Kidnapped

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Due ore dopo i ragazzi non avevano ancora finito.

Satoshi era in camera sua, o meglio, in camera di Hajime e stava leggendo un libro sdraiato sul suo letto, quando lo sguardo gli cadde sull'orologio posto sulla scrivania.

"Possibile che non abbiano ancora finito?" Pensò aggrottando la fronte.

All'inizio pensò semplicemente di tornare a leggere, poi però nella sua mente si presentò di nuovo quel presentimento, una sensazione che aveva già avvertito solo poche ore prima quando, in mensa, non si era presentato neanche uno dei medici che solitamente facevano colazione lì con loro.
Molto strano dato che quel giorno, apparte sua zia, sarebbero dovuti essere presenti ben cinque dottori!

Fu con questo dubbio che alla fine il biondo si decise ad uscire, aprendo la porta lentamente, quasi avesse paura di ciò che avrebbe potuto trovare dietro di essa.

Com'era ovvio che fosse, non c'era nessuno in corridoio.
Ed era una cosa del tutto normale dato che in quel momento dovevano trovarsi tutti in una delle sale del piano terra per fare quella seduta di gruppo, eppure a Satoshi sembrò comunque strano, come se ci fosse qualcosa che non quadrava.

Si incamminò verso le scale e quel silenzio tombale iniziò pian piano a inquietarlo sempre di più. Era abituato ad essere continuamente circondato dalle urla e dagli schiamazzi di quei dieci e, ora che se ne rendeva conto, da quando era arrivato non aveva mai passato un solo istante completamente da solo.
(Tranne forse quando era in bagno, ma anche in quel caso Hajime era sempre davanti alla porta ad aspettarlo...)

Scese i gradini quasi in punta di piedi, mentre il suo cuore, per qualche motivo a lui ancora sconosciuto, iniziava a battere sempre più rapidamente.

Si sentiva come il protagonista di uno di quei libri horror che Hajime leggeva in continuazione e la cosa non gli piaceva affatto.

Una porta sbattè con violenza alle sue spalle e lui si voltò di colpo, certo di aver perso un battito dal terrore.

"Insomma, cosa sono questi pensieri infantili?" Si rimproverò. "Non ho mai avuto paura di rimanere da solo, neanche quando ero piccolo... E poi di cosa dovrei avere paura?"

La mensa era deserta, i piatti delle colazioni consumate poco tempo prima erano ancora sui piatti, nessuno li aveva messi a lavare e nessuno aveva riordinato le sedie.

"Sembra la scena iniziale di un film post apocalittico." Pensò ridendo nervosamente.

E forse era davvero così.

"Non posso mettermi a cercare quella stanza, potrei disturbarli..." Pensò dando un rapido sguardo al lungo corridoio.

Decise così di fare una passeggiata in cortile. Non era mai stato un tipo claustrofobico, ma rimanere lì dentro iniziava a mettergli una strana agitazione, quasi come se fosse stato preso in trappola.

"Che paranoico." Si prese in giro da solo mentre iniziava a girare per il viale di ciottoli.

Lo sguardo gli cadde poi quasi involontariamente sul punto dove la notte prima lui, Hajime e Usaro si erano messi a scavare quel tunnel. Mancava solo lo sbocco nell'aiuola del marciapiede, per il resto era a posto.

Improvvisamente lo colse una strana agitazione e quasi corse lì per completarlo in fretta e furia e darsi poi alla fuga.

Ad ogni modo alla fine si ritrovò proprio lì, davanti a un cumulo di frasche e foglie secche che avevano posizionato per nascondere l'imbocco, solo che... Il tunnel era scoperto.

Sgranò gli occhi incredulo quando se ne rese conto, forse una folata di vento aveva fatto volare via tutto o forse... Forse qualcuno lo aveva appena usato!

The Cheshire Cat//Yaoi//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora