Parte 48

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Fa strano sapere che avendo il diploma e compiendo durante il prossimo anno scolastico i diciotto anni ,io possa già frequentare a settembre l'università.
I miei genitori hanno fatto tanto per me ,per permettermi di studiare.
Non li ringrazierò mai abbastanza per quello che ho ricevuto,forse mi sono mancate le piccole cose,attenzioni come "come stai?" ,ma non mi posso lamentare solo perché a volte mancava uno dei tanti tasselli.
Il brivido di fare qualcosa di nuovo mi ha sempre contraddistinta da i miei coetanei.
Mentre loro erano tristi dopo una settimana di distacco dai genitori io ero triste al ritorno dalla settimana.
Viaggiare è qualcosa di magico,la gioia più grande che io possa provare è prendere un volo e sconnettermi dalla noiosa quotidianità,conoscere persone nuove,mai viste,andare in posti fuori dalla norma in cui vivi.
Al solo pensiero la mia testa è già partita per un'andata senza ritorno,mentre a riscuotermi dai miei pensieri sono le mie amiche super agitate.
Ieri sera ho passato tre ore al cellulare con Christian,tra discorsi seri,inutili e divertenti,nessuno dei due ha viaggiato nel passato o ha smosso tasselli delicati,sembravamo due amici che non si sentivano da tanto,magico direi.
Leila e Clarissa continuano a scuotermi la spalla quando viene il mio turno.
Mi alzo agitata e mi dirigo da sola verso la stanzetta bianca avorio ,dove una signorina con un sorriso premuroso mi invita ad accomodarmi.
Sorrido alle mie amiche ansiose ed entro con calma mentre l'ansia inizia a prendere il mio buon senso.
Mi siedo sulla sedia comoda,creata secondo me per non far svenire le persone che prendono brutte notizie.
Dopo poco una donna di mezza età fa la sua entrata nello studio con delle cartelle in mano.
Cerco di tranquillizzarmi cercando spettanza nel suo sorriso ma è talmente neutro da risultare una presa in giro.
Si siede sorridendomi con un'angolo della bocca.
Legge il mio nome chiedendomi conferma della mia identità per poi andare avanti
-"Quindi signorina Flenghi ,il test è fortunatamente negativo,non deve preoccuparsi."
Tiro un sospiro di sollievo sia mentalmente che non e lascio la presa dai manici della poltrona che tenevo ferri .
-"Quindi non sono siero positivo?"
Chiedo conferma per paura di aver sentito male ma ricevo una risposta di conferma.
Sono risultata negativa al test dell'AIDS,dopo ieri ero rimasta terrorizzata con la paura di aver contratto la malattia.
Esco dallo studio senza il peso con il quale ero entrata fiondandomi tra le braccia delle mie amiche che emozionate mi abbracciano.
Clarissa sa un falso della storia,che io sia andata a letto con un ragazzo quando ero ubriaca senza usare protezioni,mentre Leila è attualmente l'unica a sapere del mio trauma,ma meno di me sa come agire.
Usciamo velocemente da quel posto infernale mettendolo nella lista nera dei posti da rivisitare e ci avviamo verso casa mia nella quale si respira un'aria pesante o forse è solo una mia impressione.

Christian

Rose non mi ha voluto dire cosa la preoccupasse così tanto,ma non ho insistito,non in questo caso.

Scendo le scale di casa ormai quasi come "nuovo",dopo la riabilitazione sto già meglio ,anche dopo aver parlato con Rose.
La sua voce da cucciolo bastonato mi ha aperto di nuovo una ferita sul cuore che si era finta chiusa.
Mi accorgo di sorridere mentre penso a lei e afferro un pezzo del mio ottimo panino .
Oggi a Londra è una bella giornata,il cielo è sereno e si sentono gli uccellini che cantano,sereni come il tempo.
Esco con le chiavi di macchina,non vale la pena starmene chiuso dentro,voglio che il sole mi entri nelle ossa.
Accendo il motore e parto,senza destinazione,anche io sereno come il tempo e gli uccellini.
Mi fermo in uno di quei parchi enormi pieni di verde,nei quali ti sentì libero ma sei in realtà recintato da dei confini.
Prendo le mie amate cuffiette ormai distrutte e avvio la prima playlist che mi capita iniziando a correre piano,con il respiro regolare.
L'aria fresca di prima mattina mi taglia il respiro caldo,chiudo gli occhi a tratti aprendo le braccia in un gesto di liberazione ,mentre il sudore mi bagna i ricci castani alla luce del sole.
É ora di riprendere a vivere senza nessun rancore o paura di fallire,forse ora mi pongo obbiettivi dai quali sono lontano e non ho volontà per riuscirci ,ma sperarci almeno per un momento crea un'altro sorrido fiero sulle mie labbra.

Dopo aver girato in tondo per due volte l'intero parco decido di tornare a casa ,perché si ,sta per piovere...
Ruoto gli occhi al cielo e corro in macchina quando a soli dieci metri dall'auto inizia a diluviare.
Impreco sotto l'acqua fino a quando non salgo e metto in moto.
La pioggia mi schiarisce le idee ,portando i miei pensieri su Rose e su quanto in questo momento sia lontana da me,mi immagino la sua figura sul sedile passeggero mentre dorme o mi guarda a soppiatto ogni due minuti.
Solo quando una goccia scende da volto arrivando sui miei jeans mi accorgo che tutta questa nostalgia mi sta uccidendo.
Svolto a destra verso casa mia ,facendo prima una sosta in una caffetteria per togliermi il peso che tengo sul petto con una tazza di cioccolata calda e tanto di panna,ciò che farebbe Rose nei giorni bui.

ADOLESCENZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora