CAPITOLO 35.

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(A.N. Avviso importante a fine capitolo.)

I miei passi non suonano solitari nel bagliore notturno.

Scarpe da ginnastica a contatto con l'asfalto, non sono l'unico rumore presente.

Un altro fruscio.

Il sangue mi si gela nelle vene, al solo pensiero di una figura incappucciata avanzare verso di me.

Eppure, nella penombra di questa sera è visibile solo la mia ombra, che si staglia impacciata e impaurita, sul muro della villa difronte cui mi sono fermata.

Mi guardo intorno, convinta che se i miei passi sarebbero cessati, avrei potuto sentire meglio ciò che mi circonda.

Un altro rumore si fa spazio nel silenzio notturno.

Sussulto sul posto.

Perché sono ferma?

Inizio nuovamente a camminare, riprendendo le mie orme.

Delle nuvolette di fumo mi contornano il viso, quasi a volerlo proteggere dal freddo gelido che mi lambisce la pelle, ogni volta che esalo un respiro più irregolare del precedente.

Mi accordo di star correndo e so che chiunque, in precedenza, mi stesse dietro, mi stia seguendo.

"Cosa vuoi da me?" Sussurro, mentre i miei piedi non cessano di cercare una via di fuga nella corsa, quasi avessero vita propria.

Un ringhio mi spinge ad aumentare la velocità dei passi che compio. Ormai il mio rantolo risuona per l'aria umida e fredda e il dolore allucinante ai polpacci non smette di infestarmi.

Passo davanti diversi vicoli bui. Nella mia mente balena l'idea di nascondermi lì, per scampare a chiunque sia alle mie spalle. Ma so che devo arrivare a casa per sentirmi veramente al sicuro.

Un altro ringhio, più forte, più feroce, mi fa bloccare sui miei passi.

Mi rendo realmente conto di ciò che ho sentito, solo ora.

Mi giro lentamente, trovandomi davanti ciò che non avrei neanche lontanamente potuto immaginare.

Un cane.

Una bestia quasi più alta di me, grossa e simile ad un PitBull completamente nero, a tratti non distinguibile a causa del buio che si staglia tra noi.

Mi schiarisco la gola secca.

Alzo una mano, cercando di fare i movimenti più delicati possibili.

Il mio gesto è susseguito da un ulteriore ringhio, più glaciale, il quale fa intravedere le borchie argentate appese al collare che indossa. Dalla presenza di quest'ultimo e la sua stazza, deduco sia un cane abbastanza curato. E ciò vuol dire che ha un padrone.

Ma non riuscirei neanche ad avvicinarlo a me. D'altronde i cani imparano da chi li educa. E se lui mi vuole attaccare, che farà il suo padrone?

Mi allontano lentamente, ma a lui non pare andar bene.

Mi guardo intorno, in cerca di qualcosa che possa anche solo distrarlo.

Casa è ad un paio d'isolati da qui e se riesco a trovare qualcosa che possa distogliere la sua attenzione da me, potrei correre sino a lì.

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