quaranta

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<<Chanel>>Samantha mi viene incontro ma la respingo con un debole sorriso. <<Come stai?>>mi passa un dito sotto gli occhi scacciando una lacrima, ma la supero andando verso la porta sentendo gli occhi di tutti sulla pelle. <<Va tutto una meraviglia, perché? Non dovrebbe essere così?>> tira su con il naso uscendo da quella maledettissima casa e sbattendomi la porta alle spalle con troppa violenza. Lancio un urlo di frustrazione maledicendo me e le mie stupide lacrime. Inizio a camminare verso quella strada deserta urlandomi contro cose senza senso, sono stufa di tutto questo piangere, ma non posso fare di meglio. Chi sono io per impedire alle mie emozioni di esprimersi? Voglio solo andarmene, voglio andarmene dai miei problemi, voglio scappare da loro e dalle miei insicurezze. Non posso credere che la mia vita sia un emerito disastro, chissà cosa pensavo da piccola, di certo non me la immaginavo cosi. Non sarò mai la Chanel dei miei sogni, quella ragazza perfetta e piena di sicurezza, non posso credere a niente, non mi posso fidare di nessuno. Non son sicura neanche di fidarmi di me stessa, infondo sono un disastro in tutto. Non sono la Chanel perfetta che i miei genitori avrebbero voluto, quella figlia brava a scuola e a casa, quella sempre puntuale, bella e brava. Non sono mai stata a ragazza che gli altri vogliono, ho sempre preferito essere la vera Chanel: la ragazza arrogante ma tenera, quella con mille pensieri per la mente a cui non vuole dare sfogo, quella che ha sempre paura di dire le cose sbagliate, con l'autostima sotto i piedi, studiosa e ad ogni problema sono la prima a scappare e a rifugiarmi nel mio mondo. Quella stupida ragazza che scrive le sue stupide emozioni su uno stupido diario ormai stufo delle sue lacrime e dei suoi problemi. Io non sono come loro mi vogliono e la cosa mi dispiace, m io sono così, non posso cambiare perché la società o chiunque altro non mi apprezza, io sono me stessa e sono felice di esserlo. Forse sono l'unica adolescente piena di etichette che non vuole cambiare per gli altri, io sono cosi e se a qualcuno non va bene non sono problemi miei. Se un giorno vorrò cambiare lo faro solo per me stessa, e mai per qualcun altro! Un clacson mi fa sobbalzare portandomi alla realtà. Sto ancora camminando per quella strada stretta e una macchina odiosa ha fretta di passare. Borbotto qualcosa che non riesco a capire neanche io e lascio passare la macchina concentrandomi di nuovo su me stesa, la vera Chanel. Gli occhi continuano a pizzicarmi, ma mi sforzo di non versare neanche una lacrime. Non so per quanto tempo dovrò camminare, ma sono stanchissima e la notte sta scendendo. Forse la cosa migliore è on tornare a casa e fermarmi da qualche parte, come facevo in Canada quando litigavo con i miei . Ora però sono sola, lì avevo Susy e Aaron, mentre ora devo arrangiarmi da sola. Entro per una stradina rocciosa e piena di fastidiosissime buche s cui inciampo variate volte sbucciandomi il ginocchio. <<Maledetta me>>borbotto entrando in un capannone all'apparenza disabitato. Faccio un giro per la piccola struttura fermandomi quando finalmente trovo una vecchia sedia arrugginita. Mi siedo sperando che nella notte non venga nessuno, non mi va di condividere un posto disabitato con qualche straniero, beh una volta magari lo avrei fatto insieme a Susy e Arron, ma ora sono sola. Domani dovrò trovare il modo per tornare a casa e non so la strada, quindi non so veramente come fare. Non posso chiamare i miei genitori, neanche i miei amici e di Caleb non ne voglio più sapere niente. Devo trovare un modo per tornare a casa da sola. D'ora in poi sono sola, e la cosa non cambierà, quindi mi ci devo abituare. Un rumore di passi mi fa sussultare e alzare dalla scomoda sedia arrugginita. Cammino silenziosamente verso l'entrata sperando di non trovare nessuno, ma dopo pochi passi il volto di Abel mi guarda confuso. <<Come sei arrivata qui?>>domanda mentre io sospiro per il sollievo di non aver incontrato qualche drogato. <<Mi sono persa, stavo tornando a casa e non ricordavo la strada.>>il suo sguardo si sofferma sul mio viso mentre un sorriso di compassione si piazza sul suo volto stanco. <<Ti ha raccontato tutto, vero?>>sussurra facendomi cenno di seguirlo. Annuisco tenendo il viso basso, anche lui lo sapeva? <<Vieni ti do un passaggio a casa>>lo ringrazio prima di salire in una macchina blu notte davvero niente male. Dopo avergli spiegato la strada per ben due volte in modo da non sbagliare, mi lascio andare sul sedile scuro tenendo lo sguardo sulla strada. <<Non è un cattivo ragazzo, ha solo paura>>Abel interrompe il silenzio facendomi negare con la testa. <<Lui non ha paura, lui è così e basta>>so che sto mentendo anche a me stessa, ma preferisco che sia così. L'uomo annuisce accendendo la radio mentre io osservo una New York piuttosto deserta di notte fonda. <<Grazie Abel>>sussurro scendendo dalla macchina mentre lui sorride leggermente. <<Puoi non dire a Caleb di avermi incontrata?>>gli domando per essere sicura. <<Tranquilla Chanel. Ricordati di quello che ho detto, lui non è un ragazzo cattivo, lui ha paura di quello che potrebbe diventare se gli rimani accanto.>>Scuoto lentamente la testa entrando nella silenziosa casa.

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