di vedere la luce alla fine del tunnel
-"Resteresti a farmi compagnia?"
Lo sento ingoiare la saliva imbarazzato finché non risponde
-"Ti addormenterai con il telefono in mano,piccola"


Volevo farvi presente che ho molto a cuore anche questo argomento,molto delicato a parer mio che se trattato con parole sbagliate può dare un messaggio sbagliato,spero quindi di essere stata precisa a trasmettervi ciò che vorrei,visto nel mentre lo ideavo e scrivevo,ho provato io stessa i brividi pensando alla sua situazione.
Detto questo
Baci,ciao!

ADOLESCENZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora