The End

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(Puahahhahahah povero lettore ingenuo, non immagini neanche quanto mi stia divertendo ad immaginarmi la tua faccia in questo momento XD... Vabbè, ora ti lascio al capitolo)







Il ragazzo si risvegliò di soprassalto.

Il cuore che batteva a mille.

Si guardò intorno, facendo scorrere rapidamente lo sguardo lungo le candide pareti bianco latte della stanza.

Riuscì a mettersi l'anima in pace solo quando, mettendosi sdraiato su un fianco, poté vedere nel letto accanto al suo Hajime.

Sorrise sospirando di sollievo.

Se quel sogno fosse stato la realtà, bè, allora sì che sarebbe davvero impazzito.

E in realtà a pensarci bene c'era già  andato vicino, molto vicino.

Scosse il capo, provando a scacciare dalla mente quei ricordi.

Ormai era tutto finito.

Il direttore era in ospedale, in coma dopo aver ricevuto per l'esattezza centodiciannove coltellate (o meglio, vetrate) in tutto il corpo.

Sua zia invece era finita in carcere con l'ergastolo e lo stesso valeva per tutti i venti aiutanti di quell'uomo.

Gli altri bambini che aveva rapito (o comprato...) erano stati restituiti alle rispettive famiglie o affidati ad un'orfanotrofio, ad eccezione di alcuni casi per i quali era stato invece necessario il centro psichiatrico.

Satoshi era uno di quelli.

Dopotutto quando le madri di Akane erano arrivate, lo avevano trovato con un pezzo di vetro in mano e uno sguardo in viso a dir poco folle mentre continuava ad infliggere piccole ma dolorose ferite su tutto il corpo dell'uomo.

I suoi genitori ovviamente erano tornati in anticipo dopo aver saputo cos'era successo.

Avevano deciso di affidarlo a un centro psichiatrico situato a giusto dieci minuti da casa sua, così da poterlo andare a trovare il più spesso possibile, ma lui sinceramente non ne era poi così triste.

Dopotutto anche Hajime e tutti gli altri sarebbero stati trasferiti in quel centro (ad eccezione ovviamente di Akane, anche se aveva comunque promesso loro di andare a trovarli tutti i finesettimana).

- Ehi, sei sveglio? - Mugolò il Cheshire Cat sbadigliando.

- Sì. - Rispose Satoshi in un sussurro.

Un sorriso spontaneo si fece rapidamente largo sul suo viso.

Già, avrebbe sopportato tutto: gli incubi, le visite, la prigionia in quel centro, gli sguardi spaventati che tutti per tutta la vita avrebbero sempre continuato a rivolgergli... Bastava solo che a farlo non fosse mai un'unica persona, bastava solo che questa persona rimanesse sempre al suo fianco. Bastava solo che questa persona fosse ancora viva.

- Ehi, ma stai piangendo!? - Esclamò Hajime allarmato alla vista del volto del fidanzato rigato dalle lacrime.

- Scusa. - Rispose il biondo passandosi la manica del pigiama sugli occhi.

- E di cosa? - Ribatté Hajime. - Su, vieni qui. -

E Satoshi non se lo fece certo ripetere due volte.

Hajime non poteva ancora alzarsi dal letto.
Bé, era il minimo. Dopotutto era sopravvissuto a qualcosa per la quale tutti gli altri, il biondo compreso, lo avevano dato per spacciato.
Quel colpo da arma da fuoco. Quella pallottola sparata sulla sua schiena che era arrivata a giusto due centimetri dal cuore.

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