Non sono pronto

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"Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessun altro"

L'aria tutto ad un tratto diventa sempre più pesante ed il mio respiro segue l'aria dentro la stanza.

Fisso la busta, ancora chiusa, e mi chiedo mentalmente cosa contenga di cosi tanto preoccupante al suo interno per farmi stare cosi male, solamente osservandola. Faccio un respiro profondo e al primo strappo della lettera sento che un pezzo di cuore si strappa con essa.

Apro del tutto la busta e, con mani ancora tremanti, fuoriesco la lettera e, dopo alcuni incoraggiamenti di Emily, inizio a leggerla:

"Nostro caro fratello,

Condividiamo cosi tanti ricordi: la nostra educazione, i nostri genitori, i giorni della nostra vita. Tu sarai per sempre accanto a noi, anche a chilometri di distanza.

E' questa la notizia che cerchiamo di scriverti da minuti, infatti se guardassi il cestino potresti trovare molta carta stropicciata. Cerchiamo di focalizzarci sul punto. Quando tu hai lasciato l'abitazione, seguito da Emily, cinque minuti dopo la porta si è aperta.

Noi pensavamo fossi tu, perciò siamo venuti subito incontro allo scricchiolio della porta, ed è stato proprio quello che ci ha fregato. Cercava te, e non ti ha trovato. In questo momento saremo in viaggio per l'Inferno. Ci dispiace, tantissimo, ma hai la tua opportunità di goderti ancora la tua vita e non ti devi preoccupare di noi.

Grazie per esserci sempre stato, non importa quale distanza ci separasse. Quei due giorni a Seattle sono stati i più belli della nostra vita e speriamo di riviverli un domani.

Un fratello riesce a farti sentire sempre ancorato alla vita.

Dovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia, in qualche modo noi riusciremo sempre a saperlo e sempre ti sosteremo. Fratelli e sorelle condividono gli sforzi iniziali, anche se conoscono conflitti ed errori. Si incitano a vicenda. Si rallegrano per le vittorie e si incoraggiano nei giorni più bui.

I fratelli ti capiscono quando sei veramente ammalato o infelice e fanno di tutto per tirarti su il morale. Su quest'ultimo punto, ci dispiace un sacco, forse non volevi che noi lo sapessimo, ma siamo la tua famiglia e ti potrai sempre fidare di noi. Perciò, ti chiediamo di farci sapere al più presto tue notizie.

I fratelli ci sono sempre quando ne hai bisogno e ti fanno sentire importante quando hanno bisogno di te.

Siamo fieri e fortunati di averti nella nostra vita.

Ti vogliamo bene,

Carlo e Paolina"

In un millesimo di secondo il mio mondo è caduto, il mio cuore si è frantumato e la mia testa non ragiona più.

Come ha potuto? Perché loro? Perché non io? La rabbia che avevo repressa viene subito fuori, lascio la lettera sul letto e tutto ciò che c'è nella stanza si trova frantumato a terra. Il vaso che mi ha regalato Stella e le lampade giacciono a terra. La mensola con tutti i souvenir vengono scagliati sul pavimento e della rosa resta solo lo stelo pieno di spine.

All'ennesima cosa rotta, Emily avanza verso di me, prendendomi ambo i bracci e facendomi risedere sul letto. Mi dice di respirare insieme a lei, cerco di seguirla ma la lettera, e tutto ciò che c'è scritto, non mi lascia nemmeno un attimo.

Mi alzo di nuovo dirigendomi verso il salotto, pronto a spaccare qualsiasi altra cosa che mi ritrovo davanti. Prima di tirare dritto, però, mi fermo in bagno, apro lo sportello del mobile e getto a terra tutti i medicinali che ho. Chiudo nuovamente lo sportello a specchio ed il mio riflesso appare, scompare subito perché si ritrova di nuovo in mille pezzi. Tanti flashback si fanno avanti nella mia testa, ma ancora la lettera non se ne va.

Emily mi raggiunge, caccia un urlo e dopo corre verso di me, un uomo, o quello che ne rimane di lui, disteso per terra, pieno di sangue e lacrime. Cerca di tirarmi su per poi farmi sedere sul water. Raccoglie tutte le medicine a terra, prende le bende, il disinfettante e viene verso di me.

Lentamente mi prende le mani ed il suo tocco freddo, sopra le mie mani calde, mi fa sobbalzare. La fisso mentre cerca di medicare le ferite più gravi. Mi mette delicatamente una benda e dopo mi lascia da solo in bagno. Non riesco a credere che tutto questo sia solamente colpa mia, del mio orgoglio e del mio egoismo.

Se la rabbia non mi avesse accecato io sarei ancora con i miei fratelli, qui a Seattle oppure su quell'aereo.


Se io non fossi partito, avrei sofferto solo io e non i miei fratelli, loro meritano molto di più! Non sono ancora pronto a dire addio a tutto ciò che potevamo costruire come famiglia.
Mi alzo da terra, avanzo verso il lavandino e, senza bagnare le fasciature fatte con cura da Emily, mi sciacquo il volto. Nello specchio rotto vedo solo una parte di me, quella che se n'è andata non ritornerà più, un po' come l'oggetto che sto guardando ora.
Anche se provassimo ad aggiustare lo specchio non sarebbe lo stesso, avrebbe tante crepe e non rifletterebbe bene l'immagine di chi lo guardo. Questo sono io, uno specchio rotto che non si può riparare, ma sostituire. La parte, invece, che riflette la mia immagine è quella che sto imparando a migliorare, è rimasta ancora lì perciò cercherò di portare avanti quel poco che ne è rimasto di me.
Raggiungo Emily in salotto, anche lei in lacrime.

<<Ehi!>> le poggio una mano sulla spalla, la sento sussultare al mio tocco.

<<Ehi...>> dice di rimando.
Mi siedo accanto a lei per poi metterle un braccio attorno alle sue spalle e tirarla a me.


<<Mi dispiace>> sussurro.

<<Anche a me>> sussurra.
Nessuno osa dire di più oltre queste cinque parole, perciò il silenzio cala su tutta la casa. Mi ero abituato già alla presenza dei miei fratelli, e mi mancano terribilmente.
Il mio stomaco brontola ricordandomi che non ho fatto colazione, ed il suono arriva alle orecchie di Emily che si alza e va in cucina.
Esce dalla cucina con un piatto, sono le frittelle di mia sorella.

<<Tua sorella mi ha dato la ricetta ed ho ultimato ciò che lei aveva iniziato>> appoggia il piatto sul tavolino del salotto e mi porge una forchetta e un coltello che prendo molto volentieri.
<<Grazie>>.

<<E di che?>>.

<<Per tutto, Emily. Per capirmi sempre, per esserci anche in momenti come questi, per tirarmi su il morale, per esistere>> dando l'ultimo morso alla prima frittella mi avvicino di più a lei.
Le sue mani sfiorano il mio collo mentre le sue labbra si uniscono alle mie.

<<Sai di panna e cioccolato>> mi dice leccandosi le labbra. Io scoppio a ridere e continuo a mangiare pensando.
Penso a Paolina, una ragazza che vuole solo amore che non potrà mai ricevere se rinchiusa là dentro.
Penso a mio fratello, un ragazzo pieno di cultura che ne sa una più del Diavolo. Loro non meritano questo.
Emily si alza per prendere il suo bracciale che ha lasciato in camera da letto e dopo una lunga riflessione la raggiungo e comincio a dire:

<<Parto per Recanati>> affermo con decisione, anche se la mia voce rivela tutt'altro. Emily mi guarda incredula e spaventata ma non per ciò che ho detto, bensì per il foglio di carta che tiene in mano.

<<Mi sa che non partirai...>> mi porge un'altra lettera che, caduta sotto il letto, si era nascosta, sopraffatta anche dal disordine che avevo creato.

"Caro fratello, se nostro padre vede questo bigliettino siamo, come dice il tuo amico, fottuti. Papà non partirà con noi, ma resterà a Seattle per te. Vai a nasconderti, ti avviseremo, se potremmo, quando ritornerà a Recanati"

<<Cari fratelli, stavolta non vi darò ascolto. Starò in questa casa notte e giorno aspettando lentamente la mia fine>>

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