Stammi vicino

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"Gli uomini sarebbero felici se non avessero cercato e non cercassero di esserlo"

Faccio fatica ad aprire gli occhi, ma quando ci riesco vorrei non averli mai aperti.

Sono solo. Non c'è nessuno insieme a me, sono solo io sdraiato, ancora una volta, su questo dannato lettino. Mi alzo scattante pronto a sentire il peggio dei dolori, ma niente, il dolore non c'è. Sorrido a quanto successo, provo a infilarmi le ciabatte, ma decido di lasciar stare, sento troppo caldo, un po' di freddo ai piedi mi fa bene. Vado per aprire la porta quando questa si apre.

Un dottore, la mia famiglia ed Emily si presentano di scatto. Io vengo letteralmente ignorato mentre loro camminano diretti verso un punto preciso, ma quale? Io sono qui, giusto?

<<Emily, amore mio!>> vado per toccarla ma le mie dita sfiorano a mala pena il suo braccio. Provo ad attirare la sua attenzione, ma niente, tutto invano, non mi sentono!

<<Si riprenderà, giusto?>> sussurra Emily al dottore. Mi sono già ripreso, guardami!

<<Possiamo solo sperarlo signorina. Vede, il suo ragazzo è entrato in coma perché ha subito  l'arresto cardiaco. Sa meglio di me le sue condizione salutari, ma purtroppo da tre mesi a questa parte non ha preso le giuste medicine e, sfiorando anche di un solo mese, è possibile il peggio, com'è successo>> il dottore si gira verso Emily per poi uscire lentamente dalla stanza. Vedo la mia ragazza mentre si siede accanto al letto e stringe la mano a... me? Il mondo mi cade subito addosso appena riesco a capire. Sono in coma, cazzo! Com'è potuto succedere?

Io mi ricordo a mala pena l'aereo porto, il sorriso dei miei fratelli e quello di Emily. Poi ricordo la presenza di mia madre e il nero.  Mi sento frastornato e confuso, come faccio a vedere e sentire tutto se sto dormendo? Riesco a sentire la dolce voce di Emily sussurrarmi che mi ama e che non mi lascerà mai più.

<<Ehi, io sono qui, non ti abbandonerò ne ora ne mai>> dico cercando di prenderle la mano ma invano. Provo ad asciugarle una lacrima ma essa cade sopra le lenzuola e, prima che un'altra scivoli sulla sua guancia, lei la scaccia via. Mi si spezza il cuore vederla soffrire per me, lei non merita una vita così. Sarebbe stata più felice tra le braccia di un altro, e invece, io con il mio egoismo l'ho trascinata all'inferno.

A lei si avvicina mia madre, Emily la guarda e poi si alza cedendo il posto alla mia generatrice.

<<Figlio mio, rammento benissimo la prima volta che ti ho preso tra le braccia. Eri una piccola palla e ora guardati! Sei un uomo con un'audacia pazzesca, con una voglia di scoprire il mondo  e io non posso essere nient'altro se non orgogliosa di te. Sono stata sempre assente, è vero, ma ti ho voluto bene e te ne vorrò finché io avrò vita>> le esce una lacrima, mia madre che piange. Non riesco a credere a ciò che ho appena sentito, mia madre mi vuole bene ed è orgogliosa di me! Vorrei abbracciarla e stringerla tra le mie braccia, ma l'unica cosa che posso fare e godermi della sua voce che piano piano si affievolisce per poi svanire del tutto.

Il dottore rientra per cambiare la cartella clinica, mio padre gli si avvicina e chiede se è cambiato qualche cosa.

<<Mi spiace, ma la situazione non è migliorata. Stiamo cercando di organizzare per operarlo il prima possibile. La sua scoliosi ha aggravato la posizione del cuore, perciò dovremmo fare un operazione molto pericolosa e attenta. Le faremo sapere>> esce di nuovo e questa volta esce anche Emily in preda alle lacrime. Vorrei seguirla ma non posso, non ci riesco e mi maledico per questo.

La macchina accanto a me aumenta i suoni prima calmi. I bip si fanno più frequenti e la sensazione di non respirare più si presenta di nuovo. Tutte le voci cessano, rimango solo prima che il buio mi prenda cosicché perdo conoscenza. La stanza in cui mi trovo ora è nera, tutto è nero intorno a me, perfino il mio camice. Di solito non sono bianchi?

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