"La solitudine è come una lente d'ingrandimento: se sei solo e stai bene, stai benissimo, se sei solo e stai male, allora stai malissimo"
Il tempo si è fermato nell'istante in cui lui ha chiuso gli occhi.
Velocemente io e Daniel portiamo Eric a casa sua con l'aiuto di una guardia del corpo che insiste per chiamare l'ospedale.
Io ripeto sempre di no, che si riprenderà, è questione di minuti o di ore.
Gli levo le scarpe e gli appoggio una coperta sul suo corpo minuto.
Daniel resta con me fino a quando lo chiamano a lavoro, in realtà dovrei andarci anch'io ma in questo momento la mia priorità è un'altra.
Preparo la cena per due, sperando in un suo risveglio. Ad ogni sua mossa, ad ogni suo respiro più pesante il mio cuore fa un salto per poi ritornare al suo posto.L'ora di cena passa velocemente lasciando spazio alla notte, sono esattamente le 23:58 ed ancora io sono qui sdraiata accanto a lui.
Mi avvicino al suo orecchio ed inizio a sussurrare per poi sentire i miei occhi farsi piano piano più pesanti e il mio corpo si accuccia al suo.Il buio lascia spazio alla luce, anche se i miei occhi fanno fatica a riconoscere tutto ciò che c'è intorno a me, ma quando prendo coscienza cerco subito di alzarmi sentendo un enorme dolore al petto che mi fa stendere ancora una volta.
Allungo la mano per prendere il cellulare e controllare l'orario.
Sono le 14:00 del 17 novembre.Aspetta!
Sono passati due giorni, ho dormito per due giorni? Mi faccio coraggio e con tutte le forze che ho in corpo riesco ad alzarmi e ad andare in cucina per poter fare colazione o pranzo?
Arrivato in cucina vedo almeno tre piatti diversi, e altri piatti sporchi nel lavandino sembrano usati di recenti.
Decido di prendere quello che si addice di più ad una colazione o ad un pranzo ovvero delle omelette.
Dopo aver ripreso un po' di forze vado in bagno per soddisfare i miei bisogni o almeno ci provo.
Alzo lo sguardo verso il lavandino e trovo degli oggetti che sicuramente non sono i miei, cioè degli ombretti con uno strano pennello.
Esco dal bagno e mi metto nella scrivania controllando le email ricevute negli ultimi due giorni e la maggior parte sono del Signor Smith per quanto riguarda la mia salute e i prossimi firma copie.
Rispondo che sto bene e sono stati solo dei cali di pressione e che riprenderò presto con i firma copie, anche domani se servisse.Chiudo il computer ed inizio a camminare per tutta la stanza cercando di ricordare qualsiasi particolare che mi è successo prima e durante i due giorni di assenza, ma gli unici ricordi che ho sono i firma-copie ed il buio.
Ad un certo punto la porta si apre rivelando Emily con una busta della spesa presa nel chiudere la porta. Quando si gira la busta cade a terra e le sue braccia si ritrovano intorno al mio collo.<<Oddio, quando? Quando ti sei svegliato?>> dice ancora attaccata a me. La cosa non mi dispiace per niente.
<<Tipo quindici minuti fa>> faccio un leggero sorriso quando sento ancora il suo battito battere insieme al mio ed in quel momento ricordo un particolare, un discorso sussurrato proprio da lei, non ci faccio tanto caso e continuo ad abbracciarla.
<<Come stai? Ti fa male qualcosa? Andiamo dal medico?>> faccio un leggero brontolio quando si stacca da me per sedersi sul letto e farmi queste domande.
<<Un po' dolorante ma sto bene, no, non c'è bisogno del medico sto bene dammi un po' di tempo e mi rimetterò in sesto!>> le faccio un occhiolino e poi prendo un jeans ed un maglione per farmi una doccia veloce lasciandola ancora in preda allo stupore.
<<Sto entrando in doccia, anche perché non la faccio da tre giorni>> mi metto a ridere chiudendomi in bagno.
Non faccio altro che pensare a quali parole potesse avermi detto Emily, ma è il vuoto che si fa spazio nella mia mente.
Esco ancora più confuso di prima, mi vesto velocemente accorgendomi però che il maglione che ho preso è sporco, raggiungo Emily appollaiata nel divano mentre vede un reality show e senza farmi sentire prendo dall'armadio un maglione pulito, quando sto per ritornare in bagno incrocio Emily che non fa altro che fissarmi.<<Lascia che finisco di vestirmi e andiamo a fare due passi?>> propongo ancora a petto nudo mentre Emily non pronuncia parola.
<<Si, ecco, si t-ti aspetto di là>> fa dietro marcia e ritorno sul divano mentre io velocemente indosso il mio maglione.
<<Eccomi>> prendiamo le cose che servono, chiudo la casa e iniziamo a camminare.
Tutto ciò che mi circonda non mi fa altro che pensare a cosa mi abbia potuto dire quella notte.
Lei non migliora le cose standomi vicina e parlando di qualunque cosa le passa per la testa.<<Allora non ti ricordi proprio niente di ciò che è successo?>> domanda mentre ci sediamo ancora una volta in quella panchina piena di ricordi belli e brutti.
<<No, a parte il firma copie, il buio>> sento un suo sussurro che dice: "Grazie a Dio" ed in quel momento tutto il suo discorso mi torna in mente:
<<Ehi, sono esattamente 24 ore che non parli con me e 6 che non interagisci con nessuno. Che ti è successo? Spiegami! Io non voglio perderti, non posso perderti! Da quando ci siamo dati quel bacio non posso smettere di pensarti, ti penso, ti penso ogni sera prima di addormentarmi e guardo il telefono in cerca di te. Guardo il tuo nome in rubrica e aspetto, sperando in un qualsiasi tuo messaggio mentre tu sai che io non sono quel tipo di persona che rincorre gli altri, ma credimi che so restare, se solo tu volessi. Dammi un qualsiasi segno ed io resto, resto e resterò per sempre. Lo sappiamo che il nostro rapporto è un rebus avvolto da enigmi che nemmeno Sherlock Holmes può dare spiegazione. Quando è accaduto il fatto con Caleb io volevo solo dimenticare il passato, farmi una nuova vita, proteggere il mio cuore. Poi sei arrivato tu, con le tue strane poesie, il tuo modo di fare e i tuoi mille difetti che ti differenziano da tutti gli altri. Dio, o qualsiasi entità che sta al di sopra di noi, ti supplico fa qualcosa perché io non posso perderlo, non ora>>.
Senza pensarci due volte, prendo il suo viso e faccio combaciare le nostre labbra facendo cosi zittire la ragazza in questione. Mi è mancata, mi è mancato tutto di lei: le sue labbra, i suoi fianchi, i suoi capelli, il suo profumo e lei. Nessuno vuole staccarsi per prima perché lasceremmo i fatti alle parole e sappiamo tutte e due che finirebbe male, ma quando succede le dico:
<<Anch'io aspetto in un tuo messaggio la notte, anch'io non smetto di pensarti ogni secondo della mia miserabile vita ed ho sempre sognato, dal giorno che ti ho conosciuta in aereo, di averti. Sei una donna spettacolare che merita il meglio dalla vita, lascia che questo povero uomo possa darti il meglio che ti meriti>>
<<Come hai potuto ascoltare ciò che ti ho detto? Stavi dormendo!>>
<<A quanto pare la mia memoria è più forte di quanto tu creda>> alzo le spalle per poi stringerle la mano destra.
<<Allora non hai niente da dire?>> dico restando un po' deluso da ciò che mi aspetterà.
<<Sei incredibile, Giacomo Leopardi da ora potrai dire in giro che hai una ragazza>>
<<Ah si, e chi è, la conosco?>> alzo la mano in fronte facendo il gesto di cercare qualcuno mentre la sue risata riecheggia nella mia mente. Dopo ci alziamo insieme per tornare a casa parlando ancora di tutto ciò che ci passa per la mente.
Appena arriviamo a casa le nostre bocche si cercano ancora una volta lasciando spazio anche alla passione che mano a mano prende il sopravvento trascinandosi al letto, privi di ogni indumento che ora è per terra.
L'anima ed il corpo adesso sono unite, insieme, in un legame che nessuno più potrà spezzare.
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Il Giovane Favoloso.
RomanceOggi voglio raccontarvi una storia diversa. Quasi tutti noi almeno una volta abbiamo sentito parlare di Giacomo Leopardi. Sarà proprio lui il protagonista di questa storia. Vedrete un Giacomo Leopardi impegnato alla scoperta della vita nella Seattl...