Una mela al giorno toglie il medico di torno

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"I beni si disprezzano quando si possiedono sicuramente, e si apprezzano quando sono perduti o si corre il pericolo di perderli"

Tutto tace intorno a me, nessun movimento, nessun suono, nessuna mosca che vola, sono solo io con i miei più oscuri pensieri.

E' da tre giorni che sono rinchiuso qui dentro, su questo letto scomodo senza rivedere il mio che sicuramente mi starà aspettando.
Ad interrompere questi pensieri è Emily che entra di soprassalto nella stanza con un telefono in mano.

<<E' tuo fratello>> afferro subito il cellulare e la voce dietro quella scatolina mi scalda il cuore.

<<Giacomo, come va?>>

<<Fratellino, sono annoiato è da giorni che non esco>> dico sbuffando mentre Emily gira per la stanza facendomi salire l'ansia.

<<Mi dispiace>>

<<Nostro padre?>> azzardo a domandare dopo un minuto di silenzio.

<<E' tornato ieri più arrabbiato di prima>>

<<Vi ha fatto del male?>> dall'altra parte del telefono non ricevo risposta e con la rabbia che mi sale domando di nuovo:

<<Ha osato toccarvi?>>

<<Giacomo, per favore non fare cavolate>>

<<Ci sentiamo dopo>> chiudo la chiamata e quando il mio braccio sta per scagliarlo nel muro davanti una mano mi ferma ricordandomi che il telefono non è il mio. Mi scuso con Emily e riprendo a contare fino a dieci, fallendo.

<<Tuo padre è tornato in Italia?>> annuisco contando fino a cento.

<<Io non sono là a proteggerli è compito mio!>> stringo i pugni cosi violentemente che quando Emily mi prende la mano si notano i segni violacei delle unghie.


<<Cerca di riposare, oggi forse potresti uscire, non rovinare tutto>> mi accarezza il dorso della mano e poi rimane lì davanti a me cercando di distrarmi su quello che le passa nella mente e funziona.
La guardo quando indica due amiche che parlano in lontananza ed improvvisa un discorso. Osservo il movimento delle sue labbra e il modo in cui gesticola. Il suo sorriso mentre parla e i suoi occhi spenti.

<<Va tutto bene?>> le domando. Lei smette di improvvisare il discorso e mi guarda. Quando sta per parlare la porta si apre rivelando il dottore che in questi giorni mi ha seguito.

<<Preferisce che la chiami Leopardi o Dawson?>> domanda girando i fogli della sua cartellina.
<<Dawson va bene>> Emily si alza dalla sedia in cui era seduta e inizia di nuovo a girare per la stanza.

<<Allora Sg. Dawson ci sono delle notizie riguardo ai suoi esami>> dice prendendo la cartella messa ai piedi del letto e confrontandola con quella che ha in mano. Lo incoraggio a parlare mentre i miei occhi sono addosso ad Emily che ora si è fermata accanto a me e silenziosamente mi ha preso una mano.

<<La causa del suo malessere ottico è la ipermetropia, ovvero un'anomalia dell'accomodazione dell'occhio per cui si ha un difetto di convergenza dei raggi luminosi, con formazione sulla retina di un'immagine sfocata; da un punto di vista ottico il disturbo è l'inverso di quello della miopia>>

<<E come mai certe volte vedo tutto nero?>>

<<E' lo stress, può capitare quando capita che vede nero è solo rilassarsi e non pensare a niente>>

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