A volte capitava di sentirsi spaesati in luoghi sconosciuti. Sentirsi fuori dal mondo e cercare di definire i suoni che giungevano alle proprie orecchie ovattati. Il modo in cui, appena entrata in quella casa, mi ero sentita mancare l'aria, era una sensazione mai provata prima. Non capivo il perché, forse per il volume della musica talmente alto da far fischiare i miei timpani, la massa di corpi grondanti di sudore che si muovevano a tempo, strusciandosi gli uni contro altri, o forse per i ragazzi ubriachi che rischiavano di urtarti e versarti addosso la propria bibita, mentre ridevano come se gli avessero appena detto la barzelletta più divertente mai raccontata loro. Chiudere gli occhi e sperare che quel momento sarebbe passato, sì, forse avrebbe funzionato. Ma io non ci ero mai riuscita, venivo avvolta dal panico, riuscendo solo a respirare affannosamente, riempire l'aria di polmoni, concentrandomi unicamente su quest'azione. Quello era sempre stato il mio unico pensiero, cercare di rimanere a galla, in modo da non affogare. Eppure, l'ancora che mi accompagnava dalla maggior parte della mia vita, tanto da saper distinguere le mie debolezze, era più forte di me. Perché era così che funzionava. Le persone non ci pensavano due volte a pugnalarci, affondare le loro lame talmente velenose e taglienti da arrestare i nostri battiti cardiaci, poi quest'ultimo riprendeva a pulsare insistentemente, e loro venivano scossi da delle risa talmente malefiche e gutturali che i brividi lasciavano i segni del loro passaggio sulla nostra pelle e, noi, vittime di un tradimento necessario, potevamo solamente redimerci di aver esposto le nostre debolezze. La realtà era che, celare le emozioni e gli avvenimenti del nostro passato, non avrebbe condotto a niente se non dolore, sentirsi traboccanti di qualcosa che non si poteva controllare e da cui non si poteva fuggire. Ma esporsi significava affidare il controllo delle proprie azioni passate a qualcuno, di cui l'identità ci era talmente familiare da poterlo fare. Quell'ancora conviveva con me da troppo tempo, era più forte e io non pensavo che sarei mai riuscita a liberarmene, slegarmi da ciò che mi tenevano legata ad essa, per poter risalire in superficie e respirare a pieni polmoni, inspirare tutta l'aria che mi era stata negata in quegli anni passati a combattere nel suo fondo nero, talmente scuro da poter esser definito il nulla.
Quella sera eravamo arrivati in orario, sorprendendo me stessa su cosa si provasse ad essere precisi.
Raggiungemmo l'angolo della cucina, dove un bancone sosteneva diverse bottiglie contenenti liquidi differenti gli uni dagli altri. Un ragazzo inciampò su uno sgabello dietro il marmo duro. Rise, nonostante avesse rischiato di sbattere la faccia, e riempì di nuovo in suo bicchiere, che traboccava già, inducendo il liquido a colare sul parquet di legno chiaro. Non cessò però di fare ciò che già era intento a fare prima, ansi, le sue risa aumentarono mentre si allontanava sporco di quella che pensai fosse vodka alla pesca.
"Dio, neanche è iniziata la festa già sono tutti ubriachi." Sospirai.
"L'altra volta, un ragazzo più di qua che di là, era stato obbligato a strusciarsi su una porta, evito i dettagli. Vi basti sapere che aveva iniziato ad urlare cose poco virili sul suo conto, dando a vedere quanto effettivamente fosse sbronzo fino all'osso. Un orrore. Ho avuto gli incubi per una settimana." Owen chiuse gli occhi per qualche secondo, cercando di scacciare le immagini che a quanto pare ancora lo tormentavano. Non riuscii a trattenere una smorfia di orrore.
"Ma come fanno? Insomma, non si rendono conto di quando arrivano al limite?" Sidney corrucciò la fronte, unendo così le sopracciglia in un'espressione perplessa.
"Molti lo fanno perché vogliono dimenticare qualcosa, o vogliono e basta." Scrollò le spalle.
"Mi avete fatto venire voglia di bere. Andiamo a prendere qualcosa?" Steven avanzò verso il bancone, senza aspettare un consenso da parte nostra. Seguii il ragazzo tra le poche persone che ci separavano dal luogo che attirava la nostra attenzione prima.
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Hidden Secrets.
FanfictionLa vita è imprevedibile. Non si può decidere ne sapere in alcun modo come si svolgerà, chi ti starà accanto e quando avverrà la tua fine. Andare nel futuro è un sogno di molti e una realtà di pochi. Gli attori recitano bene la propria parte quando...