The Circous's Director

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Hajime non si era allontanato molto, anzi, in realtà non era stata proprio sua intenzione quella di allontanarsi. Era accaduto tutto a causa di quella bambina.

L'aveva vista giocare da sola con un pallone un po' in disparte rispetto a tutti gli altri bambini e aveva in viso un'espressione davvero sconsolata, così le si era avvicinato, completamente menefreghista rispetto alla terza regola di Satoshi, e le aveva chiesto se le andava di giocare con lui.

Avevano passato quindi i seguenti cinque minuti a passarsi la palla a vicenda e a improvvisare una specie di partita di calcio, quando la madre della bambina le aveva detto che era ora di tornare a casa.

In quel momento il pallone era rotolato via, finendo in mezzo alla vegetazione e Hajime le aveva detto di andare dalla madre e dirle di aspettare solo un istante mentre lui lo andava a recuperare.

E così il Cheshire Cat si era ritrovato ad arrancare in mezzo a tronchi e sterpaglie varie, alla ricerca di un pallone che sembrava essersi completamente volatizzato.

Dopo un tempo che gli era parso infinito, il ragazzo lo aveva finalmente trovato: era finito in un altro parco giochi, grande quanto il principale dove si trovavano tutti gli altri, ma decisamente più malmesso. Vi si poteva accedere grazie a una piccola stradina di ciottoli, che lo collegava al resto del parco, ma sembrava che fossero anni ormai che nessuno vi metteva più piede.

Hajime si era appena chinato a raccogliere il pallone, però, quando aveva sentito una presenza alle sue spalle.

Un brivido gli aveva percorso la spina dorsale e improvvisamente aveva capito di chi si trattasse, ancor prima di sentire la sua voce.

 - Da quanto tempo... Cheshire Cat... -

Il ragazzo si era voltato di scatto e per poco non si era preso un colpo nel vedere il suo orribile presentimento diventare realtà.

Non riuscì neanche a parlare tanta era l'agitazione. Di cose da dire ce n'erano, eccome se ce n'erano, ma in quel momento non gli venne in mente nulla, solo un rantolo appena accennato, più simile a uno squittio che a una parola.

 - Che succede? Il gatto ti ha mangiato la lingua? - Chiese l'uomo scoppiando poi a ridere della sua stessa battuta.

E Hajime avrebbe potuto correre via all'istante, dopotutto era almeno dieci volte più veloce di lui, ma le gambe gli si erano paralizzate, tutto il suo corpo si era paralizzato dalla paura.

Una paura che dopo tanto tempo era finalmente riuscito a dimenticare, una paura che pensava non avrebbe mai più provato.

 - Ti è piaciuta la tua vacanza? - Ghignò l'uomo avvicinandosi al ragazzo con passo sicuro, perfettamente consapevole dello stato in cui il Cheshire Cat si trovasse in quel momento.

Alla vista dell'espressione allucinata del ragazzo, l'uomo scoppiò nuovamente in una fragorosa risata.

 - Ah, non immagini quanto mi sei mancato. - Disse sorridendo nuovamente, quasi con espressione sognante. - Tu e anche quegli altri. Voi sì che eravate bravi, non come quel branco di scimmiette ammaestrate che mi ritrovo adesso. -

Continuò ad avvicinarsi, ormai li separavano solo un paio di metri.

 - Quelle non sanno neanche premere un grilletto, roba da matti, non credi? -

Di fronte al silenzio di Hajime, l'uomo continuò a parlare.

 - Bè, ad ogni modo ora sono tornato a prendervi. Le vacanze sono finite, è ora di tornare a lavoro. -

E aveva allungato poi una mano per afferrare il braccio del ragazzo. Sul viso un'espressione vittoriosa, di chi ha finalmente ritrovato qualcosa che aveva perso da tempo.

Quella mano però non sfiorò mai il Cheshire Cat e non perché lui si fosse infine deciso a reagire, ma perché la voce di un ragazzo giunse all'improvviso alle loro orecchie, facendo volgere all'istante gli sguardi dei due verso il vialetto che conduceva a quel parco giochi abbandonato.

 - Hajime! - Esclamò Satoshi rosso di rabbia. - Quante volte ti devo dire di non infrangere le regole!? -

Il ragazzo sgranò gli occhi dal terrore nel veder arrivare il biondo, non per paura di lui in sé, ma per paura di ciò che sarebbe potuto accadergli ora che era lì.

 - E vedo che hai disubbidito anche alla terza regola! - Continuò il ragazzo esasperato. - Ti avevo detto di non infastidire nessuno! - Poi si rivolse all'uomo, chinando dispiaciuto il capo. - Mi dispiace se le ha dato fastidio, ora lo porto via. -

 - Ma no, non mi ha dato nessun fastidio. - Ribatté l'uomo sorridendo. - A dire il vero io sono il vecchio tutore di Hajime, sai, è scappato di casa tanti anni fa, quasi non ci credevo di averlo finalmente ritrovato. -

 - E quindi cosa vuole? - Ribatté Satoshi freddamente.

 - Riportarlo a casa, mi pare ovvio. -

Il Cheshire Cat si sentì mancare il fiato: se Satoshi gli avesse creduto, lui lo avrebbe portato via, ma se invece avesse sospettato qualcosa, l'uomo avrebbe sicuramente trovato un modo per metterlo fuori gioco. Conoscendolo, avrebbe potuto anche ucciderlo senza pensarci due volte.

Stava ancora pensando a questo, però, quando il biondo si avvicinò a loro due a grandi passi, sul viso un'espressione corrucciata che forse in un altro contesto sarebbe quasi stata comica.

 - Certificato. - Dichiarò quando fu di fronte all'uomo.

Nonostante tra i due ci fossero almeno trenta centimetri di differenza, lo sguardo di Satoshi non vacillò un solo istante e si fissò negli occhi scuri dell'uomo quasi con fare intimidatorio, come se fosse lui il più grande e spaventoso dei due.

 - Certificato? - Ribatté lui leggermente sorpreso.

 - Sì, voglio vedere il certificato di adozione e quello di nascita. Poi, visto che ci siamo, voglio sapere perché non ha sporto denuncia per la sua scomparsa, chi sono i suoi genitori, da dove viene, perché è scappato, perché quando è stato trovato vagava come un'anima in pena per le strade insieme ad altri tre ragazzi e poi perché in questo momento sembra che stia per avere un infarto. -

L'uomo sgranò gli occhi nel ritrovarsi in così pochi istanti sommerso di domande e stava ancora pensando da dove iniziare a rispondere, quando il biondo aggiunse...

 - Le do cinque secondi per rispondere, poi chiamo la polizia. -

L'uomo rimase allibito, osservando quello scricciolo come se lo avesse notato solo in quel momento. Poi scoppiò a ridere, una risata che fece accapponare la pelle ad entrambi i ragazzi.

 - Sei un vero spasso. - Rise asciugandosi con l'indice una lacrima che gli era uscita per le troppe risate. - Allora se le cose stanno così credo di dovermene andare. - Disse poi continuando a ridacchiare. - Oh bè, immagino di poter aspettare ancora qualche giorno. -

Poi se ne andò, sparendo in mezzo alla vegetazione in un'istante, così com'era apparso, e lasciando galleggiare nell'aria quella frase.

Quella sarebbe dovuta essere per i due una sorta di vittoria, infondo se n'era andato, eppure entrambi ebbero come l'impressione che in realtà il vero vincitore fosse stato proprio lui...

 - Cambio di programma. - Disse il direttore del circo, ora intento a fare una telefonata. - Sì... Lo so che ti avevo chiesto solo loro quattro, ma ho cambiato idea... Perché, dici? Non mi pare siano affari che ti riguardano... Ah, capisco... Bè, sono io il capo, sì o no? Segui gli ordini e falla finita... No, ti assicuro che la polizia non sospetterà nulla... Ottimo, allora questa domenica, intesi?... Se ne sono proprio sicuro? Certo che lo sono! Dopo quello che è successo sei anni fa, non vedevo proprio l'ora di avere una nuova Alice... -

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