Riflesso

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"E la felicità ed il piacere è sempre futuro, cioè non esistendo, ne potendo esistere realmente, esiste solo nel desiderio del vivente, e nella speranza, o aspettative che segue"

Davanti allo specchio, tutto succede davanti allo specchio.
 Ci guardiamo, ci sistemiamo, ci adoriamo, ci disprezziamo tutto davanti allo specchio. Non importa quanto grande esso sia, lo specchio diventa il nostro migliore amico, anche quando non lo vogliamo perché rivela la verità.
Sono qui, davanti al mio specchio, uno specchio che non volevo, perché mostra tanta verità che nemmeno io riesco a contenere.

Fra un'ora passerà la limousine che mi porterà alla mia prima intervista e firma copie non molto lontano da qui ed io ancora sono qua a parlare col mio riflesso.


Cosa è successo?

 
Perché io?


Cosa sto andando ad affrontare?


Domani sarò ancora qui?


Vale la pena tutto questo?


Se non ci riuscissi, se fallissi?


Altre mille idee vagano nella mia testa, tutte queste domande le rivolgo al mio riflesso, l'unico che saprà dare le risposte.
Non so cosa sia successo, al parco due giorni fa. Quel momento che avevo sognato da tanto tempo sembrò durare due secondi e manco. Al nostro risveglio da quel momento di trans cosa abbiamo fatto? Ci siamo scusati, lei si è alzata e se n'è andata lasciandomi solo. Lasciandoci soli.


Siamo rimasti soli in quella panchina per ore a metabolizzare quella domanda: Perché io? 


Se domani sarò ancora qui è un mistero, non si sa mai le cose della vita un giorno ci sei e l'altro no, tutto quello che avevi pensato svanisce, tutti i sogni irrealizzati e tutte le speranze vanno perse. 
Si, certo che ne vale la pena, cazzo! Sono scappato solo cinque mesi fa e guarda cosa abbiamo fatto, sto per pubblicare la mia prima raccolta di poesie! Non fallirò, per la prima volta ci riuscirò per le cose che amo e che adoro. 

Scrivere e raccontare ciò che nella mia mente frulla.
Il cellulare squilla, è Daniel, mi dice di scendere perché è arrivato con la limousine. Afferro le chiavi di casa e molto velocemente scendo le scale per non ritrovarmi faccia a faccia con lei. 
Butto il fiato che avevo trattenuto una volta messo piede fuori dal portone e con non calanche entro in limousine. L'autista mi fa un cenno che ricambio e poi salgo nell'ultimo sedile dove mi aspetta Daniel.


<<Ma buong->> mi blocco subito vedendo la persona davanti i miei occhi.


<<Buongiorno, Eric>> mi saluta, mentre ancora io sono con un piede dentro e l'altro fuori. 
<<Entri o no?>> dice Daniel chiudendo lo sportello dopo che mi sono seduto.


<<Che ci fa lei qua? Avevamo concordato che non sarebbe venuta!>> sussurro al suo orecchio.
<<Non potete fare questa vita, l'ho fatto apposta>> dice con un sorrisetto sulle labbra, io sbuffo ed incrocio le braccia mentre affondo nel sedile, cercando di non guardarla.
 Come se fosse cosi semplice. Lei seduta davanti a me, con una gonna nera che le arriva alle ginocchia con sopra una maglietta violetta che fa risaltare tutte le sue curve, i capelli raccolti in uno chignon ed il rossetto leggero ma evidente. Come si fa a non guardarla, a non esaminare ogni pezzo della sua pelle, ad odorarne il profumo. 
Tutto diventa più stretto, la limousine, i sedili, i pantaloni, tutto!


Apro il finestrino cercando di respirare senza attirare troppo l'attenzione e sperando che il viaggio duri poco.
Dopo una decina di minuti il conducente ci avvisa che siamo arrivati, Daniel fa scendere prima me, poi Emily ed infine lui stesso.
Ad accoglierci c'è il patrigno di Emily con alcune guardie del corpo, le quali due seguono sempre il Signor Smith e gli altri due noi tre.

<<Perfetto, qui dovrai abbandonare i tuoi amici per un pò, il tempo dell'intervista e il tempo di spiegarti come procederà il tutto>> annuiamo e senza fiatare seguo Smith dentro una stanza blu e bianca.
 Ad aspettarci c'è l'intervistatore con un telecamera spenta, che quando mi siedo si accende.


<<Perfetto, pronto per quest'intervista?>> chiede l'uomo davanti a me con due microfoni mentre me ne passa uno. Io guardo prima Smith che mi fa sì con la testa e rispondo:
<<Iniziamo>> il cameraman inizia il conto alla rovescia per la diretta e quando arriva all'uno l'altra telecamera di accenda, sì c'è ne sono due.


<<Pubblico, oggi siamo qui con il neo-scrittore Giacomo Leopardi aka Eric Dawson, come preferisci che ti chiamiamo?>> 


<<Eric va benissimo>> 


<<Perfetto Eric, allora come ti è venuto in mente di scrivere questa tua raccolta che s'intitola "Rosa"?>> la mia mente elabora la domanda e la spezza in milioni di pezzi per poi trovare la risposta che sembrerebbe quella giusta:


<<"Rosa" è stata sempre nella mia mente, anche quando ero in Italia. Oltre che a studiare come un matto, passavo le mie giornate in giardino e lì c'era una siepe piena di rose, diciamo che è nato tutto da quella siepe>>


<<Come mai hai deciso di lasciare la tua casa e di venire qui in America, se non sbaglio sono solo cinque mesi che sei via di casa e hai solo diciotto anni!>>


<<Si, non sbagli niente- faccio una leggere risata seguito da lui-diciamo che la vita in casa mia è molto difficile, per diciassette anni sono stato afflitto dallo "studio matto e disperato" perciò mi sono ripromesso che raggiunto la maggiore età me ne sarei andato, cosi è stato e non me ne pento>> se non avessi fatto questo non avrei conosciuto lei.


<<Che ragazzo intrepido! "Rosa" è dedicata a qualcuno in particolare?>> 
Ahia! Perché proprio questa domanda? So benissimo che Emily in questo momento mi starà guardando con altre mille persone e passa persone e non so che rispondere.
"Svia la domanda a un'altra domanda!" Le parole di Smith si fanno strada, perciò rispondo con:


<<Tu a chi pensi sia dedicata?>>


<<Ad una ragazza, che domande>> ed ora?
<

<Ho beccato il centro?>>domanda ancora, senza pensare rispondo di sì pentendomi subito.


<<Uh e chi è la fortunata?>> 


<<Queste cose non si possono dire davanti una telecamera>> mi salvo con questa risposta anche se il mio cuore sta battendo troppo velocemente che lo sento quasi uscire dalla gabbia toracica.
<<Hai perfettamente ragione! Passiamo alle domande dei fan che hanno già letto il tuo libro in ebook...>> rispondo almeno a quindici domande ed ora mi ritrovo in sala conferenze con Smith che mi spiega come sarà strutturato il firma copie: firma del libro, foto, se è richiesta, un saluto, mezza chiacchierata e si ricomincia. 


Mi sistemo al mio posto, ovvero su una sedia in un piano rialzato insieme ad un pennarello. Non ho ancora visto ne Emily ne Daniel, ma spero che arrivino presto non riesco a gestire l'ansia in questo momento, anche se ho due omoni ai miei lati. 
Alzo lo sguardo e le prime persone arrivano. 
Come detto, firmo il libro facciamo una foto e rispondo a due domande per poi accoglierne altre due. 
Vado avanti per un'ora o due chi le ha contate? Ne mancano ancora ed il mio respiro si sta facendo sempre più pesante, anche perché le guardie mi stanno troppo addosso.


<<Quanti ne mancano?>> domando ad uno di loro.


<<Penso una ventina>> okay, posso tenere. 
Sento i battiti aumentare e gli occhi non distinguono le figure nemmeno questa volta, ma mentre ho messo le lentine ed o seguito i consigli del medico.
Faccio dei respiri profondi nel mentre che ne vengano altri e mi riprendo.
Il respiro si stabilizza ma i battiti aumentano. 


<<Questi sono gli ultimi due>> 


<<Buon pomeriggio o buona sera?>> dico ai due cercando di controllarmi il più possibile. Loro mi salutano, chiedono l'autografo che faccio un pò tremolante ed una foto per poi rispondere sempre ad altre domande.


<<Stai bene?>> dice il ragazzo dopo avermi guardato per un po'.


<<Si, sto bene>> faccio un sorriso per poi ringraziarli di essere venuti e finalmente mi alzo mettendomi di fronte la finestra cercando di respirare. 
Quello che vedo è il mio riflesso che si mischia con la pioggia di Seattle. Sussurro:

<<Perché a me? Perché a noi?>> poi  rivolgo lo sguardo ad Emily e Daniel e dopo il buio. L'ultima cosa che riesco a dire è: 
<<Non portatemi in ospedale, mi riprenderò>>

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